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L'intervista, Ivan Pellizzoli: «Roma, ritrovati! Ma con l'Atalanta sarà dura»

«Non mi spiego il calo delle ultime gare, ma c’è tempo per risalire. Contro i nerazzurri mi aspetto una bella partita, avvincente e aperta a qualsiasi risultato»

05 Gennaio 2018 - 08:29

Settecentosettantaquattro minuti senza subire gol. È il record di imbattibilità nella storia della Roma, il quarto in assoluto nella classifica di tutti i portieri della serie A. Il primato giallorosso appartiene a Ivan Pelizzoli. Il classe 1980, attualmente è svincolato e aspetta una chiamata dopo la rescissione con il Foggia, decisa consensualmente perché «La troppa lontananza dalla mia famiglia, rimasta a Bergamo, non riuscivo più a sopportarla – ha detto il portiere -. Non vedevo mai mia moglie e i miei bambini, ho preferito lasciare il Foggia e tornare a casa per stare con loro. Ora aspetto una chiamata da un club che possa permettermi di stare vicino a casa». Nel frattempo Pelizzoli si sta godendo la neve di Madonna di Campiglio: tra una discesa e un vin brulè, Ivan ci ha concesso un'intervista a due giorni dalla sfida che rappresenta la storia della carriera calcistica dell'estremo bergamasco.

Sabato c'è Roma-Atalanta. Per chi farà il tifo?

«Vorrei una domanda di riserva. È possibile? – ha sorriso Pelizzoli -. Per me è una partita particolare. Bergamo è la mia città, l'Atalanta la mia squadra del cuore, la Roma la mia più bella esperienza a livello professionale. Ai colori giallorossi sono rimasto molto legato. È difficile rispondere a questa domanda. Spero che nessuna delle due perda, mettiamola così».

Che partita si aspetta?

«Una gara tra due squadre che praticano un bel calcio. Sarà una partita giocata a viso aperto, entrambe proveranno a vincere, ne uscirà una bella sfida che vedrò in tv. Per la Roma sarà dura».

E come finirà?

«Impossibile prevederlo. Questa partita è aperta a tutti i risultati. L'Atalanta sta bene, è in un grande periodo di forma e tutto gli riesce. La Roma, dal canto suo, deve un po' ritrovarsi e recuperare i punti lasciati nelle ultime giornate, soprattutto i due persi contro il Sassuolo sono stati molto pesanti a livello di classifica, ma c'è tempo per risalire. Non mi spiego questo calo dei giallorossi, ma la Roma ogni volta che si appresta a fare il salto di qualità, come d'incanto si blocca. Deve migliorare sotto questo aspetto e allora potrà vincere lo Scudetto. Se lo può vincere quest'anno? Difficile, penso che si piazzerà in Champions, ma per il titolo la vedo dura. Il progetto è buono e importante, le basi ci sono, avrà il nuovo stadio. Manca ancora il salto di qualità».

Il Roma-Atalanta che ricorda di più?

«Vestivo la maglia nerazzurra: la gara di Coppa Italia giocata a Bergamo nella stagione che poi si concluse con lo Scudetto dei giallorossi. Ero tornato all'Atalanta dal prestito, fu una delle mie prime gare importanti e ottenemmo la qualificazione battendo una grande squadra che poi avrebbe vinto il tricolore».

Come vede la sfida tra Di Francesco e Gasperini?

«Di Francesco è bravo, è un tecnico emergente che fa giocare bene le proprie squadre. Quest'anno ha compiuto un passo importante, allena una squadra di prima fascia, dispone di tanti giocatori importanti, di alcuni top player, sta dimostrando di saper gestire un gruppo così forte caratterialmente. Eusebio è l'uomo giusto per la Roma, poi è una brava persona, trasparente, schietta, fa bene al calcio e al club giallorosso. Gasperini lavora in modo maniacale, sta valorizzando i giovani e sta portando l'Atalanta fin dove nessuno era riuscito. La squadra lo segue. Sarà una bella sfida».

Restando in tema di allenatori, chi è stato più importante per lei: Vavassori o Capello?

«Entrambi. Vavassori mi ha concesso l'opportunità di giocare titolare: senza di lui magari non ne avrei avuto l'occasione. Mi ha dato fiducia. Capello mi ha voluto alla Roma e mi ha fatto entrare nel grandissimo calcio potendo giocare per un top club».

Cosa ricorda con maggior piacere del periodo alla Roma?

«L'anno del record di imbattibilità, vinsi anche la "Saracinesca d'oro". Disputammo una grande stagione, peccato non aver vinto lo Scudetto per colpa di quei due scontri diretti persi contro il Milan. Li avrei voluti rigiocare per farli terminare in maniera diversa. È l'unico rimpianto: avrei barattato tranquillamente i primati personali con un successo di squadra in campionato. Sono stati anni indimenticabili, ho vinto una Supercoppa Italiana oltre alle soddisfazioni a livello personale. Professionalmente la Roma mi ha dato molto».

L'addio al calcio di Totti...

«Mi è dispiaciuto non esserci, ma anche davanti alla tv quel giorno mi sono emozionato. Il calcio ha perso un grandissimo giocatore, un patrimonio. Ma era giusto che smettesse. Come lo vedo da dirigente? Sono curioso anche io di capire come se la caverà, comunque ha il carisma per fare bene anche da dirigente».

Come vedrebbe Tommasi alla guida della Figc?

«Molto bene. È la persona che può cambiare il calcio italiano, ma con lui andranno messe nell'entourage tante altre persone che mirano a cambiare il sistema. È un lavoro complicato, Damiano può farlo».

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