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Le parole stanno a zero, da Edin in giù

Non è importante il labiale del capitano ma quello che verrà dopo, non la domanda ma le risposte, a partire dalle sue. Domani un solo risultato

, di LaPresse

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22 Gennaio 2021 - 10:22

Si è dato molto risalto, in questi giorni, alla reazione avuta da Edin Dzeko, martedì sera, dopo il gol del definitivo quattro a due dello Spezia sulla Roma. Alcuni, ai limiti della morbosità, si sono messi a studiare ogni labiale del bosniaco per riuscire a capire – forse sarebbe il caso di dire… intuire – le parole che avevano preceduto la domanda finale: «Ma chi siamo?!?». Devo confessarvi una cosa: non me ne frega niente. Già, zero. Zero di cosa arriva prima di quel punto interrogativo. Tanto-tantissimo, invece, di tutto quello che verrà dopo. Perché più che aspettarsela dai compagni, una risposta, sarà Dzeko a dovergliene suggerire una: quella giusta.

È il capitano della squadra, quello con il curriculum più lungo, il giocatore di maggior blasone, quello registrato prima all'anagrafe: se il mare è in tempesta spetta proprio a chi ha i gradi il compito, difficile ma stimolante, di motivare il resto della ciurma, scuotere quelli che hanno iniziato a tremare, indicare la direzione a quelli che non riescono più a vedere l'orizzonte. Si chiamano responsabilità. E, storia vecchia, sappiamo bene come nei momenti difficili sono, sempre, tutti molti bravi nel nascondersi, abbassare la testa come fossero tornati alle elementari e la maestra, scorrendo il dito sul registro, stesse scegliendo chi interrogare. Macché: alzate la mano, Dzeko per primo. Fatevi dare il pallone, uscite allo scoperto. Adesso. Senza liquefarvi nell'inerzia sociale: se le responsabilità scorrono senza fermarsi su nessuno, accadrà che tutti perderanno. Manco per niente. E torno al capitano allora, quello che per primo deve mettere una zeppa e bloccare questo meccanismo che danneggia lo spogliatoio come la ruggine una bicicletta. Pedalare, non è uno slogan: è la realtà.

Pedalate, non cercate alibi. Che se fossi stato mister Fonseca, tre giorni dopo il derby che non abbiamo giocato, avrei schierato gli stessi undici in Coppa Italia: voi avete perso contro la Lazio, voi oggi conquistate i quarti. Né uno né l'altro, e in quattro giorni vi siete giocati un bel pezzo di credibilità. E allora? E allora fate una cosa: guardate la classifica, cercate la Roma. Per scoprire, se già ve lo siete dimenticati, che siete terzi a pari merito con il Napoli. Sapete una cosa? Lassù vi ci siete arrampicati da soli, senza scorciatoie. Per questo, adesso, sarebbe un sacrilegio lasciarvi confondere dal consueto torpore d'inizio anno. Per questo, domani pomeriggio, sarete chiamati a scendere in campo per l'unico risultato disponibile. E per questo, torno all'inizio, non ho avuto voglia di interpretare il movimento delle labbra di Edin Dzeko per capire le parole prima della sua domanda. Perché mi interessa, semplicemente, conoscerne la risposta.

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