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L'analisi di Juventus-Roma

La strada è giusta, ora serve continuità

Contro Milan e Inter Mou ha cercato solo di limitare i danni. Con Napoli e Juventus è stata un’altra squadra. Che promette molto bene

José Mourinho sugli spalti dell'Allianz Stadium

José Mourinho sugli spalti dell'Allianz Stadium (GETTY IMAGES)

02 Gennaio 2024 - 09:48

Seppur con la macchia che in alcun modo però può essere riconducibile all’operato sul campo dell’arbitro – e ci riferiamo ovviamente a quella curiosa applicazione umana che ha anticipato il momento del tocco di tacco di Vlahovic a Rabiot nella rielaborazione grafica dell’azione del gol decisivo – stavolta nella valutazione generale dell’ultima partita del 2023 bisogna partire dai complimenti al signor Sozza, misurato ed equilibrato nella valutazione di tutti gli episodi e capace anche di far correre il cronometro con un grande senso della misura: perché lo zero di recupero nel primo tempo ha corrisposto a poco più di trenta minuti di gioco effettivo e i 6 minuti e mezzo della ripresa hanno compensato le perdite di tempo fino a conteggiare altri trenta minuti (scarsi) di gioco effettivo. Così alla fine si è giocato per poco più di sessanta minuti, quota che per la Serie A è quasi un record ed è anche esattamente il tempo che da più parti si vorrebbe conteggiare per l’ideale svolgimento di una gara di calcio. Detto dell’arbitraggio si può affermare che altri complimenti li meritino anche i due allenatori che hanno regalato alla platea una gara tatticamente molto interessante anche se la trama della partita non è stata troppo spettacolare.

Le mosse di Allegri e Mourinho
Due 352 a confronto. Da un lato la Juventus, con i suoi centrali larghissimi nell’impostazione, il guizzo delle posizioni intercambiabili di Weah e McKennie, una volta mezzali e una volta quinti di centrocampo, con la scelta tecnica di Yildiz al posto di Chiesa e la ricerca sistematica delle linee di passaggio su Vlahovic dalla parte di centrocampo in cui non sempre la Roma ha chiuso gli spazi sulle uscite di Bove. Dall’altro lato la Roma, con i suoi centrali assai più stretti, con la posizione spuria di Bove più alto di Cristante e in pressione su Gatti, a compensare lo sbilanciamento sul centrodestra di Dybala, con gli inserimenti profondi di Kristensen, il baricentro alto e il possesso corto, con quel Lukaku perennemente di spalle rispetto alla porta di Szcsesny (e alla marcatura di Bremer) e quasi mai disposto ad attaccare la profondità nel cuore dell’area di rigore. Chiaro che in una partita così rigidamente impostata non siano arrivate reti in abbondanza, chiaro che i tiri in porta siano stati così pochi (quattro a due), chiaro che in certi contesti chi va in vantaggio ha la quasi certezza di portare a casa il risultato. Eppure di occasioni per entrambe le squadra ce ne sono state (due per parte in quel primo tempo così ben giocato soprattutto dalla Roma) e il pubblico si è comunque divertito.

Gli spazi dietro a Bove
Dei due tempi della Roma sono da sottolineare due aspetti. Il primo è un inconveniente che nella prima frazione di gara si è verificato spesso, tanto da far pensare che non si sia trattato di una casualità, quanto di una scelta ricercata da Allegri: l’attacco diretto alle spalle di Bove con l’impostazione dal basso dei difensori. Andando a rivedere gli episodi, già al 9’ Vlahovic ha ricevuto la palla senza alcun filtro di metà campo romanista, ha guadagato terreno e ha calciato fuori. All’11’ Bremer ha trovato Vlahovic con Ndicka uscito su McKennie (e Bove su Gatti), dal serbo è arrivata la sponda per Yildiz che poi ha chiuso il triangolo facendo ripartire il compagno che è andato fino in fondo e poi ha calciato di destro, ancora fuori. Stessa cosa al 19’: su Gatti è uscito Bove, Ndicka è andato in pressione su Weah (centrale, con McKennie stavolta largo) e Vlahovic ha ricevuto la palla con solo Llorente alle spalle, con un movimento di bacino lo ha spostato e lo ha mandato esterno e lui si è girato verso l’interno ed è andato al tiro di sinistro, salvato da Mancini. Poi la questione si è risolta un po’ per i meccanismi di scalatura applicati in maniera più rapida e un po’ perché le pressioni offensive romaniste hanno funzionato meglio inibendo o comunque rallentando gli sviluppi offensivi dei padroni di casa.

