Candela: "Ho visto il derby con Totti. Pellegrini? Ho esultato come avessi segnato io"
Le parole a Radio Romanista: "Koné sta diventando un giocatore da 9,5. Deve crescere davanti la porta, ma sa gestire le palle, è forte fisicamente e fa le scelte giuste"

(GETTY IMAGES)
Intervenuto sulle frequenze di Radio Romanista, durante Secondo Tempo, Vincent Candela ha parlato della vittoria arrivata al derby. Di seguito il pensiero e le emozioni.
È un buon pomeriggio!
"È più facile quando si vince. È stata una bella domenica".
Bellissima. È un piacere immenso ritrovarti. Quando hai visto Pellegrini tirare e la rete gonfiarsi, che hai pensato?
"Ho esultato come se avessi segnato io! Ero a Istanbul su un pullmino e la stavo guardando su un telefonino... Pellegrini è stato criticato, ma ho sempre creduto in lui. Se sta bene, è un giocatore importante. Ha messo in pratica quello che chiede Gasperini, come tutta la Roma, tant'è che il gol arriva su pressing alto. E sotto la Curva Nord non è facile. Spero di rivederlo presto in campo: ora starà meglio e anche fisicamente sta lavorando tanto, lo aveva detto anche il mister. Quando uno sta bene, si gestisce meglio il campo. Per lui sono stato contentissimo".
Eri con Totti, quindi...
"Aveva lui il telefonino su cui abbiamo visto la partita! C'eravamo io, Panucci, il Capitano...".
Si era parlato della possibilità. La scelta che fa Gasperini in una partita del genere è coraggiosa.
"Gli allenatori importanti fanno scelte del genere ogni giorno. Si fa tutto con i giocatori che si hanno. Hanno sicuramente parlato spesso e sono stato felice di vedere questa squadra. Mi è piaciuta tantissimo la formazione schierata nel derby".
C'è rammarico per gli ultimi 10 minuti?
"È stato un 1-0, così come con Bologna e Pisa. Dobbiamo essere più incisivi. Ma il palo per i tifosi è stato ancora più bello! Il mister, invece, è normale che dica di dover lavorare su quegli ultimi attimi. Si potevano evitare".
Da un francese all'altro... Passando al nostro, Manu Koné: ieri lui ha fatto una gara clamorosa.
"Koné sta diventando un giocatore da 9,5. Deve crescere davanti la porta, ma sa gestire le palle, è forte fisicamente e fa le scelte giuste. Sta diventando impressionante. Ha i colleghi di reparto, che fanno lavoro sporco, come Cristante e Pellegrini. Quindi, sono importanti anche loro, perché si capiscono, nella difesa, nel pressing e nell'attacco con la palla. Si può passare dal 3-4-3 al 3-5-2, sono connessi e questo è importante".
Di Koné sta piacendo molto la mentalità. Dopo le voci è rimasto dentro la Roma, anche mentalmente. E quell'esultanza...
"L'esultanza è stata bellissima! Lui ha la testa sulle spalle, gli piace Roma e le sta dando tanto. È diventato titolare con la Francia... Le chiacchiere ci stanno, ma il Koné che conosco è quello che dà il 120%. Una persona seria".
Mancini resta una certezza. Da difensore, anche se giocavi sull'esterno, come lo giudichi al derby?
"Anche lì, veramente, Mancio sta facendo belle partite e sta crescendo. È un grande giocatore, che è cambiato e sta cambiando ancora. E' più consapevole e sicuro, prende più rischi in fase offensiva, anche se già in precedenza lo faceva. Era disordinato. Ora è più maturo e mi piace questo. Ancora di più. Non è solo braccetto, adesso comanda dietro ed è ancor più incisivo e importante nella difesa. Anche se, a volte, deve seguire l'uomo e fare cose che prima, magari, non faceva".
Poi c'è il Mancini romanista che una volta terminato il derby è il più 'matto' di tutti... Anche tu non sei nato qui, ma la Roma ti è rimasta dentro. Che cos'è che prende così tanto?
"Io parlo per me. Quello che vedo è che Mancini è gioioso, adora il calcio. Ed è naturale. Stavolta mi è piaciuto di più, con la bandiera della Roma... L'altra volta era stato sicuramente un caso! (ride, ndr) Lui è sincero, concentrato e dà il massimo. Poi, la passione è una cosa bellissima. Lui vive così ed è questa la bellezza di tutto ciò".
Il giorno dopo che si vince il derby, ti guardi gli sfottò?
"Io no, quando giocavo no. Vittoria o sconfitta, a me piace il campo e giocare. Anche oggi, togliendo la Roma, è difficile che poi vado a vedermi la finale di Champions League. Se gioca la Roma sì. Quando giocavo, dopo avevo tanto da fare (ride, ndr). Ero così. Non mi piace tanto guardarlo, guardo solo la Roma. Un conto è la Roma, il resto no. Il giorno dopo il derby, però, bisogna guardare avanti: il derby vinto ti fa viaggiare, allenare in un modo diverso, è importante per almeno le 2 o 3 partite successive".
È incredibile come la nostra storia sia ricca di legami indissolubili tra ex calciatori e club: come il tuo caso, come quello di Rizzitelli...
"Sono 30 anni che sono a Roma. È difficile spiegare, diciamo che a Roma è anche facile viverci. Mi sono trovato subito bene, ho un feeling particolare con la gente. C'è il sole, il mare vicino, mi vogliono tutti bene. Non capisco come non potrei star bene. Per me è facile, mia moglie è di Roma, le mie figlie sono nate a Trastevere".
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