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La partita

La Roma vince e convince contro la Salernitana, ma spreca troppo

Basta un gol di Cristante al 33’ per conquistare i primi tre punti del nuovo campionato. Palo di Dybala, esordi nella ripresa per Matic e Wijnaldum

Bryan Cristante in azione durante il gol del vantaggio

Bryan Cristante in azione durante il gol del vantaggio (GETTY IMAGES)

15 Agosto 2022 - 09:42

Missione compiuta: la Roma è tornata da Salerno con i primi tre punti nella classifica del più promettente campionato di Serie A degli ultimi anni grazie a un gol di uno dei giocatori simbolo della scorsa stagione che quest’anno pareva essere stato messo un po’ da parte e invece ha giocato, ha segnato ed è stato tra i migliori in campo. Si chiama Bryan Cristante, togliergli il posto non sarà facile neanche per Matic.

La Roma ha vinto e convinto, è stata applaudita dalla sua gente (2000 a gremire il settore, tanti altri sparsi nelle tribune), ma ha sprecato troppo. Dybala si è fermato sul palo preso a fine primo tempo: nella ripresa è andato calando e forse El Shaarawy avrebbe potuto entrare prima. La sensazione è che la Roma vada ancora a scartamento ridotto perché né le gambe né le affinità sono al momento al di sopra del livello di elettività: cioè i fab four romanisti si annusano, si riconoscono, si cercano, ma trovare una formula per ricavare il massimo dalla loro fertilissima vena senza appesantire la fase difensiva non è semplice.

E se le gambe non vanno fino in fondo non vengono comodi neanche i gol. Per dire, la Roma ha finito il primo tempo col vantaggio minimo perché lì davanti hanno cercato più volte il gol da copertina, trovandone invece uno sporco, brutto e cattivo, con doppia deviazione, segnato peraltro da Cristante che non era neanche atteso alla festa d’esordio e invece si è presentato e ha subito timbrato. Bella la Roma quando può giocare negli spazi, meno quando è “costretta” a ripiegare perché in mezzo il filtro della coppia con Pellegrini non è solidissimo, spesso gli esterni sono pizzicati alti in transizione e i tre difensori non devono sbagliare nulla (e soprattutto rappresentano l’interezza di un reparto che necessiterebbe di nuovi impulsi). 

Anche l’anno scorso la prima trasferta è stata in questo stadio (anche allora nel ricordo di Di Bartolomei, salutato da una bella scritta sugli schermi dell’Arechi, “Guidaci ancora Ago”), ma ad agosto 2021 la squadra di Castori riappariva davvero inadeguata alla serie A, prima che il maquillage di Sabatini e Nicola facesse quello straordinario effetto culminato con la salvezza all’ultima giornata. Questa è invece una Salernitana decisamente più solida, ma la Roma con questo tasso tecnico così elevato e con la consolidata personalità dei dieci vecchi a cui si è sommata quella di Dybala fa davvero paura. Solito 3421 inizialmente per Mourinho, con in partenza Zaniolo a sinistra e Dybala a destra alle spalle di Abraham, Pellegrini teoricamente sulla linea di Cristante (in realtà spesso a ridosso dei suoi compagni di brigata) e Spinazzola preferito a Zalewski in fascia mancina. 352 per Nicola, con zero pressioni offensive e qualche difficoltà nel mezzo perché Gyomber e Fazio faticavano a far girare le gambe nel primo tempo con i tempi di quelle degli attaccanti romanisti. L’altro centrale, lo scontroso franco-tunisino Bronn, è uno dei 4 ultimi arrivati schierati nella formazione di partenza, con Candreva in fascia, Vilhena a trequarti e Botheim davanti. Pressioni decisamente più alte per Mourinho, con i tre attaccanti sui tre centrali, con quello più lontano dalla zona palla sulla prima uscita chiamato ad abbassarsi per schermare Coulibaly, che peraltro è andato spesso in difficoltà nell’impostazione.

