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Dzeko e Pellegrini, destini romani: Fonseca si affida a loro per battere la Juve

I due sono legati in campo e fuori, con Mkhitaryan e Pedro sfideranno CR7. Il tecnico se la gioca sfruttando la velocità di pensiero di Lorenzo

27 Settembre 2020 - 08:20

Dzeko ricomincia subito dalla Juventus. Dalla squadra a cui aveva detto sì da tempo, in un'ottica di mercato dolorosa anche per il club che però si sarebbe alleggerito di un ingaggio al momento fuori misura rispetto alle dimensioni della Roma. Poi però il mercato ha fatto ciò che spesso fa: un dispetto. Milik non si è unito alla società giallorossa e la società giallorossa ha rinunciato all'opportunità, confermando il suo capitano, facendo valere la propria posizione di forza, con in casa uno dei centravanti più forti della Serie A, non a caso cercato da Pirlo per la sua nuova Juve.

Ai bianconeri ha segnato il suo primo gol in giallorosso all'esordio in gare ufficiali in casa. Avrebbe dovuto giocarla da avversario nell'Olimpico vuoto per il coronavirus, si ritroverà invece ancora una volta, per la sesta stagione consecutiva a salire le scalette al centro della Monte Mario dalla parte giusta, con la fascia al braccio e dietro di lui, in tutti i sensi, ci sarà Lorenzo Pellegrini. Non solo, ci saranno Pedro e Mkhitaryan. I due furetti pieni di esperienza e trofei, in un attacco tutto qualità che affascina i palati fini del pallone e i tifosi romanisti. Che Edin abbia profonda stima di Lorenzo come giocatore e come amico (nei giorni scorsi sono di nuovo apparsi sui social insieme sorridenti nel caffè Fred a Casal Palocco) e fu proprio il numero 7 uno dei compagni che più fece pressioni l'anno scorso sul bosniaco affinché mettesse le tende a Roma e non si trasferisse nella fredda Milano, alla corte di Conte. Ma la cosa è reciproca, perché il diamante di Sarajevo, e spesso l'ha fatto notare in maniera anche plateale e brusca, con sguardi e sbracciate (ma anche con le ultime dichiarazioni pubbliche a fine stagione scorsa), vuole vicino giocatori forti, di qualità. Accontentato.

Già in passato Dzeko aveva fatto notare che alla squadra mancasse qualcosa a centrocampo, a livello di regia. Perché soprattuto con un Veretout in grande condizione, che fa legna ovunque, un calciatore come Pellegrini può essere prezioso nel far ripartire velocemente l'azione, con il viaggio del pensiero, prima, e della palla, poi. Abbassare Lorenzo, poi, non è neanche un inedito, visto che ha spesso ricoperto in passato quella zona del campo più arretrata (da intermedio soprattutto nel 4-3-3 di difranceschiana memoria) non per questo disdegnando di interpetare anche il ruolo di incontrista all'occorrenza. Dinamismo e qualità, le doti del perfetto centrocampista moderno.

Quello che Pellegrini sa di non essere ancora diventato ma di poter diventare e a 24 anni è l'occasione per dimostrarlo. Perché ha la pasta del capitano, lui che adesso è il vice proprio del bosniaco. Ha avuto più di una investitura, qualcuna eccellente, come quella di Francesco Totti (a più riprese). Carpe diem, quindi, Edin e Lorenzo, destini romani, in quella che per un romano è sempre una partita diversa dalle altre.

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