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L'anticrisi

Il debito della Roma aumenta, Pallotta deve correre

Più 57,9 milioni rispetto all'anno scorso, convocata l'assemblea degli azionisti per fine giugno. Sono numeri che spaventano. Anche Dan Friedkin

16 Maggio 2020 - 11:44

Non è stata una sorpresa, ma guardare certi numeri fa sempre effetto. Giovedì si è svolto il Consiglio di Amministrazione della Roma, che nella tarda serata ha pubblicato sul proprio sito ufficiale il resoconto. È stata approvata la situazione patrimoniale consolidata e separata riferita alla trimestrale conclusa lo scorso 31 marzo, rilevando un indebitamento finanziario netto adjusted pari a 278,5 milioni di euro. Rispetto al 30 giugno del 2019 (in cui lo stesso dato si attestava sui 220,6 milioni), c'è stato un incremento di 57,9 milioni di euro. «Un risultato economico civilistico - si legge nel comunicato - relativo ai primi nove mesi dell'esercizio 2019/20 che ha determinato una situazione di riduzione del patrimonio netto di A.S. Roma S.p.A. per perdite tale da integrare la fattispecie di legge di cui all'art. 2447 del Codice Civile (riduzione del capitale sociale - per perdite d'esercizio - di oltre un terzo e oltre il limite di legge per il tipo societario)». Il debito, come specificato dalla società, «si compone di disponibilità liquide, per 19,9 milioni di euro (18,1 milioni di euro, al 30 giugno 2019), crediti finanziari, per 10 milioni di euro (16,7 milioni di euro, al 30 giugno 2019), e debiti finanziari, per complessivi 308,4 milioni di euro (255,5 milioni di euro, al 30 giugno 2019)». La Roma ha quindi convocato per il 26 giugno 2020 alle ore 15 (la seconda convocazione è fissata per il 29 giugno, il giorno dei Santi Pietro e Paolo nella Capitale, alla stessa ora) l'Assemblea degli Azionisti in virtù della riduzione del capitale sociale per perdite d'esercizio.

Numeri che generano come minimo apprensione, per James Pallotta in primis. Che, se non troverà altri finanziatori o soci nell'attuale stallo internazionale, dovrà mettere mano ancora al portafoglio per garantire la continuità aziendale e nel migliore dei casi, anche per lui e i suoi soci, la possibilità di vendere il pacchetto di maggioranza del club. D'altronde «non vi è un piano di ristrutturazione del debito - come si legge all'ultima riga delle informazioni finanziarie relative al trimestre chiuso il 31 marzo 2020 - né sono stati approvati piani industriali dagli organi sociali». Cioè Pallotta continua, per non svendere e si guarda intorno. Solo rumors su Mohammed bin Salman, l'erede al trono dell'Arabia Saudita con qualche problema con l'Onu, nelle mani del quale sarebbe finito tramite Goldman Sachs il dossier Roma e che avrebbe avuto anche contatti, non confermati, con lo stesso Friedkin. Il quale dall'altra parte dell'Oceano, non è una novità, si è messo alla finestra, occupato dalla crisi da pandemia a cui anche il suo ricco gruppo ha dovuto far fronte, e spettatore interessato almeno fino al 30 giugno. Quando, data cruciale per capire se potranno riprendere i negoziati, il prezzo della Roma dovrà essere sensibilmente più basso rispetto alle cifre monstre di almeno 700 milioni paventate a cavallo tra la fine del 2019 e l'inizio del 2020. Già, ma più basse di quanto? Pallotta ha fissato il punto di caduta a una cifra che supera di poco i 500 milioni, ma al momento Friedkin non sente nemmeno da questo orecchio.

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