Roma sterile, Neres se ne approfitta
Ferguson, Soulé e poi Dybala in serata no. A Conte basta una ripartenza veloce per vincere e fuggire
(GETTY IMAGES)
Basta una sola azione di quelle che Conte aveva immaginato di poter vedere sul campo a sancire la differenza tra la Roma e il Napoli nel posticipo domenicale della tredicesima giornata, che di fatto conferma le dimensioni predefinite (e quindi gli azzurri a lottare per lo scudetto e i giallorossi a lottare per avvicinarsi alle prime)e in qualche modo risveglia il popolo romanista rispetto all’idea che si fosse già pronti a lottare per lo scudetto. Per la classifica cambia poco la quarta sconfitta in campionato della Roma, la quarta su quattro per 1-0 (dopo Torino, Inter e Milan): sono ancora tutte lì, ora Napoli e Milan a 28, Roma e Inter a 27, mentre le outsider Bologna e Como si avvicinano a quota 24.
Peccato per l’episodio negativo, una ripartenza bruciante su tambureggiante azione offensiva romanista, ma la Roma ha fatto davvero molto poco sotto il profilo offensivo per meritarsi di più. È mancata la solita forza nelle gambe (forse hanno pesato i due giorni in meno di “riposo” dopo le fatiche di coppa rispetto al Napoli), forse è mancata l’elettricità che la sola presenza di Gasperini in panchina solitamente garantisce (ieri era a scontare la squalifica in uno sky box altissimo, sopra la tribuna stampa), forse ha pesato anche il fatto che di fronte c’era una squadra molto forte, ma non è stata la solita Roma gagliarda delle ultime settimane e per vincere bisogna fare molto di più dei due tentativi di Pellegrini (alla mezz’ora del secondo tempo) e Baldanzi (al 90’). E per fare di più servirà di sicuro un intervento sul mercato a gennaio: con questo Ferguson e col Dovbyk preinfortunio è difficile garantire lo sviluppo a tante giocate, almeno uno dei due sembra destinato a lasciare Roma.
Del resto l’aveva detto la Curva con la solita mirabile sintesi prima della partita, sotto forma ovviamente di striscione a caratteri cubitali: “La vertigine non è paura di cadere, ma voglia di volare”. Ma per volare bisogna avere un bel paio di ali consistenti (per esempio quelle del Napoli...) e soprattutto il coraggio di buttarsi nel vuoto, cosa che nel primo tempo alla squadra giallorossa, priva come detto della tensione elettrica che deriva dalla panchina quando c’è Gasperini (sostituto dal più mansueto Gritti), è mancata. Gasp l’aveva studiata pensando a due modalità offensive: l’attacco cosiddetto più leggero, con Baldanzi più di Dybala candidato al ruolo di falso nove, oppure quello con il riferimento più sostanzioso, Ferguson, chiamato ad una prova d’appello miseramente fallita. Perché poi la scelta è ricaduta proprio sull’ariete irlandese, ma con risultati scadenti.
Solo Pellegrini ha garantito un po’ di fantasia al reparto offensivo, mentre Evan e pure lo spaurito Soulé sono letteralmente spariti dalla scena. Beukema, dei tre centrali di Conte, è quello che ha faticato di più a contenere Pellegrini, mentre Rrahmani e Buongiorno hanno avuto vita facile. In mezzo al campo Gasp ha battezzato il più mobile Koné per inaridire la vena ispiratrice di Lobotka, mentre Cristante è stato indirizzato su McTominay, tenuto pure piuttosto bene. Sulle fasce il confronto è vissuto tra Wesley e Di Lorenzo da una parte, col brasiliano sempre incerto nelle rifiniture, ma almeno sempre attivo nella spinta offensiva, e dall’altra tra Celik e Olivera, pari e patta. Dietro invece con le pressioni offensive richieste da Gasperini hanno faticato e non poco Mancini, Ndicka ed Hermoso a prendere rispettivamente Lang, Hojlund e Neres.
E che abbia segnato proprio il brasiliano è una casualità perché Hermoso il suo l’ha fatto per tutta la partita e nello specifico ha avuto solo il torto di trovarsi troppo alto come quasi tutti i suoi compagni. Del resto il primo tempo si è snodato con una sola modalità: la Roma in pressione altissima e il Napoli a cercare il varco per colpire in ripartenza attraverso un possesso ragionato e tecnicamente di alto livello. Ne è venuta fuori una partita non bella, con tanti duelli individuali uomo contro uomo perché il Napoli si è adeguato alle circostanze: poche occasioni da gol, tante corse (molte a vuoto), pochi colpi d’autore.
