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La reazione dopo Torino: da Trigoria nessun dossier, ma la Roma è preoccupata

L’andazzo arbitrale allarma il club romanista. E se all’Allianz Stadium l’inno della Lega non è l’ultimo, allo Stadio Olimpico crea “casi”

Il General Manager giallorosso Tiago Pinto (As Roma via Getty Images)

Il General Manager giallorosso Tiago Pinto (As Roma via Getty Images)

19 Ottobre 2021 - 09:31

«Non voglio giudicare l'arbitro. Orsato mi ha spiegato che non esiste il vantaggio sul calcio di rigore: io non dico nulla, lascio a Rocchi e agli esperti ogni valutazione». Le parole di Mourinho nel dopo gara di Torino forniscono la misura di quanto accaduto sul luogo del misfatto e dell'alibi, che è quasi più grave del delitto stesso. Le spiegazioni postume del fischietto di Schio - non nuovo a direzioni "sfortunate" con la Roma - sono state ritenute insoddisfacenti dal club, preoccupato per la piega arbitrale delle ultime giornate: a partire dall'assurda espulsione di Pellegrini con l'Udinese ad opera di Rapuano, alle grottesche decisioni di Guida nel derby, per finire con il pasticciaccio brutto dello Stadium.

Un'escalation che allarma (eufemismo) la dirigenza giallorossa, anche in vista dei prossimi big match con Napoli e Milan. Da Trigoria non partirà però alcun dossier, né richieste di ricusazione. È altrettanto chiaro che in via ufficiosa saranno chiesti lumi agli organi competenti. Coi quali peraltro è in atto un altro contenzioso: sulla famigerata questione dell'inno trasmesso dagli altoparlanti dell'Olimpico dopo quello della Serie A. Pinto e Lombardo dovranno risponderne davanti alla Procura Federale fra la fine della settimana e l'inizio della prossima. Nel match con l'Udinese l'Head of competitions della Lega Andrea Butti aveva addirittura richiamato uno dei delegati in segno di protesta nei confronti della Roma, salvo poi farlo rientrare. Ma domenica la canzone imposta da via Rosellini non è stata l'ultima a risuonare all'Allianz. Con le squadre già in campo è stata mandata "Come on" degli Hives. La spiegazione della Lega è più risibile della regola: «Non è un inno». La farsa continua, a ogni livello.

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