Settore Giovanile

Un amore scritto nel nome: la storia di Romano, dalla Svizzera per essere protagonista

Gli inizi al Winterthur, la convocazione elvetica e, finalmente, la Roma e la sua Primavera. Una passione tutta nuova, col sogno dell'esordio in prima squadra

(GETTY IMAGES)

PUBBLICATO DA Sergio Carloni
17 Giugno 2025 - 11:00

Essere romano significa sposare una causa. Sentirsi parte di un qualcosa di "enormemente enorme". Anche se in quel posto, Roma, non ci si è nati. Essere Alessandro Romano, pure. Lui stesso, a più riprese, lo ha detto e fatto intendere palesemente, senza mezzi termini: "Mi sono innamorato subito di questa squadra". Anche della città. Inevitabile, persino per un gigante, seppur buono. L'età può trarre in inganno. Nome e cognome, anche: nato il 17 giugno 2006, una data piuttosto simbolica da queste parti, viaggia con la bandiera svizzera al vento e attracca nella Capitale tanto, tanto tempo dopo. Meglio tardi che mai, verrebbe da dire. Perché è qui che Romano mette in mostra tutto il suo potenziale da mediano robusto e propositivo, fisico e mai rinunciatario. Fino alla grande stagione 2024-25 disputata da protagonista, chiusa con l'amaro in bocca per un trofeo non conquistato dopo tanti sforzi. Ma infinitamente fiero, orgoglioso. Per se stesso. Per quella maglia sempre sudata e che da subito ha imparato ad amare.

C'era una volta a... Dietlikon

Ebbene: pare una contraddizione che contraddizione non è, ma Romano non è romano. Sulla mappa, per risalire alle sue origini, va allargata la visuale su Zurigo e spostata l'attenzione nella periferia, un po' più a nord-est. Tra Winterthur, dove nasce, e Dietlikon, dove cresce. Tra il lago e i prati. Ed è proprio lì, su un prato, che si sviluppa insieme a lui la passione più grande. Quella per il pallone. In quella che è una famiglia italiana trapiantata in Svizzera: papà Umberto, ex giocatore, più di 400 presenze tra Serie A e B svizzere e oggi allenatore con esperienza internazionale (la prima squadra dello Zurigo lo ha accudito nella sua ultima avventura); mamma Sara; e poi la sorellina, Chiara, e il fratello più grande, Luca. È lui, insieme al padre, a fare da maieutica: il giardino è il primo nido d'amore. Con la palla, s'intende. Le partitelle sono un modo per sognare in grande nella piccola vita di chi si immagina in cima al mondo. E un altro mattone viene posto quando lui, Alessandro, ha 5 anni: il Winterthur lo prova, va in scena il primo allenamento; lui vuole tornare nel verde di casa dopo appena 15 minuti. Ma sei mesi più tardi arriva la stretta di mano. È l'inizio della storia.

Abitazione e campo di allenamento distano poco, nemmeno un quarto d'ora. Lì può sperimentare il pallone e testare se stesso. Lo fa con la curiosità dei più piccoli: non è un caso, infatti, che parta come ala. Numero 10. Quindi, tanti gol ed efficacia di fronte alla porta. È un ragazzino consapevole delle proprie capacità e non perde tempo per provarsi, a tal punto che spesso finisce anche in porta. Gli piace tuffarsi, provare le emozioni dei suoi eroi. In questa speciale lista, Luca, suo fratello, è il primo. Il legame è unico, anche a causa delle origini calcistiche nel Winterthur. Una fonte d'ispirazione, centrocampista di qualità (e oggi attenzionato da diverse squadre italiane). Forse è proprio così che cambia la vita di Alessandro.

