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Il grande ex: Schick, il ritorno. Un anno intenso

Sfiorato da Sabatini, ne approfittò la Sampdoria. Ma i primi mesi furono duri: Giampaolo lo lanciò proprio a gennaio

24 Gennaio 2018 - 08:52

La torta gliela faranno negli spogliatoi, o a cena, prima dell'aereo del ritorno, il regalo dovrà farselo da solo: Patrik Schick, nato a Praga il 24 gennaio 1996, farà gli anni in ritiro, e li festeggerà in campo, al Ferraris di Genova, lo stadio dove è diventato uomo, calcisticamente parlando. Se Edin Dzeko sarà ancora un giocatore della Roma, giocherà titolare anche contro la Sampdoria, ha dichiarato Di Francesco in conferenza, nell'inedita cornice di Cornaredo, ma le possibilità che questa sera non lo sia più sono piuttosto alte. E comunque ieri ha accusato qualche fastidio muscolare anche El Shaarawy, l'eroe a metà di San Siro: il savonese cresciuto nel Genoa - che Marassi lo ha vissuto solamente da avversario visto che tutte e 3 le partite che ha giocato in A con la maglia rossoblù erano in trasferta - è da considerarsi quasi out. Come è fuori - levando il quasi - anche Diego Perotti, rimasto direttamente a Roma per il risentimento al bicipite femorale della coscia destra che gli ha fatto saltare la sfida con il poco amato ex tecnico Spalletti: le opzioni in attacco si stanno esaurendo, di ruolo, oltre al numero 10 della Primavera Mirko Antonucci, in panchina già a San Siro, ma ancora in cerca del primo minuto in gare ufficiali, resa solo il turco Cenzig Ünder, 12 presenze in A (nessuna intera) e deve ancora trovare il primo gol. Come Schick, del resto, a segno solo in Coppa Italia con il Torino, quando peraltro servì solo a prolungare una speranza poi delusa. Ma per costo, esperienza e peso specifico, tra i due non c'è gara: pure se Dezko dovesse giocare, il posto per Schick dovrebbe esserci ancora, magari all'ala destra, ruolo a cui non si è mai del tutto adattato, nonostante la tendenza a svariare, che ne faceva un centravanti del tutto atipico.

Niente più esperimenti

Ora il problema dell'adattamento in fascia non si porrà più: l'acquisto più costoso della storia della Roma - anche se 20 dei 42 milioni di valutazione complessiva andranno versati entro il primo febbraio 2020, e fino a questo momento sono stati pagati solamente 5 milioni per un prestito che verrà riscattato solo a fine anno - potrà giocare nel suo ruolo naturale. Quello in cui - partendo da riserva di Quagliarella e Muriel, e forse pure di Ante Budimir, che portava in dote i 16 gol in B segnati col Crotone - si è affermato nella scorsa stagione, affrontata da semisconociuto. O da incompreso, perché almeno Walter Sabatini lo conosceva: gli era stato offerto, costava meno di un decimo di quanto lo ha valutato la Roma a fine agosto, meno del prestito biennale di Uçan, avrebbe fatto i salti di gioia all'ipotesi di accomodarsi in panchina e veder giocare Dzeko, l'attuale ds del Suning non ebbe la tempistica giusta e non chiuse un affare che tanti già davano per fatto. Cresciuto nello Sparta Praga, e nelle nazionali giovanili della Repubblica Ceca, arrivò a Bogliasco dopo un anno di prestito al Bohemians, senza cambiare né città né campionato. Vent'anni e 8 mesi, alto e slanciato, talentuosissimo ma ancora acerbo, tatticamente e muscolarmente. E Marco Giampaolo lo ha sgrezzato, senza fretta: solamente alla decima ha giocato per la prima volta da titolare, contro la Juve, segnò un bel gol, ma tornò in panchina. Lo scorso gennaio giocò seconda, terza e quarta gara dall'inizio, poi tornò in panchina, subentrò e segnò ancora, stavolta contro la Roma, che in quel momento vinceva 2-1 e poi perse 3-2. Un anno dopo, sempre a gennaio, la sua carriera è arrivata a una nuova svolta.

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