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L'analisi di Roma-Parma, la svolta a tre: si attacca di più, si difende meglio

Se la storia del calcio (e dei giallorossi) consigliano prudenza, è evidentissimo che il nuovo sistema di gioco abbia portato una serie di benefici

Paulo Fonseca, di LaPresse

Paulo Fonseca, di LaPresse

10 Luglio 2020 - 09:47

Forse il raffronto più semplice da fare è quello con la recente vittoria casalinga con la Sampdoria lo scorso 24 giugno. Contro una squadra arcigna e brava a difendere come quella blucerchiata, la Roma passò presto in svantaggio e poi costruì azioni da gol fino a ribaltare il risultato e vincere, proprio come mercoledì con il Parma, 2-1. Quella sera la Roma si schierò con il 4231, contro il 442 di Ranieri. Dopo la svolta di Napoli, invece, Fonseca si è convertito alla difesa a tre, stavolta con quattro centrocampisti e due trequartisti dietro Dzeko. La formula, come avevamo sostenuto anche dopo la sconfitta del San Paolo, funziona e la riprova sta anche nei dati comparati delle partite con la Sampdoria e il Parma. Intanto gli XG, gli expected goal: 2,72 fatti con il Parma, 1,92 con la Sampdoria; 1,03 subiti con il Parma (ma 0,82 è il solo valore del rigore di Kucka), 1,35 con la Sampdoria; simile il numero dei tiri in porta (25 contro 24) ma dimezzato quello dei tiri subiti (sono stati 7 mercoledì, furono 15 con la Samp); e quasi annullati quelli in porta: furono 9, sono stati appena 2. Un altro dato da tenere in grande considerazione è quello delle azioni offensive arrivate a conclusione: con il Parma si sono prodotte ben 63 azioni, il 40% delle quali è culminato con un tiro verso la porta, in totale 25. Con la Sampdoria furono meno le azioni (48) e se ne conclusero in media una su tre (16). Delle 28 azioni costruite dal Parma solo 5 sono finite con una conclusione, appena il 18%con la Sampdoria furono 11 su 35. Il dato sull'intensità di pressing (registrato in base al numero di passaggi concessi per ogni azione difensiva) testimonia più la scarsa intraprendenza del Parma che un reale merito per la Roma, ma è comunque un dato significativo: appena 7,4 i passaggi concessi dalla Roma per ogni azione difensiva del Parma, 18,8 quelli concessi dal Parma. Significa che la squadra giallorossa ha pressato molto, e molto alto, mentre gli emiliani lo hanno fatto pochissimo. Prova ne sia anche il coinvolgimento con i piedi del portiere: il povero Mirante dovette gestire con la Sampdoria 25 retropassaggi e subì 9 tiri (con 8 parate); Pau è stato chiamato in causa dai compagni di reparto appena 7 volte, ha subito 2 tiri e ha fatto una parata. 

I rischi con Cristante 

Che significa questa mole di dati che, come spesso accade, se enumerati fuori da ogni contesto, non hanno alcun valore? Semplicemente che questa squadra, probabilmente anche per merito della migliore di distribuzione dei suoi giocatori in campo nelle quattro fasi di gioco (possesso, non possesso, transizione positiva, transizione negativa), è più equilibrata in difesa e raggiunge più facilmente la porta avversaria sia nello sviluppo sia in contropiede (tutti quelli concessi dal Parma nel finale...). È indubbiamente cresciuta anche l'attenzione dei singoli nei duelli individuali. Non per caso quello che ha i numeri peggiori è l'improvvisato (difensore) Bryan Cristante: per lui, con il Parma, solo il 60% di duelli difensivi vinti, e in particolare zero duelli aerei vinti su 3 e zero duelli di palla contesa vinti su due. Decisamente migliori le percentuali di Mancini e Ibanez: hanno un bel 100% nei duelli aerei vinti (quattro su quattro per Mancini, uno su uno per il brasiliano), e un'ottima percentuale anche sui duelli a palla contesa (il 100% per Mancini, il 67% per Ibanez). Era un po' un rischio calcolato quello di mettere Cristante nel cuore della difesa pur di averlo in prima impostazione: la grafica della pagina accanto spiega in maniera esaustiva gli errori commessi dall'ex atalantino nell'azione del rigore del vantaggio del Parma. Ma quasi tutte impostazioni sono passate tra i suoi piedi: da solo ha operato un numero di passaggi superiore alla somma degli altri due compagni di reparto

La svolta a tre

Se, insomma, la storia del calcio (e anche quella specifica della Roma) consigliano prudenza viste le delusioni sin qui accumulate è innegabile che il nuovo sistema abbia portato una serie di benefici visibili anche a occhi poco smaliziati. A trarne maggior giovamento saranno soprattutto i difensori che non saranno più chiamati a quelle sfiancanti corse all'indietro a campo aperto come è capitato in molte partite della stagione, pre e post-Covid. I tre difensori centrali garantiscono quasi per inerzia una maggiore attenzione sulle marcature preventive: l'altra sera, in pressione alta, Veretout si alzava su Hernani, Mancini si occupava di Gervinho, Diawara prendeva Kulusevski e Cristante, al netto delle disattenzioni già analizzate nell'azione del gol, è stato anche piuttosto efficace su Cornelius mentre Ibanez, quando c'era spazio, poteva anche salire ad assorbire il movimento di una mezz'ala (e ovviamente toccava a Mancini dall'altra parte quando l'abbrivio era spostato di qua). Una copertura totale del fronte offensivo senza peraltro chiedere particolari sforzi ai due esterni, la cui attenzione principale può essere dedicata alla percussione offensiva anche contemporanea, un po' come si vede negli sviluppi di gioco dell'Atalanta, dell'Inter o, quando la condizione reggeva, della Lazio. A proposito, con il miglioramento generale della condizione atletica (e non va dimenticato che per tutte le squadre le prime partite della ripresa hanno avuto lo stesso valore allenante delle prime amichevoli pre-campionato, e il carburante garantito magari dall'entusiasmo di qualche partita vinta non con pieno merito, pensiamo ad esempio al Milan o al Napoli, è stato decisivo per la spinta), ogni giocatore avrà benefici anche a livello individuale e qualcosa già si comincia a vedere. E questo è un dato confortante sia per il finale di campionato che vedrà la Roma impegnata almeno alla conservazione del quinto posto, sia nella successiva Europa League con un mini torneo ad eliminazione diretta della durata massima di quattro partite. Se Fonseca sarà bravo da arrivare alla sfida con Siviglia con la squadra in buone condizioni di forma e avendo infuso le giuste conoscenze tattiche sul nuovo sistema, magari potrebbe arrivare ai tempi supplemententari anche qualche soddisfazione di cui questa stagione è stata fin qui piuttosto avara. I dati confermano infatti che alcuni giocatori stanno realmente cominciando a fare la differenza: mentre Zaniolo scalda i motori, a centrocampo Veretout, Diawara e soprattutto Mkhitaryan stanno imprimendo poco a poco il loro sigillo. Manca all'appello ancora Pellegrini e bisognerà valutare il reinserimento degli esterni d'attacco nel nuovo sistema. Ma sono tutti problemi dolci per l'allenatore.

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