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La sanzione

Sentenza Uefa, Roma: il futuro in cinque milioni di euro

Sono quelli che la società dovrà pagare (su 35) se nei prossimi quattro anni rispetterà gli accordi già trovati con il massimo organismo calcistico europeo

Dan e Ryan Friedkin in tribuna

Dan e Ryan Friedkin in tribuna (As Roma via Getty Images)

03 Settembre 2022 - 07:00

Puntuale come un treno giapponese (gli orologi svizzeri ci hanno francamente un po’ stancato), ventiquattro ore dopo la chiusura del mercato, è arrivata la sentenza Uefa. Anzi, meglio dire, l’accordo con l’Uefa come la Roma ci tiene giustamente a far sapere: 35 milioni di multa, 5 da pagare subito, gli altri 30 condizionati al rispetto dell’accordo trovato per i prossimi quattro anni. Accordo relativo agli anni dal 2018 al giugno del 2022 a proposito di conti economici e rispetto dei paletti del fair play finanziario. Crediamo nessuno si potrà sorprendere (basti ricordare le pesanti chiusure in rosso dei bilanci delle ultime stagioni) nell’apprendere che la Roma è tra gli otto club che sono stati sanzionati dall’Uefa. Una multa complessiva, come detto, da trentacinque milioni, cinque da pagare subito (la società lo farà rinunciando ai primi cinque milioni garantiti dai premi Uefa per la partecipazione al girone di Europa League). Piano che hanno concordato anche gli altri sette club sanzionati. Pure l’Inter con un quadriennale, 26 milioni di multa, 4 da pagare subito. Gli altri sei con un piano triennale: Psg (65 di multa, 10 subito); Juventus (23, 3,5); Milan (15, 2); Besiktas (4, 0,6); Marsiglia (2, 0,3); Monaco (2, 0,3).

A Trigoria sapevano da tempo che sarebbe successo. Del resto nei mesi passati sono stati parecchi gli incontri (tutti avvenuti senza che uscisse uno spiffero) con l’Uefa. Avendo come obiettivo quello di trovare un accordo che consentisse alla Roma, in un tempo ragionevole, di puntare a ottenere quel pareggio di bilancio che è quello che serve per rispettare il fair play finanziario o la sostenibilità economica, chiamatela come volete. Il massimo organismo europeo anche alla società giallorossa aveva proposto, come a tutte, una base d’accordo triennale. La Roma ha fatto capire la sua preferenza per un quadriennale e l’Uefa alla fine è stata d’accordo. Grazie anche, va detto, al lavoro e al prestigio di Dan Friedkin. Il presidente, nei suoi due anni di presidenza, ha fatto una full immersion nel mondo calcio, ha assunto un ruolo primario nell’Eca, ha instaurato una serie di rapporti solidi e importanti, ha dato sempre un’immagine di serietà, culminata, per dire, pochi giorni fa con l’annuncio che la Roma sarà il primo club a fare da apripista per la nuova sostenibilità fnanziaria con obiettivo duemilatrenta.

Ora, comunque, dalle parole e dai numeri, bisognerà passare ai fatti. La Roma, come detto, avrà quattro anni per risistemare i conti che dovranno essere rispettati (pena limitazione della rosa in campo internazionale, il pagamento degli altri trenta milioni fino a una possibile esclusione dalle coppe europee) seguendo due precise stelle polari: contenimento dei costi (monte ingaggi, ammortamenti, saldo di mercato) nei parametri della nuova sostenibilità finanziaria (90% per questa stagione, 80% la prossima, poi tra due anni 70% per sempre); aumento del fatturato, decisivo per quantificare le percentuali. Per quello che riguarda il contenimento dei costi, la Roma lo sta già facendo e lo ha dimostrato nella sessione di mercato che si è appena conclusa. Dove ha chiuso le operazioni di acquisti e cessioni con un significativo più, ha ridotto il monte ingaggi complessivo (Pinto ieri ci ha detto che da quando è arrivato lo ha limato di circa venti milioni), ha abbassato non di poco il peso a bilancio degli ammortamenti del costo dei cartellini dei calciatori. Questa, per forza di cose, dovrà essere la tendenza anche nelle prossime stagioni in cui, oggi come oggi, bisognerà continuare a lavorare con intelligenza in entrata sui paramtri zero (che pesano niente sugli ammortamenti a bilancio), sui prestiti o sui giocatori che hanno un solo anno di contratto cosa che dimezza il valore del cartellino, dando uno sguardo sempre attento al totale degli ingaggi, altro numero che dovrà essere sempre tenuto sotto controllo per rispettare gli accordi con l’Uefa.

Numeri, però, che potrebbero anche cambiare in meglio. Nel senso che l’altro obiettivo della società nei prossimi anni, obbligatoriamente sarà quello di aumentare il fatturato annuale che è il numero sul quale poi si dovranno fare tutti i conti. Come aumentare i ricavi? La risposta più banale è qualificarsi per la Champions League in cui la sola partecipazione al girone iniziale garantisce un incasso tra i cinquanta e i sessanta milioni. Ma ci sono altre voci per arricchire gli incassi. Per esempio il botteghino. La società giallorossa ha portato avanti una splendida politica dei prezzi per lo stadio puntando a ripopolare l’Olimpico. Gli ultimi nove, consecutivi, sold out, le quarantamila tessere staccate per il girone di Europa League sono esempi che non hanno bisogno di spiegazioni. Incassi al botteghino che si portano dietro anche un aumento degli introiti per il merchendeasing. E poi c’è la voce sponsor. La Toyota è appena entrata per i kit di allenamento, il prossimo anno ci sarà Adidas come pluriennale sponsor tecnico. Due nomi che hanno fatto felice pure l’Uefa. 

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