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L'analisi tattica di Juventus-Roma: una bella partita persa per un cross

Oltre Orsato, la lezione dello Stadium: i difensori concentrati fanno la differenza. E quando ci si avvicina all’area serve più concretezza

L'occasione da gol per Viña negata da Chiellini (As Roma via Getty Images)

L'occasione da gol per Viña negata da Chiellini (As Roma via Getty Images)

19 Ottobre 2021 - 12:45

Se è vero che la Roma di Mourinho ha lasciato un'ottima impressione a Torino (e i tre punti), è altrettanto vero che la vittoria juventina porti tatticamente il marchio di fabbrica di Massimiliano Allegri. Ricorderete le sue intemerate tattiche contro chiunque volesse mettere in dubbio il suo credo: «Per vincere le partite serve una buona difesa e qualcuno davanti che le risolva». La Juventus che ha battuto la Roma domenica sera all'Allianz ha sfruttato soprattutto due fattori (ok, tre, ma non è questa la sede per parlare delle prodezze di Orsato): Chiellini e il cross di De Sciglio. Segno dei tempi, forse: una volta queste partite le risolvevano Ronaldo, o Dybala, o Tevez, o Higuain. Domenica è bastato un cross ben fatto, il cross migliore della partita, sfruttato con una carambola di testa tra Bentancur e Keane, e la Juve ha vinto, non meritando, peraltro. Sembra un dettaglio, una stupidaggine, un'inezia. Ma è stato l'elemento decisivo. Non la carambola, ma il cross. "Quel" cross. Un cross tagliato forte, a scendere da sinistra di destro verso il vertice opposto dell'area piccola del portiere, abbastanza alto da scavalcare la linea difensiva, ma non tanto da scavalcare anche gli attaccanti, e abbastanza profondo da impedire al portiere di poterlo intercettare, e con le rotazioni giuste a garantire massima elasticità sul rimbalzo della deviazione sottoporta. E stiamo parlando di De Sciglio, terza scelta di sinistra della Juventus, a proposito di organici. Quando domenica sera gli abbiamo chiesto dei pochi cambi effettuati (appena due), Mourinho ci ha regalato uno sguardo in cerca di complicità: «In difesa avevo Karsdorp acciaccato e come alternative avevo solo Kumbulla, Reynolds e Calafiori...». Ci si attendeva che finisse la frase, e invece l'ha lasciata appesa nel vuoto. A ognuno la sua interpretazione. Di sicuro, il suo giudizio sui tre in questo momento non è lusinghiero, almeno quanto a prontezza nell'immediato.

La qualità delle giocate

Parlando di qualità, si può mettere a confronto l'azione del gol della Juventus (prescindendo dal controllo di mano di Cuadrado) - con il perfetto cambio di gioco del colombiano, lo scaglionamento giallorosso un po' troppo raccolto sul lancio, la postura non ideale di Zaniolo in marcatura su De Sciglio (se è destro, molto meglio mandarlo verso il fondo col sinistro piuttosto che favorire il rientro interno), il cross già descritto del terzino, e la carambola del gol - con la disastrosa gestione del palleggio basso alla radice di un'occasione per la Juventus (tiro di Bernardeschi di poco fuori). Nei tre errori consecutivi in disimpegno (di Viña uno e di Ibañez gli altri) c'è quel residuo di approssimazione, di fretta e forse di non elevatissima proprietà tecnica che in certe sfide rischi di pagare. Ovviamente è solo un esempio e non vale in assoluto sul valore dei giocatori: chiunque, a qualsiasi livello, può sbagliare un passaggio. Ma di sicuro la qualità in certe partite è un fattore decisivo.

Il master Chiellini

A proposito di qualità, non si può non rimanere ammirati dalle prestazioni individuali di giocatori come Bonucci e, in particolare, Chiellini. L'interpretazione del livornese in questo tipo di partite è eccezionale, se rapportata alla percentuale di errori dei suoi colleghi di serie A, ma per lui è prassi. Meriterebbe di essere seguito da una telecamera personalizzata se si volesse allegare, a un qualsiasi corso tattico sul ruolo del difensore, del materiale televisivo di indubbia efficacia. La sua capacità di lasciare una marcatura per raddoppiare un compagno in difficoltà valutando perfettamente il grado di pericolo di una situazione e dell'altra, la sua attenzione nel rompere la linea per accorciare su un avversario o di restare compatto nel reparto, la sua tempistica nelle risalite e nelle scappate, la sua scelta di tempo nell'attacco agli avversari nell'uno contro uno, le sue qualità acrobatiche nei duelli aerei ne fanno il difensore più forte d'Italia, probabilmente uno dei migliori al mondo. Se si fosse trovato lui al posto di Ibañez in occasione del cross di De Sciglio poi impattato da Bentancur e Kean, ad esempio, avrebbe di sicuro fatto prima quel mezzo passo verso l'avversario utile a non farsi scavalcare dal pallone.

Meglio la Roma

Tatticamente parlando, invece, non si può certo rimproverare niente alla Roma né a Mourinho. La squadra giallorossa si è espressa su buoni livelli di personalità, annullando proprio in virtù della sua aggressività offensiva le differenze tecniche di cui abbiamo già parlato. Difficile immaginare che una di queste due squadre possa realmente concorrere per lo scudetto quest'anno, perché poi per vincere tutte le partite che servono per conquistare un titolo non bastano la buona difesa di Chiellini o un bel cross di De Sciglio, e dei limiti della Roma ne parla già abbastanza il portoghese, ma sono due squadre capaci di andare oltre i limiti dei giocatori che ne fanno parte grazie soprattutto all'autorevolezza e all'esperienza dei tecnici che le guidano. A voler vedere il pelo nell'uovo, si potrebbe ritenere che la Roma debba aumentare la velocità della trasmissione del pallone nel giro palla, e l'aggressività dei suoi esterni: tanto per fare un esempio legato alla partita di domenica, quando entrano in possesso palla Bernardeschi, Cuadrado, Chiesa o Kean, sono sempre portati a puntare l'uomo cambiando il passo, cosa che nella Roma fa con costanza solo Zaniolo, purtroppo fermato a Torino da quel fastidio al ginocchio operato. Mkhitaryan resta un elemento di spessore della squadra giallorossa, ma indubbiamente ha perso un po' di freschezza agonistica soprattutto nei secondi tempi, Pellegrini ha un altro ruolo, El Shaarawy ci prova con alterne fortune e in panchina non ci sono elementi dirompenti. Spesso si ha pure l'impressione che Abraham suggerisca linee di passaggio che i suoi compagni difficilmente colgono e anche su questo si dovrebbe lavorare.

Quanto alla prestazione difensiva, Mancini e Ibañez confermano di essere una coppia forte e di grandi potenzialità, ma non ancora affidabile al cento per cento per gli alti standard di rendimento richiesti. Per migliorare bisogna lavorare, Mourinho al riguardo è la più rassicurante garanzia. Resta il fatto che a Torino la Roma meritava la vittoria, le sarebbe stato stretto il pareggio, figuriamoci tornare a bocca asciutta. Con il Napoli domenica altro confronto spettacolare. Prima dell'intermezzo nel gelo di Bodo.

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