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[Punto e Virgola] Di Francesco, quel garbo che conquista

Daniele Lo Monaco sottolinea i pregi di una comunicazione mai sopra le righe

22 Ottobre 2017 - 10:03

Chissà come si dice in abruzzese homportamenti justi. Eusebio Di Francesco ci ha messo un po' per scrollarsi di dosso il peso dell'eredità del suo predecessore toscano, un altro partito dalla provincia e poi venuto nel mondo a far capire perché a volte sono proprio quelli fuori dai giri metropolitani a conquistare tutti. Con i comportamenti, certo, e anche con quella solidità di carattere temprata tra i campi o nelle difficoltà di vite periferiche, quando si impara a parlare poco e diretto, ci si fa apprezzare per la sostanza più che per la forma, si guarda negli occhi invece di girarci intorno. Anche ieri l'allenatore della Roma ha avuto un paio di picchi in conferenza rivelatori della sua personalità garbata. Nel mondo delle iperboli e delle suggestioni social, quando ha paragonato Dzeko a Van Basten se n'è quasi vergognato, ha premesso che «non voleva offendere nessuno» e che azzardava un paragone solo a patto che fossero chiare le «dovute proporzioni». Eppure il rendimento recente di Edin giustifica il paragone, reso suggestivo dal fantastico gol, alla Van Basten appunto, di Londra. E di reti finora alla Roma in 100 partite ne ha segnate 59, con una media di 0,59 a partita. Van Basten al Milan segnò 90 reti in 149 partite, media di 0,61. Siamo lì. Ma Difra se n'è scusato.

Poi ha specificato, giustificandosi di non aver sentito i buu razzisti a Londra, come successo peraltro a quasi tutti i 41.000 spettatori di Stamford Bridge compreso chi scrive, che a lui queste cose quando si verificano danno fastidio perché «sono uno che le nota». Non è il cittadino che si gira dall'altra parte, insomma. Lo avevamo già capito a sentir parlare chi con lui porta avanti un bel progetto di beneficenza e solidarietà. Dev'essere per questo che anche i giocatori della Roma stanno seguendo Eusebio fino in fondo, e attraverso il gioco stanno a poco a poco risalendo le posizioni in cui li avevano relegati quelli che per una sconfitta in amichevole a Vigo avevano già bollato squadra e allenatori come inadeguati. Si vede alla fine dove arrivano i cavalli, o i ciclisti, direbbe il papà di Eusebio che non per caso ha chiamato Fausto il primogenito. Nel giro d'Italia oggi si fa tappa a Torino, squadra tosta come il suo allenatore, e mille nuovi problemi di formazione per la Roma. Ci mancava pure la defezione di Fazio. Vedremo una difesa inedita,il rientro dei romani, la proposta offensiva affidata probabilmente a Ünder e El Shaarawy accanto a Dzeko, intoccabile. Sia come sia, vedremo la Roma: nelle grandi squadre, un cambio di fattori non stravolge il prodotto finale: «Ho fatto vedere ai ragazzi il secondo tempo col Napoli prima di Londra. E si sono convinti di essere forti». Comportamenti giusti. Come si dice in abruzzese?

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