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Asse portante

Gli alfieri di Mourinho: i sei centri di gravità permanente

Intoccabile o quasi la spina dorsale. Rui, i tre centrali, Cristante e Pelle oltre i 900’ in A. Pochi sostituti e continuità di rendimento dalla loro

Mourinho durante un allenamento a Trigoria

Mourinho durante un allenamento a Trigoria (As Roma via Getty Images)

26 Ottobre 2022 - 09:10

Se non intoccabile, almeno essenziale. Ogni squadra conta sul proprio nucleo base. Spesso ridotto a due o tre elementi nel calcio contemporaneo dei mille impegni e del turnover quasi obbligato. Per scelta o necessità. Nel caso della Roma probabilmente le due motivazioni coincidono. E l’asse portante risulta decisamente più cospicuo che altrove. Indisponibile praticamente fin dall’alba della stagione Wijnaldum; più fuori che dentro Dybala e comunque riarruolabile non prima del 2023; alle prese con squalifiche, acciacchi di varia natura e stati di forma ancora lontani dall’ottimale gli altri possibili protagonisti: della rosa disegnata la scorsa estate dall’acclamato lavoro di Pinto sono rimasti sei imprescindibili. Partendo dal “basso”: Rui Patricio, Mancini, Smalling, Ibañez, Cristante e Pellegrini. Non è “Tancredi Nela Vierchowod” e via dicendo, ma in senso mnemonico poco ci manca. Quello che appariva fino a poco tempo fa esercizio di nostalgia, sembra rinnovarsi. Adesso si potrebbe sciorinare mezza formazione attuale a prescindere dall’ufficialità. Perché di mezza squadra si tratta. O meglio, della spina dorsale che la compone. A partire dal portiere, sulla falsariga di quanto accade in gruppi più numerosi, dove il solo che non occupa ruoli di movimento è spesso l’unico vero titolare fisso. Rispetto alla stagione precedente - la sua prima a Trigoria - Rui Patricio ha ora in Svilar l’erede designato, ma evidentemente non ancora ritenuto pronto per avvicendarsi con lui fra le varie competizioni, quantomeno in attesa della Coppa Italia. Rispetto all’annata di esordio nel nostro calcio, il portoghese ha palesato qualche insicurezza in più. Ma Mourinho non è mai stato fra gli assertori dell’alternanza nel ruolo e lo ha perfino confermato a chiare lettere di recente. Così l’ex Wolverhampton ha collezionato tutti i minuti delle gare fin qui disputate in campionato (990), saltando solo un impegno europeo (col Ludogorets).

Il solo altro giocatore a poter vantare l’en plein di presenze in Serie A è Ibañez, che con Mancini e Smalling forma - come già accennato - una linea più o meno immutabile. Soltanto nel match casalingo col Monza risalente a quasi due mesi fa il terzetto non è stato schierato dall’inizio. Ma anche in quell’occasione si è ritrovato a giocare oltre un’ora insieme per l’infortunio di Kumbulla, che avrebbe dovuto far rifiatare l’inglese e si è trovato a esserne rilevato dopo poco. Sono proprio quei 32 gli unici minuti fuori dal campo per Chris, mentre fra i tre è l’italiano quello rimasto meno - si fa per dire - in campo: 907’, per effetto di qualche sostituzione, sempre o quasi dovuta al cambio di modulo in corsa.

La stabilità difensiva trovata dalla Roma in questa stagione probabilmente deriva dalla buona intesa fra gli interpreti - dotati di caratteristiche complementari - e dallo loro abitudine a giocare insieme. Quel che appare certo è la certificazione del dato concessa dalle varie statistiche di squadra, che la vedono ai primissimi posti del torneo nelle classifiche di minor numero di occasioni concesse e di conclusioni subite verso la propria rete. Nonostante certa vulgata abbia dipinto l’ultima gara contro il Napoli come una sorta di tiro al bersaglio degli azzurri, i tentativi arrivati nello specchio della porta di Rui alla fine ammontano a tre.

E un ruolo chiave nella diga eretta da Mou a protezione della propria area è interpretato da Cristante, non a caso uno dei soli altri due giocatori sempre schierati titolari in campionato. Bryan ha accumulato 945’ in campo, confermandosi preziosissimo in fase di contenimento, nella mediana a quattro come in quella a cinque, tanto al fianco di Matic quanto accanto alla new entry Camara. Poco più di lui (962 minuti totali), sulla stessa linea o appena qualche metro più avanti, si è districato Pellegrini. Non sta vivendo una fase semplice il Capitano, per via dei continui fastidi muscolari, ma non è uno abituato a mollare, anzi. L’ennesima conferma è arrivata nell’ultimo turno, quando ha giocato oltre mezza partita attanagliato da una noia al flessore. Ma se i guai fisici lo hanno costretto a risultare un po’ sottotono, il suo score resta più che buono: un gol e 4 assist. Non a caso lo Special One fatica a tenerlo fuori. Lui come gli altri cinque fedelissimi.

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