Punto e virgola

La volpe e Roma: Gasperini, non si fidi di chi le dice male del bene

Benvenuto caro Gian Piero e si fidi: non dia retta a chi le continua a dire che Roma è un brutto posto per fare calcio. Loro a Roma non ci sono arrivati, oppure sono stati mandati via

(GETTY IMAGES)

PUBBLICATO DA Daniele Lo Monaco
18 Giugno 2025 - 06:30

Benvenuto caro Gian Piero e si fidi, per una volta, di un semplice scribacchino (chi le scrive non potrebbe mai esserle amico, non sarebbe deontologicamente corretto, men che meno un “fratello”, cit.: ne troverà sin troppi nei prossimi giorni, veri o millantati, e non solo sui giornali). Si fidi: non dia retta a chi le continua a dire che Roma è un brutto posto per fare calcio, che l’ambiente romano rovina ogni allenatore, e poi le radio e le chiacchiere, e poi di sopra, e poi di sotto, e chi gliel’ha fatto fare, e sarebbe stato molto più semplice andare alla Juventus, anzi restare all’Atalanta, anzi andare all’estero, o magari in Nazionale. Non dia retta, anzi, rompa proprio i rapporti con queste persone: non le vogliono bene, forse la invidiano, come si dice da queste parti “rosicano”. Loro a Roma non sono arrivati oppure ci sono stati e li hanno mandati via e ora vorrebbero tornarci. Loro sono la volpe, Roma è l’uva. 

Dia retta, Roma è il posto più bello del mondo, e non solo per il clima, il panorama, il cibo, l’accoglienza, la cordialità, il calore, la luce, la bellezza, la sacralità, l’indulgenza, l’ironia, la spiritualità, l’accoglienza, l’eterogeneità, per i mari e i colli e i laghi e le valli e le pianure. Nulla è più grande e sacro, diceva un poeta. Roma è anche il posto ideale per fare calcio. Non si spaventi dei numeri. È vero, siamo tanti, siamo appassionati, siamo caciaroni. Ma siamo fedeli, onesti, persino competenti. Le capiterà magari un giorno di sorseggiare un caffé e trovare un avventore con cui discutere di una diagonale difensiva più o meno riuscita. E si sorprenderà delle sue conoscenze. I più timidi si limiteranno a raccomandarle “falli córe” (a proposito, con la “o” chiusa, la stessa di Roma: su questo può ancora lavorare). Se le parleranno del “còre”, invece, con la “o” più aperta, allora avrà toccato le corde giuste. E quando accade, beh, tocca citare un altro poeta: Accogli, o Roma, e avvolgi l’anima mia di luce. Si fidi mister: sarà la sensazione più bella del mondo. Si sentirà romano anche lei che scende da Grugliasco, si esprimerà a stornelli, ci reciterà Trilussa, ci canterà Venditti, cenerà con Verdone e parlerete di Alberto Sordi, Anna Magnani, Monica Vitti, Vittorio Gassman, e dei romani acquisiti, tipo Marcello Mastroianni, Nino Manfredi, Nils Liedholm e Giacomo Losi, che veniva da Soncino, un paese che aveva un quinto degli abitanti di Grugliasco, eppure arrivò un giorno per non andarsene più.

Ci toccò il còre, Mino nostro, e noi a lui. E diventammo una cosa sola. Chissà quanti, al momento di affrontare il viaggio per Roma, avranno detto anche a lui la stessa cosa: “Ma lascia stare, ma chi te lo fa fare, ma da Cremona è meglio che tu vada a Milano, vuoi mettere?”. Mino non li ascoltò, anzi, fu tradito dall’Inter, proprio come lei, e divenne il nostro cuore. Non se n’è mai pentito. Vedrà, non se ne pentirà neanche lei.

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