Che alla Roma potesse sbagliare una sola palla per perdere la partita si è capito quasi subito: già al 9’, ad esempio, un rinvio sbilenco di testa di Ndicka ha permesso a Neres di servire nello spazio vuoto Lang, ma Svilar è stato bravo ad arrivare sul pallone in contemporanea, fuori area, e di contrastare l’avversario senza fare fallo, poi il tentativo successivo di pallonetto di Neres non è andato a buon fine e Svilar si è impadronito definitivamente del pallone. Al 16’ Cristante ha servito Soulé con i tempi giusti alle spalle di Buongiorno con Milinkovic-Savic beccato nella terra di nessuno, ma dopo un buon controllo l’argentino si è trovato il pallone sul destro e non sul sinistro e non se l’è sentita di cercare l’immediata soluzione verso la porta e l’azione si è spenta.
Al 18’ ancora Lang ha colto Di Lorenzo libero sul secondo palo con un cross da sinistra, ma il destro al volo ha solo accarezzato l’esterno della rete. Al 22’ ci ha provato Mancini, con un destro un po’ ciabattato controllato da Milinkovic, al 27’ Lang con un tiro cross deviato da Svilar, al 30’ Pellegrini con una corsa senza fiato sulla sinistra culminata con una rifinitura per Ferguson anticipato da Rrahmani, al 31’ Ferguson con una girata di destro alta, al 33’ ancora Ferguson con un colpo di testa purtroppo senza cattiveria su un bel cross di Wesley. E proprio nel momento migliore della Roma è arrivato il vantaggio del Napoli: un lungo possesso offensivo romanista è culminato con una incursione di Koné verso l’area, con un rimpallo che ha spinto il romanista a tentare il blitz e Rrahmani a stroncare l’iniziativa, con l’arbitro a un passo a giudicare l’intervento. Come si vedrà poi dall’azione rallentata, il difensore ha spostato leggermente il pallone prima di travolgere il francese, e Massa ha lasciato correre. Con tutta la Roma proiettata in avanti, Neres ha fatto partire il contropiede poggiandosi su Hojlund e poi ha accelerato lasciandosi alle spalle Cristante, per andare a raccogliere il suggerimento del compagno fino a presentarsi a tu per tu con Svilar, infilato in tuffo con il pallone che è passato tra braccio proteso e anca. Gasperini, furioso, ha lasciato il suo box dopo l’ennesimo controllo sbagliato da Ferguson. Poi, prima dell’intervallo, la Roma ha avuto una sola occasione con Soulé che ha confermato la serata storta calciando alto.
Ad inizio ripresa la Roma si è presentata con Baldanzi al posto di Ferguson (probabilmente la prima idea che Gasp aveva avuto per affrontare il Napoli) e dopo un quarto d’ora ha inserito anche Dybala per Soulé ed El Aynaoui per Cristante che nel frattempo era stato ammonito nei dieci minuti horror vissuti da Massa (giallo per il romanista, giallo evitato a Buongiorno su Baldanzi e a Di Lorenzo, su Mancini: non fischiato neanche il fallo). Poi in un minuto ha ammonito Lobotka e Beukema mentre Conte toglieva Lang per inserire Politano, quando si era arrivati già a metà secondo tempo, quasi senza accorgersene. Al 26’ non è stato fischiato un fallo su Dybala, al 31’ Politano andato via a Hermoso ha calciato forte senza impensierire Svilar, mentre al 32’ la palla buona è capitata sui piedi di Pellegrini grazie a un bel servizio di Koné, ma il destro di Lorenzo si è alzato mezzo metro sopra l’incrocio dei pali.
Altri cambi non hanno spostato gli equilibri in campo (Elmas per Hojlund e Lucca per Neres tra mille perdite di tempo per loro, El Shaarawy per Wesley e Bailey per Pellegrini per noi) e così si è arrivati al 90’, quando l’estro di Dybala si è scatenato in un attimo con uno splendido suggerimento per Baldanzi su una verticale di Koné, con girata di prima per l’ex empolese che ha controllato con qualità il passaggio e concluso forte col destro verso l’angolino alla sinistra di Milinkovic-Savic che però ha opposto la sua manona col polso rigido e la traiettoria è stata invariabilmente deviata. Poi Massa ha ordinato sei minuti di recupero che sono trascorsi tra le consuete sceneggiate di chi in vantaggio cerca solo di perdere tempo e i tentativi disperati di chi, in svantaggio, cerca un varco che non c’era, purtroppo.
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