Quante occasioni potenziali
L’altro aspetto da valutare è l’incisività offensiva della Roma nel secondo tempo. Da più parti abbiamo sentito dire che il secondo tempo della squadra di Mourinho è stato insufficiente perché non si è tirato in porta e si è fatto troppo poco per impensierire la Juventus. Aldilà della bravura specifica dei difendenti juventini nel blocco basso, in tutto il secondo tempo giocato con il risultato a favore della Juventus la Roma ha costruito comunque diverse azioni pericolose o potenzialmente tali: si è cominciato con il colpo di testa di Ndicka fuori misura sulla punizione calciata da sinistra da Paredes con la Juventus appena in vantaggio. All’8’ su un gran cross di Dybala da destra Zalewski non ha staccato di testa sul secondo palo quando sembrava in posizione decisamente favorevole. Al 12’ Bove ha ricevuto la palla in area e ha cercato di servire Lukaku praticamente sul dischetto, ma ha sbagliato l’appoggio consentendo a Rabiot di intercettare. Al 13’ Lukaku in area aveva finalmente preso il tempo a Bremer e ha attaccato la porta senza marcatura, ma il cross di Mancini è purtroppo risultato lungo. Poi, sul proseguimento della stessa azione, Dybala ha servito in area Bove in posizione pericolossima, ma Edo ha sbagliato il controllo. Al 14’, sulla conduzione di Paredes, Kristensen ha attaccato Kostic alle spalle con i tempi giusti, tenuto oltretutto in gioco dalla parte opposta da Weah piuttosto addormentato nella risalita della linea difensiva, ma l’argentino non se ne è accorto e non lo ha servito. Al 15’ Kristensen ha guadagnato la profondità e ha servito orizzontale in area, intercettato: ma la vera linea di passaggio che si era aperta era quella in diagonale all’indietro per Lukaku che si era liberato dalle marcature. Al 23’ Dybala da destra ha servito all’indietro Paredes che ha sparato un gran destro, intercettato da Locatelli. Al 26’ uno scarico di Pellegrini ha permesso a Dybala di tirare di sinistro per un giro troppo morbido, su cui Szczesny è intervenuto senza fatica. Al 38’ Dybala ha scaricato per Cristante che ha sparato un destro diretto all’incrocio, Szczesny è andato in volo, ma la palla è stata deviata di testa da Bremer, ha carambolato su Weah, ma non è arrivata ad Azmoun solo, pronto a tirare. Infine al 45’ una punizione di Pellegrini è stata intercettata e deviata di testa da Cristante in anticipo, la palla è andata verso Azmoun solo in area ma lo ha scavalcato di poco finendo tra le braccia di Szczesny.

Che significa questa cronaca? Che la Roma ha costruito una lunga serie di potenziali occasioni da rete che solo per una casualità non si sono trasformati in rete. Il risultato più giusto di questa partita, insomma, sarebbe dovuto essere il pareggio. E la Roma lo aveva meritato tutto, giocando una partita aperta, offensiva e aggressiva. Proprio come era capitato col Napoli (e in parte con la Lazio). Decisamente tutto un altro approccio rispetto alle partite con Milan e Inter. È una nuova Roma e ci piace assai di più. Ora ci saranno Atalanta e Milan per confermarlo, passando magari per ottavi e quarti, si spera, di Coppa Italia.

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