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Roma nei Mondiali: i tre moschettieri

Totti, De Rossi e Perrotta protagonisti con la Nazionale di Lippi nel 2006 Prima di loro avevano trionfato altri due romanisti: Candela nel ’98 e Cafu nel 2002

De Rossi, Perrotta e Totti dopo la vittoria al Mondiale del 2006

De Rossi, Perrotta e Totti dopo la vittoria al Mondiale del 2006 (GETTY IMAGES)

21 Novembre 2022 - 11:16

Ci eravamo lasciati con il successo, amaro per i tifosi della Nazionale, di Aldair con il Brasile nel 1994: “Pluto” raccoglieva l’eredità di Völler e Berthold come romanista campione del Mondo e tenta il bis in Francia, quattro anni più tardi. Con lui un altro giallorosso, Cafu, arrivato l’estate precedente dal Palmeiras. Dall’altra parte c’è la Francia di Vincent Candela: il terzino sinistro è chiuso da Lizarazu, però, e colleziona soltanto una presenza nel torneo (nella vittoria per 2-1 sulla Danimarca nella fase a gironi). Quello che accade alla star verdeoro Ronaldo alla vigilia di quel 12 luglio 1998 è fin troppo noto, e forse influisce sull’esito di quella gara: i Bleus vincono 3-0 (doppietta di Zidane e gol di petit), conquistando così il loro primo titolo iridato.

La alza “Pendolino”

Nel 2002 non c’è Aldair, ma c’è ancora Cafu, che è capitano della Seleçao che parte all’assalto della Coppa in Corea del Sud e Giappone. L’ottima Italia (Totti, Gattuso, Maldini, Nesta, Vieri, Inzaghi, Del Piero, Montella giusto per citarne qualcuno) viene derubata dall’arbitro Moreno; in finale arrivano proprio i verdeoro e la Germania. Il “Pendolino” è la guida di una squadra operaia dietro, ma che davanti schiera il tridente delle meraviglie composto da Ronaldinho, Rivaldo e Ronaldo. È proprio il “Fenomeno” a decidere l’ultimo atto con una doppietta, che gli permetterà anche di conquistare il secondo Pallone d’Oro della sua carriera. Cafu alza al cielo di Yokohama quella che è la quinta (e finora ultima) Coppa conquistata dai verdeoro.

Il miracolo di Francesco

Quattro anni più tardi, in Germania, è l’Italia a fare festa. Ma il successo parte da lontano, per l’esattezza da febbraio del 2006, e nasce da un episodio negativo: il grave infortunio riportato da Francesco Totti in Roma-Empoli (frattura del perone con associata lesione capsulo-legamentosa complessa del collo del piede sinistro) complica il finale di stagione della banda Spalletti, e mette in difficoltà anche il Ct Marcello Lippi. Che però è tra i primi ad andare a trovare il Dieci nella clinica. "Rimettiti in piedi, ho bisogno di te", il succo delle parole di Lippi. Francesco inizia dunque un lungo e faticosissimo percorso di riabilitazione, che gli permette di tornare in campo a tempo di record per prendere parte alla spedizione tedesca. Con lui, altri due romanisti: Daniele De Rossi e Simone Perrotta. Il biondo di Ostia è tra i titolari, ma rimedia una lunga squalifica per una gomitata a uno statunitense alla seconda partita. Perrotta è il jolly che serve, anche per far rifiatare un Totti non al meglio. Ma comunque decisivo: agli ottavi, contro l’Australia, nel finale Grosso si procura un calcio di rigore; con il risultato ancora sullo 0-0, quel pallone da portare sul dischetto pesa come un macigno; non per Totti, però, che con freddezza trafigge Schwarzer, torna al gol dopo quattro mesi e mezzo e porta la Nazionale ai quarti di finale. Ispira lui il successo con l’Ucraina (3-0) e il secondo gol azzurro con la Germania (2-0) che ci manda a Berlino. Contro la Francia si va ai rigori dopo l’1-1 maturato nei 120’: Francesco è uscito, ma in campo è tornato De Rossi che, nonostante ancora non abbia 23 anni, si assume l’onere di calciare uno dei penalty. Lo fa nel migliore dei modi, battendo Barthez e avvicinandoci al successo. Successo poi ratificato dal rigore di Grosso. In Italia è festa grande, e qualche giorno dopo il pullman scoperto fa sfilare per le vie di Roma i neo-campioni del Mondo, sulle note di quella “Seven nation army” che già aveva fatto da colonna sonora alle undici vittorie consecutive della Roma, pochi mesi prima. L’ennesimo trionfo Mondiale con forti tinte giallorosse.

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