Var & eventuali

Di Bello: «Era fallo». L’Avar tarpato e l’applauso di Rocchi

Rocchi in tv approva l’operato del pool di arbitri dell’Olimpico in Roma-Napoli. Il Var: «Prende la palla». Tutto in balìa di un’opinabile discrezionalità

(GETTY IMAGES)

PUBBLICATO DA Gabriele Fasan
03 Dicembre 2025 - 12:51

«È fallo questo». «Palla». Sta tutto qui. Fallo, dice l’avar Di Bello appena rivede l’intervento di Rrahmani su Koné che precede il gol di Neres in Roma-Napoli. Palla, dice invece il Var Aureliano. Già a Lissone non erano d’accordo, figuriamoci in tutta Italia. Quella che si spacca e che vota da che parte stare in base al colore della maglietta, talvolta anche senza dichiararsi dell’una o dell’altra sponda. Noi siamo dichiarati, almeno. Ma, come dicono a Napoli, ’ccà nisciun è fess. «Ero a due metri», dice Massa, che però dimentica di essere di spalle ai protagonisti del tackle al limite dell’area napolatana. «Non era fallo, ma lo faccio controllare», assicura presumibilmente a Cristante che nelle vicinanze l’aveva inseguito per protestare. «Nessuno ha protestato», si dice. E smontiamo il primo luogo comune dei divanetti delle tv e dei social. Che poi, viene spontaneo un bel: ma che vuol dire? Ma torniamo a Lissone: Di Bello ammutolisce, vige la maggioranza e se Massa in campo, anche se di spalle, e Aureliano al suo fianco, davanti al monitor, vedono che non è fallo forse meglio farsi i fatti propri. Anche perché bisogna decidere in fretta, perché bisogna riporre la palla nella sacca degli sponsor.

E chi se ne frega se Rocchi esattamente una settimana fa  predicava responsabilità ai suoi ragazzi per garantire giustizia a un campionato equilibratissimo e bellissimo e diceva: «Meglio una revisione in più che una in meno». Ma in Roma-Napoli non c’è bisogno di revisione, il Var, l’esperto Aureliano, si fa subito un’idea (sembra di rivivere Monza-Roma con Baldanzi e Kyriakopoulos), è proprio sicuro che non sia fallo, ma palla. Controlla l’APP (l’appippì, cioè la Attacking Possession Phase), poi gli scappa l’APP.  Decide in pochi secondi al netto dei dubbi dell’Avar e comunica la decisione a Massa in campo. Ora, passi che al bar - o per alcuni commentatori tv anche se strapagati o ex calciatori figli di altre epoche - si pensi che prendere il pallone sia «un salvacondotto» (smontiamo il secondo falso mito). Ma al Var no.  Al Var è andato tutto bene secondo Rocchi, che definisce gli incaricati «bravi e privi di emotività» (già, ma perché mai dovrebbero averla?). Non c’è imprudenza, perché in fondo se Rrahmani prende bene Koné e gli spacca una caviglia si può parlare di sfortuna o di intervento in ritardo. Ma non vedono neanche la malizia della gamba alzata del kosovaro, di cui subito si accorge Gasperini in diretta tv con(tro) Marelli, il match analyst di Dazn ancora una volta un po’ ondivago nelle sue valutazioni. Anche a distanza di pochi minuti. Si accontentano tutti del fatto che Manu sia una roccia e voglia subito rialzarsi per giocare il pallone (che dimenticano resti nella disponibilità del francese e che proprio per la gamba alzata di Rrahmani non può proseguire...). Amen. Vale tutto. Si è capito da quando è stato introdotto il Var: la differenza con dieci anni fa è che oggi tutti possono vedere che se la suonano e se la cantano. Intendiamoci, nell’arbitraggio è sacro il principio della discrezionalità, che serve proprio a cambiare il corso. E grazie a questo non avremo mai uniformità di giudizio

Tanto poi arriva Rocchi che dice che gli è piaciuto Massa (e dimentica, tra gli altri, i cartellini mancati a Lang e Di Lorenzo su Svilar e Mancini). Rocchi che pure, non solo Di Bello, aveva «grandi dubbi» e che stabilisce - con discrezionalità - se questo è un errore o se quella è una decisione giusta. E il dibattito, specie per episodi al limite come quello di Koné e Rrahmani, resta aperto “solo” per i tifosi, per i cassieri dei club che vedono sfuggire per un punto un trofeo o una qualificazione e per i vari ex arbitri che sfornano tante di quelle opinioni, che a volte (com’è capitato anche al buon Calvarese in questa circostanza) non sono d’accordo nemmeno con loro stessi.

Ringraziando Dazn per l’ottimo lavoro svolto in “Open Var”, che ci permette di veder più chiaro sugli strani percorsi che portano alle decisioni arbitrali, la chiudiamo qui, per citare il grande Gino Paoli, come quattro amici al bar. Anzi al Var.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

CONSIGLIATI