La versione di Faber

Roba di questo mondo

Conta la Roma. Infinitamente più della manciata di follower acquisita tramite tendenza al trash o al facile insulto da cortile, di cui sono vittime Dovbyk e Ferguson

(GETTY IMAGES)

PUBBLICATO DA Fabrizio Pastore
13 Ottobre 2025 - 18:40

In principio fu De Rossi. Più che a prologhi sospesi fra sacro e profano, il riferimento è all'incipit di una storia di cui avremmo fatto volentieri a meno. Quella in cui Daniele è stato suo malgrado apripista del giocatore oggetto di insulto “interno”. Dove per interno si intende parte del mondo romanista – o sedicente tale – con tutte le eccezioni del caso. Pur avendo spalle larghe e un curriculum che parlava per lui, DDR ne è uscito soltanto a carriera già abbondantemente avanzata e in larga dose per l'onda emotiva seguita all'addio di Totti

Dinamiche da era social. Discutibili, per non dire pessime. Ma dure a morire. Anzi, lo spostamento progressivo verso il centro della comunicazione globale ha permesso agli utenti dei vari network di ergersi a maitre a penser, sia pure in assenza di specifiche competenze. Così i post di perfetti carneadi hanno acquisito sempre maggior forza, in direzione univoca. Quella dell'invettiva, molto spesso pregiudiziale. Una sorta di rievocazione della pubblica gogna, con l'aggravante del filtro della distanza, che paradossalmente protegge chi sfregia per professione.

Lasciando l'analisi generale del fenomeno a chi è del ramo, ci concentriamo sulle vicende di casa nostra. Anche qui però si tratta di storie di tutti i giorni, almeno da qualche anno a questa parte. Da quando cioè le sentenze sono emesse ancora prima di andare a dibattimento. Con largo anticipo sulla visione delle prove. Lorenzo Pellegrini è stato a lungo archetipo del romanista dileggiato, infangato, attaccato. Ben prima di fornire prestazioni al di sotto delle aspettative. La scorsa stagione è diventata per lui senza dubbio negativa sul campo, ma era già nata sotto pessimi auspici, con bordate di fischi mirati in un Olimpico privo della Sud. Frutto (marcio) del solito chiacchiericcio infamante. I nuovi criteri gerarchici gasperiniani e l'ennesimo gol decisivo al derby sembrano aver avuto l'effetto di una tregua, più che di un ripensamento collettivo. Ma i rigurgiti carichi di bile sono ancora lì, dietro l'angolo.

E in mancanza del bersaglio preferito dai massimi esperti di spargimento di veleni, l'obiettivo si sposta a piccoli passi. Quasi di settimana in settimana, in un'estenuante ricerca dell'agnello sacrificale sull'altare di qualche follower in più, direttamente proporzionale alle offese dispensate. È toccato a Dovbyk, riaccolto a denti stretti dopo il gol al Verona, salvo essere nuovamente crocifisso per gli errori dal dischetto con il Lille. Tocca ora a Ferguson, passato dalle esaltazioni estive condite da paragoni anche ingombranti, agli epiteti attuali, nemmeno fosse l'attaccante più scarso mai sbarcato nella Capitale. In una sottospecie di grottesca staffetta dell'insulto al proprio centravanti. Con l'obiezione sempreverde all'occorrenza, nei confronti di chi si azzarda a far notare il palese tafazzismo: «E allora non si può criticare?». Si può, si può. A patto che si tratti di critiche costruttive e non precostituite, quando non di scherno (che gusto c'è a farlo sui propri giocatori prima o poi ce lo spiegheranno) o peggio ancora di insulti, a volte anche personali.

Al di là di ogni considerazione su una squadra che è prima (Prima, P-R-I-M-A, vale la pena sottolinearlo e scandirlo) in classifica, sarebbe utile richiamare le radici del tifo romanista. Intrinsecamente, quasi per vocazione, vicino a chi è in difficoltà, anziché incline agli spari sulla croce rossa. E sempre, sempre, sempre, al fianco di chi indossa i propri colori
Conta la Roma come entità. Per semplici e banalissimi sillogismi, se i singoli che la compongono vengono sostenuti, aiutati a rialzarsi da fasi difficili, tenderanno a migliorare; se fanno bene loro, ne trarrà giovamento tutto il gruppo. E quindi anche chi lo sostiene.
Conta la Roma. Infinitamente più della manciata di follower acquisita tramite tendenza al trash o al facile insulto da cortile.
Conta la Roma. In assoluto. Almeno per chi è parte di questo mondo.

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