Cogito Ergo Sud

Il nostro capolavoro

Il colpo di tacco di Falcao per la rete di Pruzzo, e l’Olimpico diventa il Louvre. Agostino segna su punizione alla Viola che non aveva ancora preso un gol. Il ko di Ancelotti

PUBBLICATO DA Tonino Cagnucci
04 Maggio 2025 - 08:00

Sette tocchi, dal limite della sua area fino a un passo dal centrocampo, poi dà la palla a Chierico e scompare. Guardatelo su Youtube, si trova ancora facilmente. Non fatevelo raccontare perché nessuno riuscirebbe a restituire quello che ha fatto Paulo Roberto Falcao in questa partita contro la Fiorentina, prima e imbattuta in tutto e per tutto fino a quel momento (nemmeno un gol subìto). 
Sette tocchi contati, lievi, con la sua falcata, con la fronte al cielo e lo sguardo avanti non a guardare l’azione che non c’è, ma a immaginarla. 
Sette tocchi costruendo la trama, immaginando il gesto che l’immortalerà. Al trotto che sa di preludio, col ritmo che precede tutto. Divinando, caracollando, lascia la palla a Chierico che allarga a Nela. Nel frattempo, Falcao è sparito. Guardatelo: non lo troverete. Poi riappare. 
Scompare e riappare. E il trotto, e il passo felpato, e le falcate aggraziate, diventano veloci, c’è spazio solo per l’accelerazione, in pochi secondi supera la linea di cinque giocatori della Fiorentina, dal non si sa dove dov’era rimasto (a centrocampo? In panchina? In porta?) diventa un laser coi riccioli d’oro che va a piazzarsi là dove sa arriverà il traversone di Nela. A quel punto, il capolavoro: il taglio di Fontana, l’attimo che non fugge più, una sintesi fra le leggi della danza e quelle della gravità, un colpo di tacco al volo, di prima, con le spalle ai compagni, il profilo alla porta, guardando indietro per indurre in trappola il resto del mondo, tranne Roberto Pruzzo che colpisce di testa e segna. Sì. Segna. Gol. 

Una “cosa” così gigantesca, così enormemente bella non è stata fine a se stessa, ma è stata utile, funzionale, semplicemente un assist per l’attaccante. Ecco perché in questo gesto, in questa partita, c’è molto di Falcao: un giocatore elegante, ma se è possibile persino più utile, un genio dell’individualismo al servizio del collettivo, un brasiliano-tedesco, la definizione stessa di uomo-squadra. 

Dopo la gara, lui la spiega così: «Ho visto la palla arrivarmi così e allora ho fatto solo quello che era il meglio possibile. Semplicemente». Un gesto artistico-calcistico totale, che alla storia quasi copre un evento calcisticamente drammatico dentro questo Roma-Fiorentina: l’infortunio al ginocchio di Carlo Ancelotti, dopo 10’ per un contatto fortuito e non cattivo con Casagrande sotto la Nord. Le urla di Carlo, la sua mano sinistra sul volto mentre sta a terra e non riesce nemmeno a rotolarsi, mentre arriva proprio Falcao a sincerarsi. Le urla di Carlo: «Il ginocchio! M’è uscito il ginocchio! Il ginocchio!». Lui uscirà per rientrare solo l’anno dopo per vincere il Tricolore. 
Quella partita sembrava potesse avere lo stesso obiettivo contro la Fiorentina, la Roma in rincorsa – staccata di tre punti – prima di andare proprio a Torino contro la Juve. Quella partita sapeva di svolta anche grazie all’1-0 segnato da Agostino Di Bartolomei con un tiro da trenta metri, con una punizione e un’esultanza delle sue, dopo una settimana in cui era stato al centro di ridicole polemiche per la sconfitta col Porto. 

Segna e se lo abbracciano proprio i compagni che, a detta di molti, si sarebbero lamentati di lui per la partita di Coppa. Lui, il Capitano, a fine gara, fra un’intervista di Gian Piero Galeazzi a Falcao sotto la doccia e una battuta di Nils Liedholm («ai miei tempi si segnavano spesso gol così»), racconta di come si sentiva «privilegiato per fare un lavoro che è la mia passione, un divertimento per cui mi pagano. Io gioco sempre e solo per me e per la Roma. Il resto non m’interessa». Il resto, mai come dopo questo Roma-Fiorentina di eroi e artisti, non c’è. È stata una partita in cui c’è stato molto della nostra storia più bella, il Capitano con parole da mettere sulla pietra a Trigoria e allo stadio e la sua “bomba” da Dibba, Falcao, semplicemente il 5, il Divino, tutto: Paulo Roberto Falcao quello che è stato e che ha significato. Roberto Pruzzo gol. Di testa. Il Bomber. L’infortunio di Carletto, la sfortuna, la sofferenza, la vittoria. Lo stadio Olimpico pieno e bello. Il colpo di tacco “stile giallorosso, Roma all’attacco, tu ci piaci un sacco”. Anzi noi t’amavamo proprio. È ancora così.

Roma: Tancredi, Nela, Marangon (33’st Spinosi), Turone, Falcao, Bonetti, Chierico, Ancelotti (10’pt Maggiora), Pruzzo, Di Bartolomei (Cap.), Conti. Allenatore: Liedholm.
Fiorentina: G. Galli, Contratto, Ferroni (20’st Monelli), Casagrande, Vierchowod, Galbiati, Bertoni, Pecci, Graziani, Antognoni, Massaro. Allenatore: De Sisti.
Arbitro: D’Elia di Salerno.
Marcatori: 19’pt Di Bartolomei, 36’pt Pruzzo.

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