Var & eventuali

Weekend con il morto

L'ultimo turno è stato «molto complesso» dal punto di vista arbitrale, per non dire disastroso. I tifosi di tutta Italia vi supplicano: salvate il soldato arbitro

(GETTY IMAGES)

PUBBLICATO DA Gabriele Fasan
29 Ottobre 2025 - 07:00

Il weekend appena passato è stato «molto complesso» dal punto di vista arbitrale. Eufemismo usato dal designatore Rocchi per non dire disastroso. Una sorta di weekend con il morto, se vogliamo, per citare il famoso film degli Anni 80. Dove il morto può essere tranquillamente interpretato dal gioco del calcio, o dal regolamento, troppo spesso interpretato o reinventato, talvolta fino alla sua stessa deformazione a favore di polemica. Non solo commentatori e moviolisti, ma anche arbitri passati dietro alla scrivania o davanti alla telecamera del proprio smartphone non sono d’accordo più neanche con loro stessi. E anche gli arbitri  in attività fanno fatica a esserlo.

Così l’Aia ci ha messo la faccia, quella di Rocchi, e nell’ultima puntata di Open Var ha deciso di analizzare i vari casi. Tante direttive, tanta - ancora troppa - soggettività (e quindi difformità): il caos. Soprattutto «procedurale», come nel caso del rigore di Napoli-Inter rigettato dal designatore, nessuno assolto. Bocciato pure il Var Meraviglia in Lazio-Juve che non segnala il rigore di Gila su Conceiçao, netto secondo Rocchi, mentre il mancato rosso a McKennie c’è, ma non è episodio da Var, ovviamente. Prosegue il menù con il rigore del Pisa contro il Milan «da assegnare». Così come è buona la rete del provvisorio 1-2 («impatto fortuito» e lontano dalla palla), mentre è da annullare il gol di Leao per il fuorigioco di Pavlovic. Corretto però assegnare la rete del pari rossonero (il parametro della distanza sembra vincere su tutto, anche sul movimento di Fofana). Mentre in Fiorentina-Bologna era rigore il tocco di mano di Dodò e non lo era il fallo su Bernardeschi, di cui Rocchi condanna l’«atteggiamento».  

Che confusione, sarà perché tifiamo, verrebbe da dire. Ma cerchiamo di essere franchi e fare un po’ d’ordine. Non siamo mai stati amanti delle classifiche con o senza errori arbitrali. Perché gli errori possono anche starci essendo gli esseri umani fallibili e perché a un errore arbitrale non corrisponde necessariamente un punto in più o in meno. È tutto teorico.

Quello che appare chiaro, però, è che un’interpretazione dietro l’altra sembra valere tutto: dalle “capriolette” alla milanese al puritanesimo  partenopeo, fino ai piagnistei alla fiorentina che magari fruttano un arbitraggio più attento nella gara successiva. Sembra di essere davanti a un campionato di “compensato”. A un errore ne segue un altro che non sana un bel niente, ma peggiora le cose. Il Var, nato per correggere decisioni sbagliate, oggi sembra spesso ribaltare decisioni giuste. I tifosi di tutta Italia vi supplicano: salvate il soldato arbitro.

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