Tieni in alto i tuoi color
Con l'Atheltic era "solo" un ottavo di Europa League, questo con la Fiorentina è come un quarto di finale per andare in Champions. Portate la bandiera, giochiamo sempre per quella

(GETTY IMAGES)
A fine ottobre, a Firenze, perdemmo la dignità, nelle ultime 18 partite abbiamo rimediato e riparato la classifica, ma quella partita va ancora sanata. Oh, certo conta più per andare in Europa, quindi va bene vincere con un gol piccolo piccolo, ma quel 5-1 fu persino più brutto del tabellino e, quindi, sarebbe doppiamente imperdonabile steccare oggi.
L’imperdonabile rossore della vergogna dei mesi di settembre e ottobre, oggi viene sostituito dal rosso Roma e dal giallo Roma delle bandiere (acclarati i pantoni, definiamo pure i nomi dei colori): portatele. Se con l’Athletic valse “solo” un ottavo, questo è un quarto di finale per andare a giocare la Champions o almeno l’Europa League, o almeno almeno, la Conference. Perché delle quattro che restano non possiamo sbagliarne una per arrivare in Europa dove è giusto, santo e doveroso stare. Non fidatevi della Fiorentina stanca e distratta dalla Conference (a proposito avete visto i 60.000 del Betis, e giocatori come Isco, Lo Celso, Anthony impazziti di gioia per l’andata della semifinale di quelle che chi non è romanista definisce “coppetta”?), loro verranno qua, come noi siamo andati a Milano: vincere, anche perché col pari ci farebbero poco e proprio perché come riserva mentale, come cantuccio dove riparare, come grande obiettivo hanno la finale della “coppetta”, proveranno a giocarsela alla grande. E poi a Firenze ancora fanno festa per un paio di risultati ottenuti negli ultimi tempi contro di noi, come d’altronde noi facemmo festa quando nel 1993 andarono in serie B (anche perché ce li mandammo noi).
Roma-Forentina nel grande romanzo della Roma è un romanzo a sé scritto da decine, macché dico decine, milioni (quanto vale Batistuta?), di doppi ex: Pruzzo, Liedholm, Mazzone, Bernardini, Ranieri, Salah, Da Costa, Graziani, De Sisti, Vierchowod, Toni e tanti eccetera fino ad arrivare a citare doverosamente Maldera e Astori. Poi c’è Edoardo Bove che pure se all’andata ci ha segnato e che se adesso non sta giocando, non riesco a definirlo ex della Roma: forza Edo, e grazie ancora per averci portato a Budapest con quell’allenatore che ti teneva per mano (e che oggi arrivava 4 anni fa...). È stata la prima partita di Amadei. Quella della doppietta Scudetto di Bruno Conti, quella Divina del tacco del Divino, la stessa dell’infortunio di Ancelotti, la prima del nuovo brutto Olimpico con un gol spudorato di Voeller, la stessa prima all’Olimpico in A di Aldair, quella delle lacrime dolce-amare ma solo di pura gioia per noi di Batistuta, quella della doppietta fantasma di Bartelt, quella da giocare stasera. In palio c’è sempre la bandiera quando gioca la Roma. Dopo l’“andata”, anche perché stavolta non c’è ritorno, conta un po’ di più. Portatela, affidate al cielo quei colori che non devono più conoscere il viola di una vergogna.
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