Un sogno da trasformare in realtà

Al Winterthur passano gli anni migliori, con la velocità di chi sta godendo del tempo a disposizione. Senza indugio verso il futuro. E tra un allenamento e una partita, a 15 anni viene chiamato dalla sua nazionale. Quella svizzera. "So che c'era la possibilità di scegliere l'Italia. Nelle nazionali svizzere, però, si crea un senso di appartenenza a partire dalle giovanili", racconta Fabio Scali, preparatore atletico delle Under elvetiche, a Il Romanista. "Credo che questo, alla lunga, possa influire sulla decisione. D'altronde, tanti ragazzi con doppio passaporto, dal Portogallo, da Paesi dell'Africa e del Sudamerica, scelgono la Svizzera. Perché succede? Dipende ovviamente anche da altri fattori. Come le opportunità, il territorio...". Origini italiane, dunque; ma il cuore è lì e successivamente sarà custodito anche da un altro luogo. La sua carriera giovanile si articola tra il Winterthur e la casacca del suo Paese. Si sviluppa come mediano, alza i ritmi, impara a gestire con leggiadria il pallone e a farsene padrone. Intanto, la Svizzera non lo molla: ne diventa capitano, scala i gradini e arriva all'Under 19.

Alessandro Romano in campo con la maglia delle giovanili svizzere

"Ha una tranquillità nel gioco e una serenità che lo contraddistinguono", prosegue Scali nel racconto, "anche se è sotto pressione. Ha una capacità di leadership molto accentuata: non ha bisogno di urlare per farsi sentire nello spogliatoio, che ha sempre gestito senza alzare la voce. A lui basta parlare con qualcuno per far valere il suo peso". Rilevanza. Carisma. E poi c'è il discorso legato alle qualità meno pragmatiche e più pratiche: "Romano sta facendo e dovrà fare del suo fisico un punto di forza. Strutturalmente ha qualità non comuni. E poi, lo trovo parecchio 'mentalizzato': quando eravamo in Repubblica Ceca (per un torneo con la Svizzera, ndr), facevamo sedute personalizzate, esercizi utili alla crescita personale. Anche in corridoio o fuori dagli hotel. È molto dedito al lavoro e questa credo che sia la sua qualità più grande". In maglia rossa si fa valere e si mette in mostra, anche di fronte ai tifosi del proprio Paese. C'è comunque da fare un passo indietro. Perché lo stemma elvetico sul petto è un vanto; parallelamente, però, c'è un sogno da trasformare in realtà: toccare i grandi palcoscenici

Alessandro Romano in azione nelle giovanili della Svizzera

Cambia tutto nell'estate del 2022, quando la Roma lo punta e in poco tempo chiude la trattativa per portarlo nel suo florido vivaio. Un viavai di giovani dalle grandi speranze. La giusta ricompensa dopo gli immensi sforzi. Lui si ambienta subito, sui social spunta un "Daje Roma" al primo post da romanista. Chi ben comincia, si dice, è a metà dell'opera. Ecco: Romano lavora alla grande fuori (dove, specie grazie al convitto di Trigoria, scopre un nuovo mondo) e dentro il campo. Inizia nell'Under 17 di Marco Ciaralli, trovando subito spazio come mediano. La partenza è sprint: accumula 56 giri di orologio col Lecce e segna alla seconda, nel successo con l'Ascoli. Il preludio di una stagione zeppa di lavoro sulle proprie capacità nella gestione e che si chiuderà coi fiocchi. Eufemismo per indicare il trionfo dell'U17 ai playoff: l'Atalanta, tra andata e ritorno, viene messa al tappeto anche grazie a un suo gol. Poi la Roma si sbarazza del Milan e in finale gioisce col 2-1 sull'Inter. Romano gioca tutti i 90' e serve un assist. Primo anno, primo trofeo.

La festa della Roma Under 17 dopo lo Scudetto vinto nel 2023

La Lupa nel cuore

"La Roma è la scelta perfetta per crescere", dirà più tardi in un'intervista ai canali del club. Parole intrise di verità. Il suo cambiamento si intravede anche in nazionale: a fine 2022-23 si gioca gli Europei U17 con la Svizzera, dando prova della sua forza fino al ko dei quarti con la Germania. Vincitrice, a posteriori, del torneo. A quel punto, c'è da resettare tutto. Perché la sconfitta non può distogliere l'attenzione da ciò che sta per arrivare. In Primavera c'è Guidi e, anche se l'infatuazione non è istantanea, è proprio il tecnico toscano a gettare nella mischia l'uomo delle prime volte. Forse una definizione eccessiva. Ma all'esordio dal 1', dopo due ingressi a gara in corso e tanta legna con l'Under 18, va subito in rete. Gol al Cagliari e stravolgimento delle gerarchie. Da quel momento, Romano viene promosso e fa la sua comparsa con più costanza nella vecchia Under 19. Parte sempre nell'undici iniziale, salta solo l'ultima di regular season col Bologna e diventa leader nel 3-4-2-1 giallorosso. Poi la fase finale.

