Del coraggio che manca e della Roma incompleta
L’ambizione di Gasperini, a cui serve tempo e qualche pezzo

(GETTY IMAGES)
«Quanti giocatori mancano? Dipende da che cosa vogliamo fare». L’aveva iniziato così il suo ritiro inglese Gian Piero Gasperini, mostrando a tutti, a modo suo, che di strada da fare ce n’era e ce n’è ancora tanta. Come d’altronde è normale che sia, dopo un mese dall’inizio di un progetto triennale con un nuovo allenatore, un nuovo direttore sportivo (entrato in corsa), un ex tecnico passato dietro alla scrivania e i paletti finanziari imposti dalla Uefa a rendere tutto più lento. A rinforzare il quadro della situazione, rendendolo noto anche a chi fuori da Trigoria (o dal St George’s Park in questi giorni) non poteva avere la percezione della realtà romanista come Gasp da vicino, ci ha pensato Aston Villa-Roma l’altro ieri, finita 4 a 0 per i Villans di Emery. Per carità, nessun dramma, ma la sveglia è suonata abbastanza forte per destare tutti dal prematuro sogno estivo, facendo luce sull’attualità romanista che, per parafrasare un altro passaggio dell’ex Atalanta, prevede soltanto di dover lavorare, lavorare e lavorare.
Tra 15 giorni però, all’Olimpico, ci saranno tre punti in palio, contro il Bologna. Tre, come in ogni altra gara della Serie A e, dopo una serie di false partenze, dalle parti di Trigoria sanno quanto sarebbe importante indirizzare subito la stagione nel verso giusto. Per farlo però non c’è altra via, bisogna continuare a costruire la Roma del futuro che, nelle idee di Gasperini e in quelle della società visto che Gian Piero ha sposato il progetto rifiutando la Juve e salutando la Dea, è ambiziosa e richiedere coraggio. Serve coraggio nell’investire solo su under 25, come sta facendo Massara, che da qui a fine agosto porterà altri tre giocatori (il centrale e due attaccanti). Ovvio, avesse potuto scegliere Gasp li avrebbe voluti tutti e subito, e il poker servito dai Villans ha dimostrato che le necessità esistono davvero, ma le tempistiche spesso le detta il mercato, soprattutto se devi sottostare ai paletti Uefa di cui sopra. Nella speranza di vedere una Roma sì completa, ma anche rinforzata (altra parafrasi del Gasp inglese).
E poi, il coraggio in campo. Quello che deve portare i giocatori a credere di poter pressare alto contro tutti, anche se le gambe pesanti del momento suggerirebbero il contrario. Trust the process, direbbero da queste parti, fidati del processo di crescita. E il coraggio, poi, una volta recuperata la palla, di rischiare la giocata, come Gasperini ha chiesto a gran voce e di continuo a Wesley e Soulé durante la sfida di Walsall. «Puntalo, puntalo!». La strada è lunga, ma tracciata.
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