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l'appello

Diawara, tutto rinviato al 9 novembre: il punto sul ricorso

Slitta il giudizio su Verona-Roma, appuntamento alla prossima settimana. Cambia il presidente della Corte. I gialloblù si costituiscono e attaccano duramente i giallorossi

05 Novembre 2020 - 09:04

Ci rivediamo lunedì prossimo. Firmato Corte d'appello federale. Che, ieri, avrebbe dovuto sentenziare sul ricorso presentato dalla Roma a proposito dello 0-3 sancito a tavolino per la partita con il Verona al Bentegodi, prima di campionato, partita che come tutti ricordiamo sul campo era finita senza lo straccio di un gol. Causa di quella prima sentenza, il mancato inserimento di Diawara nella lista degli over 23 che la dirigenza della Roma non aveva segnalato tra i nomi, perché nella stagione precedente era un under e quindi non c'era bisogno di inserire il suo nome. Peccato che nel frattempo avesse compiuto gli anni.

Un errore colpevole, ma soprattutto grossolano visto che nella lista degli over ventitré furono lasciate quattro caselle vuote, ovvero c'era tutto lo spazio per inserirlo. E su questo si basa il ricorso della Roma, che con l'avvocato Antonio Conte ha puntato sulla differenza sostanziale con il precedente del Sassuolo con il giocatore Antonino Ragusa, cioè tra errore, quello commesso dal club giallorosso e dolo, una differenza chiara anche a uno studente al primo anno di Giurisprudenza.

I margini di un ripensamento sulla prima sentenza rimangono comunque davvero pochi, anche se d'istinto il rinvio sancito ieri dalla Corte d'appello, avrebbe potuto far pensare a un segnale favorevole alla Roma. Non è così. Perché il ci rivediamo lunedì prossimo, è stato sentenziato per problematiche telematiche, così ci sono state definite.

In sostanza, in tempi di Covid, l'udienza doveva andare in scena in conference call e l'amministratore delegato della Roma Guido Fienga, che doveva essere ascoltato, era pronto a partecipare. Invece nel corso della mattinata prima con una Pec, poi da remoto, alle parti in causa è stato comunicato il rinvio. In ogni caso la Roma nella giornata di ieri ha potuto prendere atto di due cose che peraltro si attendeva.

La prima è che lunedì non sarà Sandulli il presidente della Corte. Dopo le polemiche a proposito delle sue parole in cui aveva anticipato una sentenza negativa nei confronti della Roma, Sandulli ha preferito (e ci pare pure sacrosanto) autosospendersi lasciando il suo posto a uno dei vice.

Il secondo elemento atteso dalla Roma è che il Verona si è costituito nel dibattimento presentando una memoria che è stata definita «durissima» e volgare. In sostanza il club veneto darebbe degli incapaci ai dirigenti giallorossi chiedendo, ovviamente, che la sentenza sia confermata. Ci permettiamo di far notare una cosa. Quell'accusa di dirigenti incapaci è rivolta in primis all'ex segretario della Roma, Leo Longo, che per questa vicenda si è dimesso dal club giallorosso. Peccato che lo stesso Longo starebbe per firmare un contratto di tre anni con il Verona come direttore generale. In pratica è come se il presidente Setti avesse dato dell'incapace al suo prossimo direttore generale. Del resto l'eleganza nei comportamenti non si compra al mercato, evidentemente Setti l'ha dimenticata nella culla.

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