Tor di Valle, l'ex proprietario Papalia: «Se passo lì provo a non guardare, mi fa troppo male»
Il racconto: «Nel 2015, Parnasi cominciò coi pagamenti, fino a cessarli nel 2018. Mi piacerebbe tornare a vedere l’ippica qui. Magari, un giorno, chissà»

«È un abbandono insensato». Dopo anni, non riesce a darsi pace Gaetano Papalia, l’ex proprietario dei terreni dove c’era l’Ippodromo di Tor di Valle e dove ci sarebbe dovuto essere lo Stadio della Roma. «Se mi capita di andare verso Ostia, all’altezza del bivio di Tor di Valle, sulla Via del Mare, giro lo sguardo verso sinistra». Occhio non vede, cuore non duole, ma forse non è così semplice. Anche perché per Gaetano quell’area lì ha rappresentato gran parte della sua vita: «Mio zio era un proprietario di cavalli e gestiva il piccolo ippodromo costruito per le Olimpiadi del 1960. Una volta chiuso, per lasciare il posto al Villaggio Olimpico, acquistò l’area dove sorgeva Tor di Valle, inaugurato il 26 dicembre 1959, con una storica corsa in cui vinse Tornese, il trottatore più famoso d’Italia prima dell’arrivo di Varenne».
Di Tor di Valle Gaetano ricorda tutto, fino all’ultimo giorno: «L’ultima corsa è arrivata a gennaio del 2013». Da lì il calvario: «Quello, in realtà, era cominciato un po’ prima», spiega Papalia. «Ci fu un errore, poi riconosciuto come tale dalle autorità nel 2013, da parte dell’Agenzia delle Entrate, che invece di chiederci 1,3 milioni, ce ne chiese 18, divise in undici cartelle poi tutte annullate, dopo che le abbiamo impugnate». Poi una serie di conseguenze, fino al fallimento. Nel frattempo, però, a Roma sono arrivati gli americani e la società è alla ricerca di un’area dove far sorgere il nuovo stadio di proprietà.
Papalia, allora, propone i suoi terreni: «I primi contatti arrivarono addirittura negli ultimi periodi di presidenza Sensi, la figlia ovviamente. Tutto poi si rinnovò nel marzo del 2012 e nell’analisi fatta dalla società che se ne occupava, alla fine, Tor di Valle risultava la prima delle tre». Da qui il contratto tra la sua società, la Sais, ed Eurnova, per la vendita dei terreni: «Il primo preliminare con Parnasi l’avevamo firmato nel 2010 per un altro progetto, poi si interessò anche lui allo stadio. Nel 2015, però, cominciò a tardare con i pagamenti fino a cessarli nel 2018, quando venne arrestato. Chiedemmo a quel punto subito indietro i terreni, ma tra un iniziale difetto giudiziario e la prima sentenza, avremo l’appello soltanto a novembre».
Nel frattempo, però, l’area è stata ceduta da Eurnova alla CPI del magnate ceco Vitek, che al momento però non ci ha ancora fatto nulla, lasciando Tor di Valle al degrado, come abbiamo documentato. E se alla fine Papalia dovesse vincere e riavere i terreni? «Mi piacerebbe tornare a vedere l’ippica a Tor di Valle. Magari un giorno, chissà».
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