Veloccia: «Avanti così per il nuovo stadio»
L’Assessore all’Urbanistica di Roma Capitale intervistato da Il Romanista: «Recuperate altre aree per far lavorare la Roma. Vogliamo ridurre al minimo i tempi»

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Lo Stadio della Roma sembra essere giunto finalmente a un punto di svolta, dopo la soluzione a uno dei problemi che in questi ultimi mesi sembrava poter - se non compromettere - quantomeno rallentare un iter che abbiamo sempre saputo essere difficile. Il riferimento è al famigerato bosco di Pietralata, un’area verde dall’evidente poco valore (come ormai certificato), su cui però i vari comitati contrari allo stadio stavano costruendo la base di numerosi ricorsi. Con la relazione depositata dal dottor Mauro Uniformi lo scorso 12 agosto la querelle sembra definitivamente superata, e ora tocca alla Roma concludere il lavoro preliminare e poi consegnare il progetto definitivo in Campidoglio. L’obiettivo dichiarato dalla società giallorossa è quello di disputare almeno una partita della stagione 2027-28, quella del centenario, nel nuovo impianto. Per capire a che punto siamo abbiamo deciso di disturbare chi per il Comune sta seguendo il dossier Pietralata dal primo giorno, l’Assessore all’Urbanistica di Roma Capitale, Maurizio Veloccia.
Assessore, qualche giorno fa è stata finalmente consegnata la relazione del Dottor Uniformi sull’area boscata di Pietralata. Possiamo ritenere chiusa definitivamente questa vicenda? Come si procederà in questo senso?
«Si procederà come abbiamo sempre detto. A valle dell’analisi vegetazionale che è stata redatta e in parte ancora da completare, le aree che presentano caratteristiche boschive verranno compensate altrove. Il gran vociare che si è fatto è solo uno dei tanti tentativi di fermare il progetto, da parte di chi non vuole abbandonare le aree che occupa dove sorgerà lo Stadio e di qualcuno che gli va dietro».
Però la questione bosco e i tanti ricorsi dei comitati hanno influito sull’iter, di fatto gli scavi archeologici sono stati fermi negli ultimi due mesi. Alla luce di questo, con quali tempistiche crede che si andrà avanti con questi lavori?
«Gli scavi sono stati in parte fatti (devono essere completati in due aree distinte, ndr), nel mentre abbiamo recuperato altre aree occupate; ora libereremo anche il solettone di cemento del rottamatore per far proseguire gli scavi alla Roma: si tratta di tanti ettari da analizzare, ci vuole tempo».
La Roma quindi in questo momento non può procedere e deve attendere che venga liberata l’area. Completati questi scavi, quanto tempo crede possa volerci per la consegna del progetto definitivo?
«È una domanda che va fatta alla Roma: i nostri tecnici sono costantemente a supporto del progetto, ma è la Roma che deve farlo e depositarlo».
Chiaro. Consegnato il progetto, quali saranno i passaggi immediatamente successivi, sia in Campidoglio sia dopo?
«Il progetto va verificato: va analizzato sia tecnicamente, sia da un punto di vista economico e finanziario. Si tratta di un investimento di oltre un miliardo, il Comune dà in concessione un’area per tanti anni, bisogna che tutti i numeri siano a posto. Ma dalla direzione generale, all’avvocatura, a tutte le varie strutture di Roma Capitale, c’è massima attenzione e un impegno costante a fare le cose bene senza perdere un attimo, ma senza passi falsi. Tutto questo ci ha permesso fino ad oggi di superare ogni ostacolo reale o strumentale che fosse e vogliamo andare avanti così».
Il ritardo finora accumulato rispetto alla tabella di marcia però appare ormai evidente. Restate fiduciosi che si possa inaugurare l’impianto nel 2028?
«Il nostro obiettivo è far fare lo stadio alla Roma bene e velocemente, con tempi compatibili con la complessità dell’opera. Se la Roma confermerà nei mesi e gli anni a venire che questo è lo stesso suo obiettivo, vedrete lo Stadio di Pietralata, e il suo enorme parco intorno. Un monumento moderno allo sport e una rigenerazione complessiva di un quadrante di Roma».
Torno sulla data, che poi è quello che ci chiedono tutti i tifosi della Roma: ci può dire come amministrazione che obiettivo vi siete dati? La prima pietra entro la fine di questa consiliatura?
«Ci siamo dati l’obiettivo di superare ogni step riducendo al minimo necessario i tempi burocratici. Ora aspettiamo il progetto e poi la conferenza dei servizi in Regione. Chiusa positivamente quella, potremo avere tempistiche molto più certe che non sparare oggi date. E comunque sia, anche solo per i sondaggi, a Pietralata già si sta scavando e avendo fatto un sopralluogo lì proprio di recente, una certa emozione sale nel vedere tanto impegno all’opera per un progetto così atteso».
Emozione comprensibile. Eppure non tutti sembrano pensarla in questo modo, anche all’interno della maggioranza che sostiene il sindaco Gualtieri. Nei giorni scorsi Avs (Alleanza Verdi Sinistra che in Campidoglio è rappresentata dai gruppi Sinistra Civica Ecologista e Europa Verde Ecologista) ha diramato una nota contro lo Stadio della Roma e questo progetto. Ci spiega ancora una volta perché secondo voi sarebbe un bene per la città?
«Francamente è una posizione che si spiega solo con una contrarietà a priori alla costruzione, che porta a dire: “C’è l’Olimpico, la Lazio e la Roma giochino lì e rinuncino a nuovi stadi”. Una posizione lineare che però non condividiamo, perché è chiaro che il calcio va verso stadi di proprietà dei club. Nel merito invece non ci sono possibili elementi di critica strutturale al progetto di Pietralata se non per dar fiato a qualche particolarismo: si costruisce solo lo stadio senza cubature aggiuntive, si sta su aree pubbliche quindi non si fa nessun favore ad alcun proprietario terriero, si dà una finalità ed un futuro ad un’area infrastrutturata dove abbiamo fatto metro, strade, parcheggi mai utilizzati ed abbandonati da 30 anni, l’area che doveva ospitare tutti gli uffici pubblici di tutta Roma che sono invece rimasti dove stavano con centinaia di milioni di euro sprecati, e infine si costruisce un parco di 6 ettari rendendo fruibile il verde che oggi è a servizio solo di qualche occupante o della prostituzione a ridosso di Via dei Monti Tiburtini. Insomma, capisco i pochi che abitano lì e non se ne vogliono andare e che per questo motivo propongono ogni giorno un ricorso al TAR, ma ragioni politiche o tecniche di critica sono piuttosto evanescenti».
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