ASCOLTA LA RADIO RADIO  
verso la ripresa

Consegnato il protocollo: resta il nodo sul contagiato

Giorni decisivi: la Figc ha completato il documento. Al momento con un calciatore positivo si ferma tutto, ma le procedure attuali "potranno subire variazioni"

La Redazione
25 Maggio 2020 - 08:00

Nella prima delle 40 pagine del protocollo della Figc è scritto chiaro e tondo che dipende «dalle valutazioni degli esperti medico-scientifici e dalle istruzioni governative che, al momento, non prevedono ancora l'individuazione di una data certa per la ripresa dei Campionati di calcio di Serie A, Serie B e Lega Pro». La data certa non c'è, ma ce ne sono due, il 13 o il 20 giugno: lo ha dichiarato il ministro per lo Sport Vincenzo Spadafora, ammettendo al Tg3 di aver ricevuto - con un giorno di anticipo: era atteso per oggi, è arrivato ieri - il protocollo della Figc per la ripresa delle partite, definito «molto simile a quello per la ripresa degli allenamenti». Che è stato già approvato dal Comitato tecnico scientifico, visto che gli allenamenti sono ormai ripresi». 

Il protocollo 

Secondo il protocollo lo stadio verrà diviso in tre zone:  Interno Stadio - zona Tecnico/Sportiva; Tribune - Area Media/Tribuna Stampa; Esterno Stadio - TV Compound/Parcheggi. Tutte le aree dovranno essere allestite e sanificate prima dell'arrivo delle squadre, allo stadio saranno ammesse 300 persone in serie A, con riduzioni proporzionali per serie B e C. Il numero potrà aumentare solamente (parola sottolineata) «per specifiche indicazioni provenienti dalle Autorità di Sicurezza per le specifiche competenze (es. Forze dell'Ordine; presidi Medico-Sanitari; Vigili del Fuoco; steward)». Il gruppo squadra del club ospite non può superare i 60 componenti. In serie A «all'interno di ciascuna zona dello Stadio non è consentita la presenza in contemporanea di un numero di persone superiore a 130 unità». Tra i 300 ammessi ci saranno anche i raccattapalle, che però non potranno più essere i ragazzi dei Giovanissimi, come era prima della pandemia: è richiesto che siano maggiorenni. Sarebbero 6 i raccattapalle nell'ipotesi di suddivisione delle persone ammesse nell'impianto, ipotesi che sembra dare ragione a chi sostiene che è un calcio a uso e consumo delle televisioni: su 300 persone allo stadio, 65 sarebbero della produzione tv, e 20 licenziatari tv, a fronte di solamente 10 giornalisti (telecronisti inclusi) e altrettanti fotografi. Ottantacinque persone per le tv, più i telecronisti, contro i 18 tra Servizio medico  (un «medico competente», un responsabile del 118 e dieci operatori del servizio sanitario) e presidio igienico (6 operatori dei servizi di pulizia): è solo una bozza, non è vincolante, ma resta un segnale emblematico. «All'arrivo allo Stadio, il Delegato alla Gestione dell'Evento (DGE) della Squadra ospitante consegnerà al primo rappresentante della Squadra ospite la certificazione dell'avvenuta sanificazione di tutti i locali ad uso della stessa Squadra ospite», mentre «Il Responsabile Sanitario/Medico Sociale di ciascuna Squadra consegnerà all'omologo della Squadra avversaria la certificazione del rispetto da parte di tutto il Gruppo Squadra Partita delle prescrizioni sanitarie relative agli accertamenti Covid-19 previsti dai protocolli vigenti». 

Il nodo prescrizione

Il punto più importante del protocollo è a pagina 34, sotto il titolo «Procedura in caso di accertamento di calciatore Covid positivo». All'apparenza non cambia nulla: «Alla data di stesura delle presenti indicazioni, in caso di Covid+ nel Gruppo Squadra le procedure a cui sottoporre sia il singolo positivo, sia il gruppo squadra, alla ripresa delle competizioni non cambiano rispetto a quanto stabilito per il periodo di ripresa degli allenamenti collettivi, già previsti all'interno dello specifico protocollo». Come a dire che al primo contagiato la squadra si chiude in ritiro, evitando ogni contatto con l'esterno. Determinando, di fatto, la fine della stagione, visto che una squadra in quarantena non può certo continuare a giocare. I club avevano protestato, chiedendo di poter isolare l'eventuale contagiato e continuare la stagione con il resto della squadra, il Comitato tecnico ha detto no. Ma nei protocolli c'è lo spiraglio: «Tuttavia, sulla base dei dati epidemiologici aggiornati e delle nuove acquisizioni scientifiche [...] le procedure da adottare in caso di accertamento di calciatore Covid+ nel Gruppo Squadra, potranno subire variazioni rispetto a quanto attualmente in vigore». Come a dire: intanto andiamo avanti con gli allenamenti, e riparliamone più avanti, che magari, se la curva del contagio in Italia continuerà a scendere, sarà tutto più facile. Anche se ancora non è chiaro cosa succederà in Lombardia: nella regione in cui la situazione resta più grave ci sono quattro squadre in serie A. Che succederà se riaprirà tutta Italia tranne la Lombardia? È uno dei temi sul tavolo giovedì, quando Spadafora incontrerà i rappresentati del calcio. Intanto per domani è fissato il Consiglio di Lega.

© RIPRODUZIONE RISERVATA