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Due punti

Le finali non si giocano, si vincono

Vietato perdere ma si dovrà giocare per vincere. I turchi sono una squadra molto diversa da quella battuta nella prima gara del girone all’Olimpico

La Roma nella gara d'andata contro il Bakasheir, di LaPresse

La Roma nella gara d'andata contro il Bakasheir, di LaPresse

28 Novembre 2019 - 09:57

È una finale. Inutile girarci intorno con inutili giri di parole. Nessuno lo avrebbe immaginato nel giorno del sorteggio, ma le nefandezze arbitrali nelle due partite contro il Borussia Moenchengladbach e l'apatica partita giocata in casa del Wolfsberger, stasera mettono la Roma nella condizione di non poter sbagliare. Che, in questo caso, vuole dire non perdere per poi puntare ai tre punti nell'ultima fatica del girone, all'Olimpico, contro gli austriaci. Ma sarebbe un errore che potrebbe rivelarsi fatale pensare di poter gestire il risultato. Bisognerà scendere in campo, come ieri ha sottolineato più volte Paulo Fonseca, per battere i turchi, superarli in classifica e puntare ancora al primo posto in classifica.

Per riuscirci, la prima cosa che dovrà fare la Roma, sarà quella di dimenticare i novanta minuti giocati contro i turchi all'Olimpico. Semmai ricordare solo i primi quaranta di quella partita, peraltro giocata all'alba della stagione, con le due squadre che erano ancora un cantiere aperto, quando tutto sembrava meno che una passeggiata di salute. Finì, come ricorderete, con una rotonda quaterna giallorossa. Ecco, sarà il caso di dimenticarla. Innanzitutto perché il Bakasheir, a oltre due mesi di distanza, è tutta un'altra squadra, dato oggettivo evidenziato dal fatto che da quella notte romana non ha più perso una partita, scalando la classifica in campionato (ora sono secondi a due punti dalla prima, all'epoca erano in zona retrocessione) e conquistando il primo posto nel girone europeo, primo posto che stasera gli consegna un match ball, se vincono possono già festeggiare la qualificazione ai sedicesimi di finale.

In più la squadra che è stata di Cengiz Under, alle sue spalle avrà tutta la Turchia, non tanto perché è la squadra che pare avere le simpatie del grande capo Erdogan, ma per il semplice fatto che il calcio turco di club in questa stagione sta andando piuttosto male e rischia di perdere la qualificazione diretta ai gironi di Champions League per la squadra vincitrice del campionato. Siamo pronti ad accettare anche una Roma brutta, sporca e cattiva per tornare da Istanbul con prospettive europee coerenti con quegli che erano gli auspici di inizio stagione. Nessuno a Trigoria, infatti, ha mai nascosto come l'Europa League sia un obiettivo concreto di questa stagione, l'idea e la voglia di arrivare in fondo sono state manifestate in tutte le occasioni, pensare di dover chiudere il passaporto in un cassetto fino alla prossima stagione, sarebbe un'eventualità davvero da evitare, se non altro per poter continuare a sperare e sognare di poter tornare finalmente a vincere qualcosa. Danzica, sede della finale, è ancora molto lontana, ma sarebbe un colpo basso doverla già cancellare dalla nostro cartina geografica.

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