Il nostro stemma
Tre lettere, ASR, intrecciate come filamenti di dna a significare l’unione da cui nasciamo. Sopra la Lupa che allatta i gemelli: l’assassino e la vittima, il pio e l’empio, il bene e il male. È Roma sovrana del mondo

C'è la Lupa sopra tre lettere: ASR. L’acronimo che all’origine e in ogni sua rappresentazione s’incrocia: le tre lettere sono sempre state legate, intrecciate, come dei filamenti di DNA a significare l’unione da cui nasce – appunto - l’Associazione Sportiva Roma. Sopra tutti gli intrecci e i destini del mondo c’è la Lupa simbolo di Roma che allatta i gemelli, Romolo e Remo: l’assassino e la vittima, il pio e l’empio, il buono e il cattivo, il bene e il male. È un Tao sporco di latte e sangue lo stemma della Roma. La Lupa, Roma, sta sopra il mondo e quelle tre lettere rappresentano tutto ciò che c’è dentro: le tre squadre da cui è nata, l’Alba che è l’anima popolare, il Roman quella aristocratica, la Fortitudo quella cattolica.
S’intrecciano formando il tessuto della città: Roma madre di tutto, slabbrata, santa e puttana, città aperta, piena di grazia e disgrazia. La Roma è unione di ciò che era diviso ma che anelava all’uno: identificarsi nel sentimento che è l’amore per Roma. Per questo la Roma ha vinto ogni volta che è stata unita (pensate all’83 alla sensazione che avevamo di essere Noi, o al 2001 con la necessità di vendicare lo scudetto di quelli). Nel comunicato che annuncia il ritorno della Lupa con l’ASR per il Centenario (poi vedremo come sarà il rebranding – scusate la parolaccia – definitivo) c’è anche un’altra spinta all’unità: la nascita della Roma si festeggerà il 22 di luglio. Si è andato incontro al sentimento popolare, senza però disconoscere lo spirito dei padri che il 7 giugno del 1927 la fondarono. Nemmeno Gesù è nato il 25 dicembre. Il Natale è dove c’è l’amore per Roma. Sarà pure una paraculata per i romanisti 1.0 come ho letto su X (io se possibile sono più indietro, un -1.0), chissenefrega. Uno stemma, una data, una città, una squadra. Quello che manca forse è un’autocritica per tutto quello che si è sbagliato da Budapest a Ranieri: cioè tutto.
Ma per quelli che urlano “Vojo i campioni, ce mettessero pure una mucca sulla maja”, io rispondo che la mucca la tifate voi, io tifo la Lupa e che pure io voglio vincere, ma per farlo servono proprio unità e identità. Basta pure quelli che detestano Friedkin perché pallottiani, basta ai friedkiani perché detestano Pallotta, W chi nella critica ci ha messo sempre in testa e nel cuore la Roma, W i romanisti che si esaltano nella lotta. W chi ha lottato per questo e contro le barriere, viva chi non si è accontentato della toppa (lo stemma sulle mascherine e su terze o quarte maglie), chi ha preteso rispetto dopo l’assenza al funerale di Losi, chi ha lavorato con sofferenza e amore da dentro per un lavoro che è iniziato da tempo (ben prima dell’arrivo di Claudio Ranieri).
Ce la facciamo a non dividerci?
Anche contro il mondo, tanto sopra c’è la Lupa “che i gemelli nutre, e si chiama Roma la sovrana del mondo”: lo ha scritto Johann Wolfgang von Goethe nelle ”Elegie romane” nel 1788 e la Curva Sud, il 15 aprile 2018 in un Lazio-Roma. C’è la Lupa sopra tre lettere: ASR. Quando le unisci diventa poesia.
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