Per la Roma

La più bella parata di Franco Tancredi

Una vita con la maglia della Roma, eppure il momento più emozionante della sua meravigliosa carriera lo vive il 24 febbraio 1991 con la tuta del Torino. Sotto la Curva Sud

PUBBLICATO DA Danilo Per la Roma
14 Settembre 2025 - 08:00

Franco Tancredi ha indossato la maglia della ROMA per tredici anni: una vita.
Dentro la quale ha difeso la nostra porta per trecentonovantuno volte neutralizzando tanti calci di rigore e volando – Superman senza mantello –  per togliere, chissà quante volte, il pallone da sotto al sette con la mano di richiamo. Ha avuto il privilegio, e le capacità, per essere allenato da maestri come Liedholm, Eriksson o Gigi Radice e ha alzato al cielo, per quattro volte, la Coppa Italia.

È il portiere dello scudetto: basterebbe questo. Per uno che ha vissuto, da protagonista, alcune delle pagine più lucenti della storia della ROMA e inciso il suo nome nelle formazioni di molte partite indimenticabili entrando così a far parte, nel 2012, di quella Hall of Fame che, di fatto, lo ha reso immortale.
Tanto, tantissimo: bello-bellissimo. Eppure… se chiedete a Franco Tancredi qual è stato il momento più emozionante di questa meravigliosa avventura risponderà ricordando una partita in cui, pensa un po’, di maglia non indossava quella della ROMA ma quella del Torino: 24 febbraio 1991.

Me lo ricordo quel pomeriggio di campionato perché era la prima volta in cui tornava da avversario: ma quale avversario?!? La Curva Sud lo accolse con diversi striscioni – il più significativo recitava “Ieri, oggi, domani. Franco nel cuore degli Ultrà” – chiamandolo a gran voce e lui, con la tuta granata addosso perché dodicesimo, non si fece pregare per correre verso i suoi tifosi sciolti, tutti, in un interminabile applauso.

“Non ho parole. Sono talmente emozionato ed esterrefatto da quello che mi hanno dato i tifosi della ROMA…che li accomuno in un abbraccio e sarebbe poco. Oggi mi sono sentito importante per loro ed è stata la giornata più bella della mia carriera”, disse dopo il triplice fischio.
Tutto in quelle sette parole: la giornata più bella della mia carriera. Pure senza aver giocato, anche se con un’altra maglia  addosso. Perché, certe volte, la professione non è che un mezzo per vivere tsunami sentimentali dai quali non avrebbe senso non farsi travolgere. E così, oggi contro il Toro proprio come quella volta, la prima cosa che mi è tornata in mente delle sfide contro i piemontesi non è stato un gol o una vittoria… ma la corsa felice di un uomo sotto la sua gente.
Quegli applausi sono per sempre.

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