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numeri 9

Dzeko fa centotredici: continua la scalata a Pruzzo

Con quello di ieri sera è arrivato a meno 25 gol dal secondo posto nella classifica all time. Non è al top ma il bosniaco rimane sempre un giocatore decisivo per la Roma

Il gol numero 113 di Edin Dzeko con la maglia della Roma, di LaPresse

Il gol numero 113 di Edin Dzeko con la maglia della Roma, di LaPresse

24 Dicembre 2020 - 18:08

Centotredici. Una volta era il numero per chiamare la polizia, ora chissà chi risponde. Per il resto fa rima con Edin Dzeko. Che, appunto, con quello di ieri sera al Cagliari, ha scalato un altro gradino nella classifica dei cannonieri di sempre della nostra Roma. Avvicinandosi, si fa per dire, a meno venticinque dal secondo gradino del podio dove c'è sistemato un certo Roberto Pruzzo. È la sesta rete in campionato del bosniaco (finora nessuna in Europa dove peraltro ha giocato assai meno), certamente non una delle più difficili, un piattone facile facile a pochi metri dalla porta vuota.

Un gol per il quale dovrà pagare una cena a Karsdorp protagonista di uno straordinario assolo sulla corsia destra. Con stop a seguire in corsa e cross preciso sul piedone di Edin, la scelta giusta al momento giusto, non come ha fatto Pedro nella ripresa provando un improbabile cucchiaio invece che dare il pallone al bosniaco che avrebbe segnato a porta vuota. Roba che finalmente l'orange sta tornando il giocatore che in Olanda aveva entusiasmato i tifosi del Feyenoord e convinto el senor Monchi a spendere circa sedici milioni per portarlo a Trigoria.

Un gol, poi, arrivato quando per Edin c'era un'aria di sostituzione con Borja Mayoral che si stava scaldando a bordo campo già da un po', visto che Dzeko stava manifestando evidenti segnali di stanchezza. Una sostituzione che quel gol ha rinviato solo di qualche minuto perché davvero il bosniaco non ne aveva più, giusto richiamarlo in panchina e spedire in campo lo spagnolo. Un po' come era successo nel secondo tempo anche a Bergamo dove di fatto Edin nell'intervallo era rimasto negli spogliatoi. Almeno quello che si era visto nei primi quarantacinque minuti, capace di andare in gol ed essere il padrone della fase offensiva giallorossa. Ed erano già ripartiti i soliti critici del dopo, critici che da queste parti non sono mai mancati, soprattutto quando c'è da puntare il dito nei confronti della Roma o di qualche suo giocatore.

È vero, non possiamo negarlo neppure noi, il bosniaco che abbiamo visto in queste ultime due partite, non è certamente nella condizione migliore (ricordiamo comunque che ha segnato in entrambe le gare), ma una spiegazione c'è. E la dovrebbero tenere a mente tutti nel momento che criticano e borbottano frasi che hanno sentito dire perché non sono in grado di un pensiero indipendente. Invece, da queste parti, in parecchi si sono dimenticati che il terzo cannoniere di tutti di tempi con la maglia giallorossa, è stato positivo a questo maledetto Covid, ha avuto pure qualche sintomo, è rimasto per una ventina di giorni in isolamento casalingo.

Si sarà pure allenato tra le mura domestiche, ma chi ha praticato sport anche al livello più basso, sa bene come fare la cyclette in camera da letto non è la stessa cosa dellavoro in campo, con i compagni, con l'abitudine a sentire l'odore del campo e degli spogliatoi. Come è tornato negativo, si è messo a disposizione di allenatore e compagni. E qualche risposta, i gol sono lì a testimoniarlo, l'ha data. Con la rete di Bergamo ha alimentato per un tempo il nostro sogno, con quello di ieri sera ci ha riportati in vantaggio in una sfida che a un certo punto sembrava la fotocopia di quella di Bergamo. E che, diciamocelo, si stava mettendo piuttosto maluccio anche se nel primo tempo la Roma avrebbe meritato di segnare almeno un altro paio di gol, solo che, come da tradizione giallorossa, ha dovuto fare i conti con un portiere (Cragno) in una serata in cui per fargli gol devi essere bravo a garantire gli effetti speciali.

Che il bosniaco, in questo momento, non sia al top della sua condizione fisica è evidente anche a chi capisce poco. A Bergamo, per esempio, lo avevamo visto accucciarsi in campo per recuperare quando erano passati non più di venti minuti al fischio d'inizio. È stanco per questo maledetto Covid, ma anche perché come risponde presente all'appello di Fonseca, il tecnico portoghese lo mada in campo, consapevole, lui per primo, che c'è una Roma con Dzeko e un'altra, meno forte, senza il bosniaco.

In questo ultimo periodo con una partita ogni tre giorni, qualche volta pure meno come ha denunciato giustamente Fonseca, per un giocatore reduce dal Covid e da uno stop totale di tre settimane, rispondere sempre con continuità è un esercizio di sfrenato ottimismo. Dzeko, vogliamo ricordarlo a tutti, è un campione anche quando non è al top. Ha qualità che molti altri pagherebbero. Avrebbe bisogno di poter contare su un'alternativa che gli possa garantire di poter tirare il fiato con un po' più di continuità di quello che ha potuto fare finora. Lo spagnolo arrivato da Madrid, dall'anno prossimo dovrà garantire questo, far riposare il bosniaco. Se ci riuscirà, i centotredici gol presto saranno un ricordo del passato.

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