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COGITO ERGO SUD

Un autogol a metà dicembre sotto la Nord e viene Natale

È una Roma che si specchia non per narcisismo ma per vedere cosa non va, e non per mettersi il trucco ma per alzare la faccia con la faccia che ha

La squadra festeggia il gol di Diego Perotti, di LaPresse

La squadra festeggia il gol di Diego Perotti, di LaPresse

16 Dicembre 2019 - 08:59

La Roma sa reagire e sa rimediare, innanzitutto alla brutta copia di se stessa (che l'anno scorso era l'originale) vista contro il Wolfsberger, e poi all'avversario di turno, ieri la Spal. Sa imparare. Anzi no: impara. Abbiamo smesso di farci del male, quando capita (con l'ultima del girone) non ci sta bene, non ce lo nascondiamo e ci mettiamo di buzzo buono per evitare la recidiva con l'ultima in campionato. L'anno scorso le recidive erano esponenziali, erano le costanti, erano sfiancanti; eravamo in un loop di frustrazioni e ansie, da cui siamo usciti solo quando è finito tutto (Chievo, Cagliari, Udinese, Genoa, Spal due volte e molti eccetera, ve le ricordate?). È una Roma che si specchia non per narcisismo ma per vedere cosa non va, e non per mettersi il trucco ma per alzare la faccia con la faccia che ha. Allo specchio è una simmetria perfetta per vedere tutte le differenze del mondo con la Spal fra ieri e l'anno scorso, oltre che fra ieri e giovedì sera, per vedere i segni della crescita e quelli delle cicatrici: lo scorso campionato con la Spal iniziammo bene-benino come ieri, poi un rigore di Petagna a fine primo tempo bastò e avanzò per - puff - farci sparire: finì 0-2.

Quest'anno, cioè ieri, andiamo sotto allo stesso modo, più o meno allo stesso minuto, ma poi invece di prenderne un altro, gliene facciamo tre. Quasi in scioltezza. Mantenendo soprattutto una cosa al suo posto: la testa. Questa Roma reagisce, questa Roma rimedia, va in puzza, ma resta calma, rosica ma affina l'idea perché non le va più di stare male. Sembra finalmente volere volare. Essere felice. L'ultima volta che aveva chiuso in svantaggio in campionato all'intervallo (0-1) prima di vincere alla fine (3-1) è stato più di tre anni fa: il 26 ottobre 2016. Quel giorno Alessandro Florenzi s'infortunò. C'è un senso ed è proprio questo: reagire, rialzarsi, rigirare una situazione difficile, partire dallo svantaggio di un infortunio, di un risultato, di una maledizione, di una chiacchiera, di un'etichetta, togliersela e vincere. Sorridere. La vittoria di ieri anche per questo ha il volto dell'attuale capitano. Ed è solo un bene per tutti. Non facciamoci più del male. Non è un caso che adesso vinciamo per autogol, non è un caso che il migliore in campo sia stato chi tre giorni fa se l'era fatta un'autorete: in questo campionato è già successo tre volte e sempre sotto la Nord (ieri, col Cagliari e coi turchi). D'altronde è con un'autorete a metà dicembre sotto la Nord che i romanisti hanno scoperto che esiste veramente Babbo Natale. Domani son quasi vent'anni. Auguri.

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