I 90' con la Lazio e quel 3-2 acciuffato con la rovesciata di Alessio sembrano dare il via a un racconto col lieto fine. Invece, così non è. Perché in finale il destino è crudele e mette la Roma di fronte a un Sassuolo pressoché ingiocabile. Lui, al tempo numero 37, resta in campo per 66'. La delusione sul volto è inevitabile al triplice fischio. Si tratta comunque di un'esperienza: una lezione di vita da accogliere a braccia aperte. Per capire che cos'è il calcio. Che cos'è la vita. Ma è anche un avvertimento. Gli ultimi mesi sono stati galvanizzanti, il futuro gli promette un posto da protagonista con la Lupa sul petto.

L'addio a Guidi lascia spazio a Falsini e Romano ne diventa soldato irrinunciabile. Alla prima del 2024-25, col Cagliari, entra nel secondo tempo, lasciando la cabina di regia a Paredes. Dopodiché, è sempre centrale nel nuovo 4-3-2-1. Infortuni permettendo. Esulta quando alla quarta giornata punisce la Lazio con un tiro da fuori, poi è costretto a un lungo forfait. Proprio nel momento più duro per la squadra. Manca dalla Juve all'Inter, quasi due mesi di stop. Poco male: il meglio sta per arrivare.

Il mondo dei grandi

I 90 minuti col Verona e i 35 col Lecce, nei due primi ko del 2025, precedono una notizia ancor più importante, forse, di un trofeo giovanile. Siamo all'11 gennaio e nella lista di Ranieri, presentata alla vigilia dell'incontro col Bologna, compare proprio il suo nome. Un sogno. O quasi. Qui è tutto vero. Nessuna invenzione. L'indomani non esordirà, ma avrà tempo e modo per osservare dai più grandi. Le pratiche della trasferta; i movimenti; le emozioni. La tensione. Il mondo dei grandi. Che è quello che continua a fare a Trigoria per il resto della stagione: nessun'altra convocazione, tante occasioni per allenarsi e apprendere in allenamento insieme a compagni come Mannini e Graziani. E di fronte a colossi del calibro di Paredes, Koné, Pellegrini. Opere d'arte da osservare e analizzare minuziosamente.

Non è tutto: perché c'è un'altra data da segnare col pennarello rosso sul calendario, ovvero il 25 febbraio 2025. La Roma ne annuncia il rinnovo del contratto fino al 2027 ed è festa. Il frutto di un lavoro iniziato anni prima e ancora in corso. E adesso è in Primavera che Romano mette in atto il tutto. Falsini gli dona un nuovo abito, ne approfondisce le qualità offensive e alza il suo raggio d'azione. Permettendogli di spingersi oltre la gestione e il recupero. Tanti tiri, quindi, spesso convertiti in gol: sono 6, tutti belli, con 3 assist, al termine dell'annata. Il tempo passa, la Roma accumula punti e chiude al primo posto. C'è la fase finale. Ancora una volta crudele. Stavolta il percorso termina in semifinale, con la Fiorentina, nonostante una prova di coraggio e determinazione

Sudore, cuore e carattere non possono essere certamente spazzati via da un ko. Non è mica da questi particolari, d'altronde, che si giudica un giocatore. C'è un futuro da scrivere, pesando i punti e le virgole, adesso. C'è un nuovo allenatore in prima squadra, Gasperini, e una rinnovata speranza: quella di ricomparire in quell'elenco e, chissà, magari indossare per la prima volta quella maglia unica su un grande palcoscenico. Di fronte a una platea ben diversa. "C'è una maglietta che mi ha promesso...", dice il preparatore Scali, che ci crede: "Un calciatore tecnico e con un cervello calcistico molto pensante come lui si mette in mostra nel campionato adatto". Verrà l'estate, il caldo; una preparazione per delineare i prossimi mesi, cercando di convincere chi dovrà scoprire anche le radici più nascoste della Lupa. Anche chi le radici le ha affondate da un'altra parte e ora ha quella Lupa sul petto ed è Romanista. E Romano. Di nome e, ormai, di fatto.

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