L'analisi di Fiorentina-Roma: il paradosso del calcio, Gasperini come Ranieri
Il 2025 da record della Roma in continuità con le due gestioni Eppure le differenze tra gli allenatori sono sensibili. E presto verranno alla luce

(GETTY IMAGES)
Che bello poter parlare di una squadra imperfetta, guardando (quasi) tutti gli altri dall’alto verso il basso. Napoli escluso, Napoli campione d’Italia, peraltro, grazie a un campionato, quello scorso, in cui Conte ha costruito la sua impresa mentre la Roma si dibatteva tra crisi ed esoneri che a un certo punto sembravano senza soluzione di continuità. Poi arrivò Ranieri e con il suo buon senso testaccino risolse i problemi della Roma con un cammino nella seconda parte della stagione davvero impressionante. Cosicché si può ora arrivare a sostenere il paradosso che tra la squadra allenata lo scorso anno da sir Claudio e quella allenata da Gasperini quest’anno non ci siano differenze evidenti, se non per l’esasperazione delle marcature individuali che sono un tipico tratto distintivo delle squadre guidate dal tecnico di Grugliasco.
I numeri da record
I numeri sono davvero singolari: 20 le vittorie in assoluto nell’anno solare (solo Barcellona e Real Madrid nelle 5 leghe top hanno saputo far meglio), 14 le vittorie di misura sempre nel 2025 (nessuno in Europa, ha saputo far meglio), 39 il numero in assoluto di gol segnati (tutte le big dei top 5 hanno fatto meglio, il Barça quasi raddoppiando il totale, 73), 13 il numero delle reti subite (nessuno ha saputo far meglio, l’Arsenal la più vicina con 20 gol subiti). E quelli di questa stagione sono totalmente in linea con quelli della seconda parte dello scorso campionato. Dunque, si può sostenere che Gasperini stia copiando Ranieri? Che il calcio di Ranieri e Gasperini in fondo non sia così diverso? Che il sistema di gioco, a prescindere dall’altezza della prima linea di pressione, proponga fondamentalmente le stesse soluzioni? Tutto lascerebbe pensare che le tre risposte possano essere tre sì, eppure nella valutazione complessiva manca la conferma dell’x factor. No, Gasp non sta copiando Ranieri, anzi. Ranieri lasciava volentieri il possesso palla, teneva il baricentro assai più basso, le pressioni non erano quasi mai efficaci, il recupero palla nella metà campo avversaria era decisamente differente. Il sistema di gioco è lo stesso? Lo può sostenere solo chi ritiene che se giochi con tre difensori in fondo la sostanza è quella. In realtà, la linea del baricentro indica una profonda diversità tra le due concezioni che non è solo formale ma anche sostanziale. Anche Juric voleva spingere alle pressioni individuali i suoi giocatori: ma giocando così l’anno scorso a Firenze prese una sveglia clamorosa. Volete sapere la formazione? Eccola: Svilar; Mancini, Ndicka, Hermoso; Celik, Pisilli, Cristante (Koné entrò al suo posto al 32’ pt), Angeliño; Dybala, Pellegrini; Dovbyk. Forse una squadra più forte di quella di domenica. Ma l’anno scorso ognuno andava per conto suo, e dopo il gol iniziale di Kean la squadra si dissolse, questa ha reagito giocando in maniera seria e ha rimontato. In assoluto, i numeri di attacco e di difesa da Ranieri a Gasperini sono sinistramente simili, ma questo ha a che fare con le caratteristiche individuali dei giocatori, la coriacità di un pacchetto difensivo formato da giocatori buoni (Celik), potenzialmente eccellenti (Ndicka), già eccellenti (Mancini), così come non si può chiedere a chi non è mai stato un bomber da 15/20 gol a stagione di diventarlo all’improvviso.
L’esame più complicato: l’Inter
Che cosa dunque è destinata a raggiungere la Roma in questa stagione? Si può pensare di continuare su questi ritmi, in fondo confermando una linea di tendenza che non è stata espressa solo dai primi risultati di Gasperini, ma dall’intero girone di ritorno di Ranieri (in sostanza, 10 mesi di dominio)? Sarebbe bello poter rispondere di sì, confortando l’ottimismo dei più pragmatici che fondano le loro certezze solo sull’ultimo risultato conseguito (e quindi oggi sperano in un titolo, e dopo Lille vedevano i fantasmi del dissesto). Eppure la conformazione della squadra e le difficoltà congenite legate proprio alle caratteristiche tecniche e atletiche ci portano a non essere così ottimisti da pensare di poter reggere il ritmo che imporranno le squadre più forti. Tra queste ce n’è una che per via di un paio di risultati non in linea con le attese continua ad essere sottovalutata: l’Inter. Ecco, in qualche modo si può ritenere che la partita che sarà in grado di fornire qualche risposta un po’ più chiara rispetto alle ambizioni che può vantare la Roma quest’anno arriverà proprio alla ripresa del campionato, sabato 18 ottobre, anticipo serale allo Stadio Olimpico, di fronte al solito pienone di spettatori appassionati. Qui si parrà la nostra nobilitate. L’Inter, a parere di chi scrive, è la squadra più forte d’Italia, con l’organico migliore e una guida tecnica adeguata, un doppio ex, peraltro, Christian Chivu, uno che, proprio come De Rossi, sembra avere le stimmate del grande allenatore e come lui paga solo la colpa di non essere ancora un allenatore affermato. Loro, gli orfani di Lippi e Capello (gente di fronte alla quale va comunque tolto il cappello, se non fosse che poi sono diventati i portabandiera del nichilismo con cui si cerca di abbattere ogni pericoloso sovvertitore del pensiero comune), girano presto il pollice verso e così sia. Ma Chivu potrà diventare un grande allenatore e questa Inter fa già paura.
La misura di quello che manca
Come la affronterà tatticamente Gasperini? Come abbiamo già avuto modo di sottolineare in passato, a volte contro squadre così abili nel 352, Gasp amava adattarsi, schierando due soli difensori centrali, due esterni, due centrocampisti, un trequartista e tre attaccanti, un 4231 modellato solo sulle forme del sistema avversario che potesse facilitare il compito di chi è obbligato a marcare l’avversario (quasi) a tutto campo. La controindicazione per le squadre allenate da Gasp è sempre la stessa: se gli avversari sono in grado di utilizzare tutti gli accorgimenti utili per scansare le marcature, possono essere guai e i tifosi di squadra passano brutte serate. L’anno scorso, ad esempio, al Meazza contro l’Inter, l’Atalanta prese una scoppola impressionante, quattro gol e potevano essere molti di più, una resa quasi senza lottare. Ma non fu un segnale di niente. Certe partite, alle squadre del Gasp, capitano e basta. Stavolta però, la gara assume un significato particolare. Contro la squadra che siamo sicuri dividerà con il Napoli l’ambizione per lo scudetto, Gasp ha l’occasione di mostrare che i punti conquistati fino a oggi non sono solo figli della casualità. Ha due settimane di tempo per studiare la formazione migliore, anche se già oggi molte scelte ci sembrano obbligate. Molto, però, dipenderà dallo stato dei recuperi di Dybala e Bailey. Razionalmente parlando, l’Inter oggi sembra ancora al di fuori della portata della Roma. Ultimamente ha raggiunto un livello di gioco e prolificità impressionante. Se dovesse venire a vincere qui sarebbe solo la conferma che la Roma ha un evidente margine di miglioramento prima di poter puntare all’eccellenza. Ma se le cose dovessero andare diversamente, si potrebbe anche sostenere che quel margine Gasperini l’abbia già migliorato. Sarebbe divertente.
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