AS Roma

La Roma va ko con il Milan, ma stavolta l'ha persa Mourinho

Giallorossi fuori forma e in balia degli avversari per un’ora. Poi arriva il rosso a Tomori e va in scena un finale speranzoso: ma non basta Spinazzola

José Mourinho durante Roma-Milan

José Mourinho durante Roma-Milan (GETTY IMAGES)

PUBBLICATO DA Daniele Lo Monaco
02 Settembre 2023 - 09:07

Una Roma senza né capo né coda si è consegnata allo splendido Milan di Pioli e a nulla è servito il disordinato assalto finale nell’ultima mezz’ora, con i rossoneri in inferiorità numerica per l’espulsione del fallosissimo Tomori. Stavolta è stato Mourinho a sbagliare completamente la strategia, di certo non aiutato dalle pessime condizioni generali della squadra tra infortunati (Abraham e Kumbulla, Azmoun, Renato Sanches e Dybala, e poi Aouar), acciaccati (Pellegrini) e rinforzi non ancora pronti (Lukaku): ma se poi decidi di aspettare il Milan dentro la tua area ti vai a cercare i guai che oggi la squadra di Pioli ti sa creare.

E dopo il vantaggio di Giroud favorito dal solito rigorino regalato dagli arbitri, stavolta il pessimo Rapuano, solo per caso c’è voluto quasi un tempo per arrivare al raddoppio (Leao ad inizio ripresa, con Celik inguardabile in marcatura). Poi l’ingresso di Lukaku ha riacceso qualche speranza con la Roma in superiorità numerica, ma il gol tardivo di Spinazzola non è stato sufficiente a riequilibrare la partita e a contenere il passivo dal Milan, ora capolista a +8 dopo appena tre giornate. Per la Roma un inizio così brutto non si verificava dalla stagione 1995-96, col povero Mazzone in panchina.

Il solco tra le due squadre l’ha tracciato l’ineffabile Rapuano, un altro direttore di gara modesto, ma poi la differenza l’ha fatta il diverso livello delle due squadre. Da una parte un Milan pronto fisicamente, assai sofisticato tatticamente e molto dotato tecnicamente, con un 433 che non presenta una ruga, frutto di esercitazioni di campo spese bene. Dall’altra parte una Roma che senza i suoi giocatori migliori (Pellegrini menomato in panchina e poi costretto a subentrare a freddo dopo mezz’ora ad Aouar, ennesimo infortunato di questo primo scorcio, e poi Dybala frenato dai suoi muscoli di cristallo e Lukaku, festeggiato all’inizio, ma non ancora pronto ovviamente per giocare) è sembrata una squadra primavera, ma un po’ meno veloce di quella che è stata celebrata all’intervallo per la recente vittoria della Supercoppa. 532 di fatto per Mou, a recitare l’inevitabile copione di una linea assai cauta, con gli esterni bloccati bassi ad aspettare Leao e Pulisic, tre centrali ad occuparsi di Giroud (con uno dei due braccetti ad alzarsi a volte in pressione sulla mezzala più alta), tre centrocampisti in difetto di preparazione (pachidermici Paredes e l’irriconoscibile Cristante, presto fuori causa il francese), e due punte lasciate al loro destino, il povero Belotti e l’inconsistente El Shaarawy.

La Roma si è consegnata sin dall’inizio con una scelta strategica suicida, restano bassa e confidando chissà in quale divinità, senza pensare che ormai nel campionato italiano basta un Rapuano qualsiasi per mettere in salita la partita: così alla prima discesa poderosa di Loftus-Cheek, su cui Rui Patricio aveva regalato il primo miracolo della serata, e sul successivo rimbalzo sul corpaccione del formidabile centrocampista, la palla s’è impennata e Rui ha cercato con le mani e con i piedi di respingerla, toccando così con la pianta il collo del piede dell’avversario. Eccesso di negligenza, ma proprio per questo rigore che puoi evitare di dare soprattutto se a velocità normale non l’hai notato: il richiamo al Var di Irrati è quindi fuori protocollo, ma Rapuano è andato a rivedere ed è tornato sui suoi passi, assegnando il rigore che Giroud al 9’, tre minuti dopo il fallo, ha trasformato spiazzando Rui Patricio.

Mourinho, tornato in panchina dopo aver scontato le due giornate di squalifica, prova a riderci su in panchina mentre la gara si incattivisce e  il pubblico riprende a pensare che questa squadra non sia di certo simpatica ai signori di gallo vestiti. Tra Pioli e Mou c’è anche un battibecco pesante, ma per fortuna finisce lì. 