Da un suo clamoroso errore è nata ad esempio la prima palla gol di Zaniolo, al 4°: lunga volata per Nicolò fino alla porta avversaria e diagonale ciabattato fuori. Al 10° una riedizione del duetto vincente di Tirana (lancio di Mancini alle spalle della difesa per Zaniolo) ha portato alla seconda occasione, ma Sepe è stato più bravo di Bijlow, portiere del Feyenoord, e il risultato è rimasto ancora in equilibrio. Subito dopo Pellegrini ha calciato bene un corner ma Ibañez ha deviato alto. Al 14° un lungo inserimento centrale di Spinazzola è stato omaggiato da un gran lancio di Pellegrini, Sepe in uscita ha anticipato tutti servendo Zaniolo che però non si aspettava il regalo e non ha controllato. Al 18° il più pericoloso dei tre tiri da lontano dei padroni di casa, un sinistro velenoso carico d’effetto di Bonazzoli, è stato domato da Rui Patricio in due tempi con qualche difficoltà (gli altri due sono terminati fuori, alto quello di Vilhena al 38° e deviato da Spinazzola quello di Candreva al 46°). 

Al 23° Dybala ha calciato alta la prima delle punizioni dal limite con la maglia della Roma mentre al 25° ancora Zaniolo ha sprecato di destro una bella iniziativa avviata da lui e passata sui piedi di Abraham e Dybala. Al 33° il gol che ha sbloccato la partita: da fallo laterale (successivo a una respinta su punizione laterale di Pellegrini) Spinazzola ha servito Zaniolo che ha retto il duello con Bronn in area, sulla palla impennata prima Abraham ha provato a calciare, sulla respinta Cristante ha tirato forte di sinistro, Coulibaly prima e Gyomber poi hanno deviato inavvertitamente rendendo imparabile la traiettoria. Al 44° doppia clamorosa occasione mancata dalla Roma per raddoppiare: prima Dybala lanciato a rete ha colpito il palo in diagonale e poi Abraham sulla respinta è riuscito nell’impresa di centrare Mazzocchi in ripiegamento. E Zaniolo l’ha guardato con aria di rimprovero: forse era messo meglio per calciare.

Nella ripresa Nicola ha provato a alzare prima le pressioni (rischio di Karsdorp in area su Mazzocchi, ma intervento pulitissimo sul pallone) e poi il baricentro inserendo dopo neanche dieci minuti Ribery al posto di Kastanos, passando al 3412. Ma il francese non ha reso omaggio al suo valore. La Roma ha cominciato a farsi contagiare dal pensiero di poter agevolmente difendere il vantaggio aspettando gli spazi inevitabilmente più larghi per chiudere magari la partita in contropiede. Al 12° la prima delle numerosissime occasioni (qualcuna reale, qualcuna solo potenziale) è capitata a Dybala, in progressivo calo per una condizione chiaramente ancora approssimativa: splendido il suggerimento di Spinazzola (al contrario in meraviglioso crescendo, tanto che Zalewski si è scaldato per quasi tutto il tempo, ma sono entrati altri) per l’argentino, ma il diagonale è terminato fuori.

Al 17° Nicola ha inserito anche Valencia e Sambia per Botheim e Mazzocchi (forse il migliore dei suoi), ma è stata sempre la Roma a controllare agevolmente ogni iniziativa avversaria, anche perché Mou nel frattempo ha rinforzato il reparto centrale prima cambiando Abraham con Matic (con Dyaba riferimento più offensivo) e poi, al 33°, Zaniolo con Wijnaldum, a disegnare un 352 con Lorenzo e Paulo più alti. Poco prima, al 19°, ancora sull’asse mancino (Zaniolo era stato nel frattempo spostato a destra) Spinazzola ha servito Dybala che ha provato a lanciare Tammy, sbagliando però la misura dell’assist: strano per uno come lui. Al 22° ancora Zaniolo ha sfiorato il palo con un sinistro secco, al 25° Spinazzola ha seminato il panico, ma è stato fermato con un doppio rimpallo in area. Nel finale Matic ha provato ancora a mandare in porta Dybala, fermato in fuorigioco, finché l’argentino, stremato, non è stato sostituito da El Shaarawy che con l’argento vivo addosso ha cercato in ogni modo di segnare il 2-0 che non è arrivato, neanche quando all’ultimo secondo Ribery ha sbadatamente servito Karsdorp che, stanco ed emozionato, ha mandato la palla a sfiorare il palo.

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