Cogito Ergo Sud

La Roma è Campione

È il giorno più bello della nostra vita, dopo 41 anni arriva lo Scudetto più grande. Con l’1-1 a Genova contro i rossoblù, finisce la poesia dell’attesa, completa un’epoca di sogno

PUBBLICATO DA Tonino Cagnucci
08 Maggio 2025 - 06:00

Dovete metterci quarantuno anni prima di questa riga, per cercare di capire questo Scudetto. Quarantuno anni d’attesa. Quante vite ci sono in quarantuno anni? Quante Roma dentro? Quanti sogni? Quanto tutto? Quante pagine di questo grande romanzo della Roma? Eppure nulla è paragonabile al momento in cui poi è successo: Roma Campione 1982/1983. Lo Scudetto del post Mondiale 1982, lo Scudetto contro la Juve sulla carta più forte di sempre, agli inizi di questi anni Ottanta che sembrano i più belli per definizione, per antonomasia, gli anni delle maglie belle, degli stadi pieni, gli anni delle nostre canzoni. I migliori della vita di tutti i romanisti. E in questi anni, c’è questo giorno iniziato quarantuno anni e una notte prima

Io la ricordo la notte prima di Genova. C’era chi a San Lorenzo si preparava a partire, chi era già partito, chi non poteva farlo. C’era chi non c’era in una notte di un’attesa mai così placida, mai così serena. Si andava a Genova, che per noi non era città ostile. Genova per noi era un gemellaggio che già c’era da qualche anno, Genova per noi era sempre stato un altro Nord, un Nord a parte, sicuramente introverso ma non ostile. Da lì era arrivato Roberto Pruzzo, da lì Sebino Nela, lì aveva giocato Bruno Conti, in fondo da quella terra era arrivato persino Dino Viola. Genova per noi era anche la coincidenza più felice possibile: ai rossoblù sarebbe bastato un punto per la salvezza aritmetica, esattamente quanto mancava alla Roma per il tricolore. Mai come per questa partita l’X sarebbe stata la sintesi perfetta. L’incrocio fra tutto.

Abbiamo avuto anche l’incredibile tempo per gustarcelo, questo Scudetto, persino il paradossale tempo – per chi aspetta già da quarantuno anni – di spizzarselo e mandare i pensieri più intimi ai luoghi e alle persone più care, in quella notte di vigilia chiara e senza vento, passata svegli. Alle 10 dalla parti di San Lorenzo a Genova, a piazza De Ferrari già ci sono i primi tifosi della Roma con le bandiere. A mezzogiorno è previsto alle stazioni di Brignole e Porta di Principe l’arrivo dei treni dalla Capitale. Sono tanti i romanisti che scendono. Sono tanti quelli che stanno per arrivare. La partita inizia alle 16 allo stadio Ferraris, zona Marassi, quella delle carceri. C’era solo aria di libertà quel giorno. Alle 13 arrivano “quelli di Testaccio”, con un bandierone di 80 metri per 10: saranno tanti i lenzuoli con cui sarà avvolta e in cui dormirà per giorni e giorni Roma. Un’ora dopo un giornalista della «Gazzetta» segnala l’arrivo della famiglia Rossi da Fiumicino con una Ford Taunus: marito, moglie e quattro figli. Gli anni Ottanta erano anche queste famiglie, questi viaggi. C’è praticamente tutto il Commando Ultrà: c’era sempre stato, c’è sempre stato. 

Dentro lo stadio le gradinate sono gonfie, le tribune (che a Genova si chiamano Distinti) ancora no: in campo i ragazzi della Sud e quelli della Fossa dei Grifoni rinnovano il gemellaggio, con un giro da porta a porta, un bandierone rossoblù tenuto da quattro mani in orizzontale, e due bandieroni romanisti a sventolare. Non manca niente, a parte quello che sta per accadere: tutto. (…) Alle 15:45 la sciarpata unisce tutto lo stadio, in molte zone i tifosi sono mischiati. Manca un quarto d’ora e ci si potrebbe perdere in quel mare. In quello di Roma, non solo in quello di Genova. In tribuna c’è Guido Masetti. Ecco. Ecco che vuol dire metterci 41 anni…..

Ecco le 16. Vediamo che succede: nessuno pensa a sorprese, però in certi momenti l’animo umano fa vedere quanto è umano e immagina cose che non si sarebbe mai sognato prima. Ecco, forse è questo: è arrivato il momento del sogno. La Roma splendidamente in bianco non delude, trotta ma è il suo ritmo, mantiene il pallone ma è il suo gioco, e affonda. La prima azione pericolosa parte da sinistra con Nela che serve in profondità Conti: cross e Pruzzo viene anticipato in angolo. Sembra fatto apposta, tre ex genoani. È il 20’, calcio d’angolo di Conti dalla nostra destra, palla respinta fuori area dove c’è il Capitano, Agostino Di Bartolomei. Un tocco per prendere il pallone, un altro per aggiustarselo e il terzo per lo spiovente leggermente spostato da sinistra verso il centro. E al centro c’è il 9, c’è l’attaccante che ha sempre fatto gol e il primo della sua vita in serie A proprio col Genoa, alla Roma. Al centro “Ecce Bomber” salta e gira di testa una traiettoria perfetta che va all’angolo alto, alla destra di Silvano Martina, uno che poi ha fatto il procuratore di Gigi Buffon, ma per noi rimarrà sempre il portiere del Genoa. Gol. Uno a zero. 

La Roma si abbraccia il suo attaccante, fa gruppo bianco attorno a questo vantaggio che, da una parte, stra-rassicura tutti, ma dall’altra rischia di valere come un guanto di sfida, di rompere un equilibrio fra colori e sentimenti che era stato comunque perfetto. La Roma lo capisce. La Roma lo sa. I tifosi pure. Erano la stessa cosa. Per questo quasi nessuno si scompone quando Giuliano Fiorini, a due minuti dalla fine, fa l’1-1, per questo Giuliano Fiorini segna l’1-1. Adesso basta, intervallo. Adesso basta nel senso che l’intervallo è infinito. Non si ritorna in campo per giocare la partita ma per accompagnare il Genoa alla salvezza e Roma alla gioia più grande della loro vita. Basta. Non succede più niente perché sta per succedere tutto. Scriverà Lino Cascioli su «Il Messaggero»:“Eccola l’ora grande per cui questi ragazzi hanno faticato. Ecco l’ora attesa per anni, in cui i fedelissimi hanno finalmente ragione. Senza osare ancora crederlo si ritrovano in migliaia sull’ultimo prato della loro interminabile attesa”.

È dal 20’ del secondo tempo che i tifosi della Roma hanno cominciato a scavalcare le barriere e a entrare a bordo campo. Non in campo, a bordo campo. È diverso. Mancano 4’, mancano le parole adesso. Facciamo parlare solo chi c’era da questo momento in poi, il momento in cui la Roma diventa Campione d’Italia. Linea a te Enrico Ameri in diretta a “Tutto il calcio minuto per minuto” e dall’eternità:

“È un momento eccezionale, gentili ascoltatori, che non abbiamo mai descritto nel corso di nessuna partita, di nessuna conclusione di nessun campionato di serie A che abbiamo descritto in circa 23 anni di attività in questa trasmissione “Tutto il calcio minuto per minuto”… È la fine! La Roma è campione d’Italia! Sono le 17:45”. La Roma è campione d’Italia. Basta. Basta ancora.

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