Per la Roma

"Io sono ancora qua"

Come se il tempo si fosse cristallizzato per questo signore della panchina, capace di fagocitare punti in classifica agli avversari e riuscendo a cancellare dal nostro vocabolario la parola sconfitta

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PUBBLICATO DA Danilo Per la Roma
07 Maggio 2025 - 08:00

Quindici anni fa la ROMA, con un’entusiasmante serie di risultati positivi, riuscì a recuperare quattordici punti all’Inter, probabilmente, più forte della storia. Quindici anni, una vita. Dentro la quale mica è cambiato solamente il calcio ma pure, anzi soprattutto, il mondo intero e il nostro modo di relazionarci. Tanto che verrebbe da chiederci cos’è rimasto di quello che eravamo e di quello che siamo stati.

Claudio Ranieri, prima di tutto.
Come se il tempo si fosse cristallizzato per questo signore della panchina capace, oggi come allora, di fagocitare punti in classifica agli avversari riuscendo a cancellare dal nostro vocabolario la parola sconfitta. Perciò eccolo, a proposito di punti, quello di contatto con il passato: il mister. Con il suo linguaggio pieno zeppo di espressioni che provengono, senza filtri, dall’epoca color pastello dei pomeriggi romani trascorsi sulle sedie di plastica intrecciata fuori dai bar dove un caffè poteva durare una eternità. La ROMA delle macellerie, degli aghi di pino, le grattachecche e i mercati rionali.
Perciò questo cambiamento con Ranieri “Se l’è presa ‘n saccoccia”.

Anche se, a cercare, l’allenatore giallorosso non è il solo a esser riuscito ad attraversare il tempo. Già, perché se guardate bene... sono rimasti anche i Romanisti. Non tutti, certo. Alcuni durante tutte queste stagioni, loro malgrado, hanno dovuto mollare per questioni anagrafiche mentre altri si erano fatti inculcare l’ignava idea del disinnamoramento: da non crederci! Quelli che, negli anni, hanno anteposto le persone al bene comune: adoravano Sensi e non sopportavano Pallotta, adoravano Pallotta e non digerivano i Friedkin. E poi Luis Enrique era inesperto, Zeman, Garcia e Fonseca chissà cos’altro e Mourinho, pensa un po’, un problema anziché la soluzione.
Una sterminata, e insopportabile, schiera di partiti, fazioni e seguaci scesi a patti con la loro passione: si chiama spreco d’amore.
Nulla di più lontano, insomma, dai tifosi cresciuti a pane e ROMA e che la ROMA non la barattano con niente e con nessuno. E mentre tutti quegli altri si sono sparpagliati... loro, i Romanisti, sono rimasti fermi lì: al posto loro.
Quindici anni dopo gli unici a riconoscersi con Claudio Ranieri.

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