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Striscione per De Rossi, parla il ragazzo multato: «Un'assurdità, vi racconto tutto»

Il Romanista ha intervistato il protagonista di una vicenda grottesca: «Io sono contento che abbiano multato solo me, ma non ha proprio senso questa cosa»

20 Dicembre 2017 - 08:04

Colpevole di esporre insieme ad altre persone lo striscione per il Capitano della Roma. Giovanni - lo chiameremo così, perché preferisce restare anonimo - ha ricevuto venerdì una multa da 167 euro per aver contribuito ad esporre lo striscione "Sangue romano... DDR nostro capitano" in Curva Sud durante Roma-Spal. La stessa partita in cui, dalla parte opposta dello stadio, ai tifosi ferraresi veniva impedito di accedere con la bandiera recante il volto di Federico Aldrovandi. Il tono di voce di Giovanni al telefono oscilla tra lo stupito, il dispiaciuto e l'arrabbiato. «Ci sono rimasto male sia per me sia per la Curva. Avevo preso posto proprio nella fila in cui è stato passato lo striscione da esporre. Mi hanno chiesto se volevo tenerlo, io ho chiesto cosa c'era scritto. Mi hanno risposto che era per De Rossi e ovviamente non ci ho pensato due volte». Per ora, risulta essere l'unico multato tra le decine di persone che reggevano lo striscione: «Stavo con altri amici e a loro non è arrivato nulla».

La multa è arrivata in virtù del regolamento d'uso dello Stadio Olimpico, che vieta di "introdurre ed esporre striscioni diversi da quelli esplicitamente autorizzati dal Gruppo Operativo per la Sicurezza su richiesta della Società Sportiva". Lo striscione per De Rossi, così come tutti gli striscioni nella storia della Curva Sud, non è stato autorizzato da alcuna autorità. Quindi, a rigor di regolamento, non poteva essere esposto. Così come tutti gli striscioni esposti da quando c'è questa regola. La vicenda ricorda un po' quella per le multe per chi cambia posto: un comportamento sulla carta (ottusamente) vietato, che non viene quasi mai punito, tranne in alcune occasioni. Solo che le multe per il cambio posto sono giunte sempre a componenti dei gruppi organizzati della Curva Sud, tanto da far sospettare una selezione "mirata" dei multati. In questo caso no: «Vado allo stadio quando capita e vado in Curva perché mi piace, ma non faccio parte del tifo organizzato», racconta Giovanni. Che, ovviamente, a fine partita non immaginava minimamente di essere stato multato: «Mi ha chiamato al cellulare la polizia e mi hanno convocato al commissariato vicino via delle Medaglie d'Oro, dove mi hanno dato il verbale. A multarmi è stato però il commissariato di Prati, dove sono stato convocato per parlare, non so cosa mi diranno».

Continua Giovanni: «Il regolamento dice che è vietato "introdurre ed esporre" striscioni. Ma questo è tutto da vedere, io non ho introdotto proprio nulla. Io ero semplicemente in Curva e mi hanno passato uno striscione. Io che ne so se uno striscione è autorizzato? All'ingresso fanno le perquisizioni e quello striscione è stato fatto entrare,non posso verificare io che sia autorizzato o no. Ma, al di là di questo, mi sembra assurdo multare qualcuno per uno striscione che tra l'altro non riportava alcuno sfottò o frase offensiva. Io sono contento che abbiano multato solo me, ma non ha proprio senso questa cosa».

Ma Giovanni non ci sta. «La multa, per ora, non la pago. E penso di fare ricorso. Il mio avvocato mi ha detto che se un giorno mi succederà un'altra cosa, ad esempio se verrò multato per aver cambiato posto, risulterà che mi hanno fatto già una multa e sarò considerato recidivo: in questo modo potranno darmi il Daspo e vietarmi di entrare negli stadi senza che io abbia fatto nulla. Invece se faccio ricorso e lo vinco la multa viene annullata, è come si riparti da zero. Io sono incensurato, questa cosa mi scoccia abbastanza, non ho fatto del male a nessuno. Sono cose che succedono solo a Roma, non capisco il perché. E quasi sicuramente farò ricorso. Per principio. La potrei pure pagare, 167 euro non mi rovinerebbero, ma sono innocente e non voglio». Noi siamo con lui e vi aggiorneremo sui futuri sviluppi.

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