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Porto-Roma, quando il 2-1 all'andata dà la spinta ai giallorossi: i precedenti

Per sei volte nella storia del club la prima gara è finita con questo risultato: in cinque occasioni è arrivata la qualificazione al turno successivo

, di LaPresse

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06 Marzo 2019 - 11:36

Ogni scongiuro è lecito. Ma per la Roma, dati storici alla mano, la vittoria per 2-1 nella gara di andata in Europa vale oro. Sei precedenti nelle fasi a eliminazione diretta hanno fruttato cinque qualificazioni. Persino nelle fasi a gironi - nelle quali il doppio confronto va letto in ottica completamente differente - quattro gare terminate con lo stesso vantaggio nel primo match hanno prodotto altrettanti passaggi al turno successivo. Il minimo scarto (anche se con tanto di gol subito) rappresenta pur sempre un beneficio in dote per il ritorno: con tanta accortezza e la dovuta concentrazione può dare i suoi frutti anche a Oporto.

Parla proprio portoghese anche il primo precedente nella storia europea romanista. Stagione 1963-64, Coppa delle Fiere: l'avversario è il Belenenses, anche in quella circostanza negli ottavi di finale. La vittoria per 2-1 dell'andata all'Olimpico, ottenuta grazie a Schütz e a un autogol di Peres, è replicata in Portogallo con la firma d'autore di De Sisti. Passano quasi trent'anni per il bis, che arriva nell'edizione 1991-92 della Coppa delle Coppe, questa volta con la prima in trasferta: vittoria a Mosca contro il Cska per 2-1 (autogol di Fokin e Rizzitelli), sconfitta col brivido ma indolore (0-1) in casa.

Per trovare le successive occasioni bisogna arrivare alle nuove formule dei tornei continentali, nel terzo millennio: nei gironi il 2-1 viene colto all'andata contro Lokomotiv Mosca, Sporting Lisbona, Cluj e nella scorsa stagione con il Qarabag, tutti successi che contribuiscono alla qualificazione nelle rispettive edizioni di Champions. Mentre risale alla Coppa Uefa del 2005-06 l'altro doppio scontro a eliminazione diretta. Nei sedicesimi della prima annata spallettiana sulla panchina giallorossa l'avversario è il Club Brugge, piegato prima all'Olimpico e poi in Belgio con lo stesso risultato: all'Olimpico ci pensa Mancini a portarci in vantaggio, dopo il pareggio belga tocca a Bovo ristabilire le distanze. La sequenza delle reti non cambia fuori casa: l'autogol del vantaggio e il centro di Perrotta sono intervallati da Portillo.

L'anno successivo è quello del grande salto: la Roma fa sognare a Lione e incrocia il grande Manchester di Ferguson nei quarti di Champions. In Italia l'espulsione di Scholes spalanca le porte a una prestazione maiuscola, conclusa con un 2-1 più che stretto per quanto mostrato in campo: segna Taddei, pareggia Rooney, Vucinic firma una vittoria mai come quel giorno illusoria. Al ritorno Old Trafford si trasforma nel teatro degli incubi e la gara lascia ferite di cui ancora oggi si avvertono i postumi. Eppure trascorre una sola stagione per avere ancora di fronte un gigante d'Europa. Questa volta l'avversario è il Real Madrid, negli ottavi proprio come oggi con il Porto, ancora con l'andata in Italia.

Raul mette la sfida in salita con un gol dopo otto minuti, Pizarro la riequilibra già nel primo tempo, Mancini la chiude nella ripresa. Anche se resta apertissimo il ritorno in Spagna, come minacciano i giornali locali: «Novanta minuti al Bernabeu possono essere molto lunghi», titolano le bibbie del madridismo. Ed è vero, ma per le merengues: il 5 marzo 2008 la Roma sfoggia una prestazione sontuosa, con De Rossi e Aquilani sugli scudi. Quando Pepe (proprio lui, il difensore in campo anche stasera) si fa espellere, Taddei ne approfitta per portarci in vantaggio. Raul pareggia subito (in fuorigioco), ma al 90' è Vucinic a proiettarci nella storia, bissando il 2-1. Basterebbe anche meno stasera, pur di qualificarci.

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