Se si guarda alla cronaca c’è da impallidire perché il primo tiro in porta della Roma arriverà al 24’ del secondo tempo e solo dopo l’espulsione di Tomori scoccata l’ora di gioco. Fino a quel punto si è visto in campo solo il Milan. Al 15’ una devastante discesa di Leao ha messo Reijnders nelle condizioni di battere a rete, ma il tiro è stato deviato in corner. Al 17’ Theo ha provato a prendere il tempo a Smalling che però gli ha tagliato intelligentemente la strada e sulla successiva simulazione del francese Rapuano non ha estratto il doveroso cartellino giallo, arrivato invece due minuti più tardi su Tomori, per un fallo a metà campo su Belotti. Al 22’ un lungo cross tagliato di Theo Hernandez da sinistra è stato raccolto a destra da Pulisic, spuntato con i tempi giusti alle spalle di Zalewski, sul destro al volo l’intervento di Rui Patricio è stato portentoso. Al 31’ Aouar si è arreso per l’immancabile guaio muscolare ed è dovuto entrare a freddo Pellegrini. Al 33’ sono finiti i bonus per Tomori, autore di un altro fallo brusco su Belotti. E il tempo è finito con il Milan a palleggiare senza patimenti in faccia ai romanisti, con un possesso intorno al 70% e senza lo straccio di un tiro per la Roma.

Ad inizio ripresa Mourinho senza poter far cambi decisivi ha provato ad alzare un po’ di più le pressioni ma nella maniera confusa con cui può farlo la Roma di oggi, e dopo neanche due minuti è arrivata la punizione di Leao, sin troppo facile la sua girata al volo in area dopo aver vinto un duello di forza con Celik, inutile talismano messo in campo a sorpresa dal portoghese (dopo che le gerarchie per la fascia finora indicavano un duello Karsdorp-Kristensen). E dopo la mancata umiliazione (ennesima discesa di Leao, scarico per Loftus-Cheek e conclusione fortunosamente deviata), è arrivato il momento di svolta della partita: su una bella giocata di Belotti, Tomori ha steso ancora l’avversario e dopo un momento d’incertezza, che stava scatenando altre proteste di giocatori e pubblico romanisti, Rapuano gli ha sventolato davanti il secondo giallo, e quindi il rosso. La relativa punizione di Pellegrini è stata respinta dalla barriera (e l’arbitro, toccato da un successivo rimpallo, è riuscito ancora una volta a far arrabbiare i giallorossi restituendo al Milan un pallone che stava gestendo proprio Lorenzo) e Pioli è corso subito ai ripari, togliendo Loftus-Cheek dalla contesa per inserire Kalulu, tenendo larghi Leao e Pulisic in una linea di metà campo con Krunic e Reijnders mediani. Al 24’ il primo tiro in porta romanista, con El Shaarawy, forse il segnale che ci si poteva scrollare di dosso il carico di paure con cui la partita era stata affrontata. Al 25’ nuovo impulso è arrivato dalle panchine, con gli ingressi di Spinazzola, Bove e l’attesissimo Lukaku al posto di Celik, Paredes ed El Shaarawy, e il passaggio di Pioli a una sorta di 4-5-0 con l’uscita di Giroud e l’ingresso di Pobega. Al primo pallone toccato, un paio di minuti dopo, Lukaku ha sfiorato il gol che avrebbe forse cambiato il destino della partita, su palla appena scaricata da Belotti, ma l’immediato destro a giro è terminato di poco sopra la traversa. Altri tre cambi hanno dato il volto definitivo alle squadre, da una parte gli attaccanti esterni Chukwueze e Okafor per Pulisic e Leao, dall’altra Pagano per Mancini, con il passaggio al 4-3-1-2 con Pellegrini alle spalle dei due centravanti. Al 37’ Spinazzola ha fatto le prove generali del gol rientrando sul destro e calciando forte, sopra la traversa. Al 40’ per un eccesso di generosità Lukaku si è preso il primo giallo del suo campionato, al 44’ ci ha provato inutilmente Pagano, mentre cross dal fondo e da calcio d’angolo venivano tutti clamorosamente sbagliati.

La scintilla l’ha accesa così Spinazzola, con un’altra discesa da sinistra sul destro, e conclusione deviata da Kalulu alle spalle di Maignan. Si era al 2’ dei 6 minuti di recupero, poi diventati 7 per via delle copiose perdite di tempo dei milanisti. Ma c’è stato ancora tempo per sognare il pareggio. Ci hanno provato al 94’ Zalewski con un dribbling insistito e conclusione di sinistro deviata da Pobega in corner e al 95’ ancora il polacco con un cross su cui Maignan ha mancato l’uscita, sfiorando però di quel tanto il pallone per impedire a Bove alle sue spalle di deviare il pallone nella porta vuota. Stavolta nessuna ingiustizia, come nelle prime due giornate: ha vinto la squadra che ha meritato i tre punti.

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