Rosset (ex all. Paratici): "Migliora di partita in partita. Lui con Gasperini? Non serve fretta"
Parla l'allenatore della Samp U18 a Il Romanista: "I tre gol fotografano quello che è. Chiedeva sempre di poter continuare alla fine degli allenamenti". E su Dybala...

(MANCINI)
Due giorni da romanista e già tutti gli occhi addosso. Il suo trasferimento era stato annunciato appena appena il 2 settembre; poi, il classe 2008 Lorenzo Paratici ha rapito tutti nel test col Roma City, mettendo a referto... una tripletta. Non male, per essere la sua prima presenza con la Roma. Pure se in un'amichevole. Poco importa. E a Il Romanista, il suo ex allenatore William Rosset ne ha raccontato le caratteristiche, le qualità. Una parte della stagione 2024-25 nell'Under 18 della Sampdoria, poi dritto in Primavera. Neanche l'U20 blucerchiata e il suo tecnico, Alessandro Lupi, hanno saputo resistere.
Lei ha lavorato con Lorenzo Paratici nella scorsa stagione, nell'Under 18 della Sampdoria. Qual è il suo rapporto con Lorenzo Paratici?
"L'avevo già visto prima, ma la prima conoscenza l'ho fatta in Under 18. Ho capito subito che fosse un ragazzo in gamba, che meritava, me ne hanno subito parlato bene. E quando ho avuto la possibilità di allenarlo, l'anno scorso, ho capito per quale motivo si parlasse così bene di lui. A prescindere dal lato tecnico, che non devo evidenziare io: ha lavorato con tanti allenatori. Ha voglia, ha fame, sa mettersi in gioco. Quella è la sua forza, il suo 'di più' rispetto agli altri".
E alla Roma ha avuto subito un bell'impatto, anche se in amichevole: tre gol col Roma City. Pensava che potesse iniziare così, subito?
"Questo è un impatto importante, che va oltre ogni aspettativa. Ma conoscendolo non mi sorprende: so come si allena, quanta voglia di fare gol e di incidere ha. Non se ne trovano più tanti così, adesso. Sotto quel punto di vista non mi sorprende. È ovvio che parlando di un classe 2008, un impatto così non è da tutti i giorni".
Tre gol, tutti totalmente diversi tra di loro: il primo arriva rubando la palla alla difesa; il secondo con un colpo di testa; il terzo calciando in un fazzoletto. Qual è, avendolo visto da vicino, la sua più grande qualità?
"Questi tre gol, seppur diversi, fotografano quello che è Lorenzo. Sono frutto della sua voglia. Il modo in cui ha pressato quella palla non è da tutti: il difensore non se lo aspettava così alto e successivamente ha anche segnato. Sul colpo di testa, ha attaccato la palla alla grande. Anche perché lui sta crescendo, è giovane ed è indietro fisicamente, non è uno di quegli attaccanti sviluppati. Può ancora crescere. Ma nonostante questo, colpisce benissimo di testa, perché ha voglia di prendere la palla. Sul terzo gol, è la stessa cosa. Quella è la caratteristica principale. Poi, è dotato di una tecnica di livello".
Quindi, più un rapace d'area o un giocatore tecnico e bravo nel creare occasioni?
"Un rapace d'area che sa giocare! Non ha solo una cosa. Ma la presenza in area è la caratteristica principale. Sa giocare in mezzo al campo, anche se deve crescere nella gestione della palla. Sa incidere però in vari modi. E ha voglia di allenarsi: in allenamento chiedeva spesso di continuare a fare tiri, a calciare. Non mi sorprende che stia migliorando così".
Vi siete sentiti dopo i tre gol?
"Ci siamo scambiati un paio di messaggi. Ci siamo sentiti quando ho saputo del trasferimento, gli ho fatto l'in bocca al lupo. E poi gli ho fatto i complimenti per la tripletta. Una cosa semplice. Lui va, bisogna seguirlo, ma poi avremo tempo per sentirci con calma. Penso che stia vivendo abbastanza intensamente questo momento".
Ricollegandoci all'esperienza alla Sampdoria: ricorda aneddoti di campo che l'hanno stupita?
"Mi ha colpito, come dicevo, la sua attitudine a migliorare di partita in partita. Già in Under 18, con la Samp, era un sotto età (giocava contro i 2007, ndr); nelle prime partite, ha fatto magari fatica fisicamente. Poi è cresciuto. E in più, verso fine gennaio, col rientro in Primavera, il tecnico Lupi ha espresso la volontà di averlo in U20. Alzando dunque ulteriormente il livello, sempre da sotto età: si parlava di 2005 o 2006, mentre lui era ed è un 2008. Vedere l'impatto che ha avuto in Primavera mi ha stupito, perché in qualche mese ha fatto parecchi gol, anche di testa o imponendosi di fisico. Cosa che non sembrava avere nelle corde".
Lui è un cosiddetto figlio d'arte (suo padre è Fabio Paratici, noto dirigente sportivo, ndr) e ora si ritrova in una piazza calda come quella della Roma. Crede che la pressione possa in qualche modo influenzarlo? Oppure è un ragazzo forte mentalmente?
"Non posso avere la verità assoluta, ma per come l'ho visto, penso che non fatichi in queste situazioni. È un ragazzo veramente umile, con i piedi per terra. Evidentemente, ha avuto un'ottima educazione, sa come comportarsi. È concentrato su quello che fa in campo. Non credo che si possa far distrarre, è focalizzato sugli allenamenti e sulla crescita. Poi, ovviamente, arrivare a Roma per un ragazzo con la sua età non sia facile da gestire. Ma per come è fatto lui, non credo che avrà problemi".
Adesso la Roma dovrà capire come gestirlo, se portarlo con l'Under 18 o in Primavera. Ma pensa che Gasperini, che in passato ha lavorato parecchio sui giovani, possa pensarci nonostante si stia parlando di un 2008?
"Me lo auguro. Con la crescita che sta avendo, ci si può aspettare di tutto. Conoscendolo, non avrà questo pensiero fisso; tutto deve arrivare senza fretta. Gasperini è un allenatore preparato e attento a queste situazioni, dunque non avranno la fretta di farlo. Ma se sarà necessario, me lo auguro. Oggi ha dimostrato tanto, in amichevole. La Roma ci lavorerà e potrebbe diventare importante".
Sui social è spuntata una vecchia foto con Dybala, quando la Joya era ancora alla Juventus. Oggi è arrivata un'altra foto, con i due che si abbracciano dopo uno dei tre gol di Paratici. Le ha già parlato dell'emozione che ha provato in quel momento o, comunque, dell'emozione che ha provato quando ha saputo che avrebbe ritrovato Dybala?
"No, ci siamo sentiti solo per messaggio. Per i complimenti. Ma ho visto quella foto, è bellissima. Sono le cose belle del calcio, quando un bambino abbraccia il suo idolo e lo ritrova anni dopo in campo. Sono immagini che piacciono a chi ama il calcio. Lorenzo ha avuto la possibilità di stare a contatto con tanti giocatori: penso che questo, per lui, sia stata una forza. Ha avuto la capacità di guardare e imparare. Perché si allena già come loro".
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