Storie infinite

Gli ultras dell'Udinese: orgoglio friulano

Legati all’intero territorio anche più che alla città, arrivano da tutta la regione. Con i romanisti esiste una solida amicizia, fortificata negli anni da attestati di stima e solidarietà

PUBBLICATO DA Fabrizio Pastore
09 Novembre 2025 - 07:00

Effetto terra. È l’imperativo sul quale verte l’essere ultras a Udine. Il territorio inteso in senso lato prima di ogni cosa, perfino della città stessa. Il Friuli sopra qualsiasi altra entità. E l’Udinese come diretta espressione di un sentimento di appartenenza che non può essere derogato per alcuna ragione. Analogamente al Barcellona per la Catalogna, la squadra rappresenta il legame ancestrale e diretto con la propria identità, storica e culturale. Entrambe sono terre di confine: lì politico, qui geografico. Entrambe traggono forza dal loro spirito comunitario. Con premesse simili, non stupisce quanto accaduto in seguito alla cessione dei naming rights dello stadio dopo la ristrutturazione del triennio 2013-2016. Al termine dei lavori la denominazione dell’impianto è stata ceduta alla Dacia, in ossequio a logiche commerciali facilmente intuibili, decisione diventata però oggetto di contestazioni. Da parte della tifoseria, certo. Ma anche del Comune, che ha intentato ricorso contro l’esposizione eccessiva delle insegne della casa automobilistica che sponsorizzava lo stadio prima dell’attuale Bluenergy.

Nonostante le sentenze favorevoli dei tribunali, per le partite dell’Udinese l’intestazione resta quella del marchio che permette al club di monetizzare, per tutti gli altri eventi torna invece quella originaria. La costruzione dell’impianto del capoluogo risale al 1976, anno del terribile sisma: la dedica al Friuli ne è diretta conseguenza. La protesta plurima messa in atto per fare in modo di non cancellarla costituisce una comprensibile rivendicazione sociale. Anche l’universo dei gruppi presenti in Curva fin dagli albori del tifo organizzato rispecchia perfettamente questa matrice. Fin dal nome di alcuni, a partire dai “Friulani al seguito”. Tutti sono formati da ragazzi provenienti dalle zone più disparate della regione. Se le storiche architravi bianconere dei Black and White Superstars e degli Hooligans Teddy Boys sono diretta emanazione della città, i Nord Kaos – la costola più importante e longeva di questi ultimi, in attività dal 1989 al 2006 – aggregano soprattutto ragazzi della zona collinare e montana dell’Alto Friuli. A conferma della portata extraudinese del fenomeno, completano il quadro gli Ultras, che attingono forze da Pordenone e provincia; e la Brigata Ultrà (affiancata agli HTB nel decennio ‘86/’96), formata da giovani della bassa friulana, da Gradisca a Monfalcone, ovvero la parte goriziana non direttamente riconducibile alla Venezia Giulia. Ed è proprio la zona triestina ad essere esclusa dal computo. «È altro da noi, semplicemente», ammettono loro. Tanto che proprio con la tifoseria alabardata si registra la rivalità più sentita. Una sorta di derby. Ma guai a chiamarlo regionale. Tanto più che i nemici storici sono dispersi nelle categorie minori e le occasioni di incontri si sono parecchio diradate negli ultimi anni. Allora resta la reciproca atavica antipatia con i veronesi, oltre a quelle più recenti nei confronti di napoletani e juventini. Con questi ultimi, ulteriormente acuita dal fastidio di diversi conterranei che propendono per lo “straniero” in salsa sabauda. Uno sgarbo insopportabile per chi ha costruito il proprio tifo su una forma tanto viscerale di identità. Con i campani invece l’acrimonia è cresciuta negli ultimi anni, fino a sfociare in diversi episodi di scontri, compresi quelli sul terreno di gioco scatenati dall’invasione di campo dei sostenitori azzurri alla fine del match che è valso il terzo titolo tricolore.

Le amicizie storiche degli udinesi sono invece con le tifoserie di Vicenza, Genoa, Salisburgo e Arezzo. Un capitolo a parte merita però il rapporto che lega gli ultras friulani ad alcuni gruppi della Curva Sud romanista, nato negli Anni 90 e alimentato nel tempo praticamente e metaforicamente, a base di abbondanti cene e ottimi rapporti interpersonali. Perfino qualche coppia è nata dalle interazioni fra le due tifoserie. E nonostante l’influenza molto relativa dei risultati di campo sulle dinamiche ultras, probabilmente un episodio relativo a uno scontro diretto fra le due squadre ha contribuito ad accrescere la reciproca simpatia. Ultima giornata del campionato 1992-93; all’Olimpico la Roma riceve un’Udinese con l’acqua alla gola, che si gioca la salvezza con Fiorentina e Brescia. La gara finisce 1-1 per effetto del pareggio nel finale dell’ex Desideri, ma pochi minuti prima Carnevale fallisce il raddoppio a porta praticamente vuota, con lo stadio non esattamente dispiaciuto per gli effetti sui rivali viola, che proprio in seguito a quel risultato retrocedono (da quel momento ogni sfida con i toscani viene accompagnata dal coro «Ve saluta Carnevale»). I friulani conquistano invece l’accesso allo spareggio, che culminerà con la permanenza in A. Lo stesso striscione dei Fedayn ha spesso campeggiato nel settore udinese. E gli attestati di stima e solidarietà nei confronti dei romanisti non sono mai mancati da quelle parti, anche ultimamente. A testimonianza che non tutto il bianconero vien per nuocere. Se coltivato nelle giuste terre.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

CONSIGLIATI