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L'intervista

Pastorella: "La Roma riconosce l'amore che i tifosi le donano"

L'ex dirigente giallorosso a Radio Romanista: "Rimango innamoratissimo di questa squadra. Senza i Friedkin non avremmo potuto intraprendere le iniziative sociali"

Pastorella durante una conferenza stampa

Pastorella durante una conferenza stampa (As Roma via Getty Images)

La Redazione
06 Luglio 2023 - 20:12

Francesco Pastorella è intervenuto nel corso della trasmissione "Secondo Tempo" di Radio Romanista. L'ex direttore del dipartimento Sustainability & Community Relations della Roma si è espresso sul lavoro svolto in società e sulle varie iniziative intraprese nel corso degli anni. Di seguito le sue dichiarazioni.

Com'è adesso andare via dalla Roma?
"Siamo tifosi della Roma da quando siamo bambini e saremo tifosi fino alla morte, è un dato di fatto che ci caratterizza. Abbiamo avuto la possibilità di coinvolgere i tifosi e di renderli partecipi di un progetto, che si è concretizzato in attività: abbiamo fatto qualcosa di concreto, realizzato 'Superiamo gli ostacoli' che aiuta le fasce in difficoltà come gli amputati, i non vedenti, le donne vittime di violenza, gli anziani. Abbiamo coivolto i tifosi nel migliorare la quotidianità, ma non solo nel giorno partita come fanno le altre squadre. È per questo che la Roma è stata designata dalla commissione europea dell'Uefa come club pilota della strategia per la sostenibilità. Questo grazie alla visione della proprietà, perché senza i Friedkin queste cose non sarebbero accadute. Quindi io li ringrazio per quello che mi hanno consentito di fare, tant'è che anche nel mio saluto ho reso onore alla cosa migliore che potesse capitare a noi romanisti, ovvero avere una proprietà del genere".

Hai accennato alla Curva Sud nel post di saluto, un aspetto particolare. È sempre difficile avvicinare la Curva alle iniziative della società, tu invece hai vissuto un'esperienza diversa.
"In Curva Sud ci sono nato, comprendo queste dinamiche. C'è però la disponibilità della società che queste persone apprezzano: stiamo parlando di ragazzi che amano la Roma, fanno di tutto per lei e sono sempre lì. La Curva c'è stata sempre, sono bravi ragazzi volenterosi. Loro ovviamente non volevano dirlo e pubblicizzarlo, ma nel primo periodo del Covid si sono messi a disposizione per portare pacchi agli anziani. Volevano fare qualcosa di positivo".

Questa è stata un'attività che hai quasi inventato tu, anche se si lavora in equipe alla Roma. Quanti anni sei stato esattamente alla Roma?
"Sono arrivato alla Roma nel novembre 2020. Prima collaboravo esternamente sin dalla nascita di Roma Cares, fornivo i contenuti e li realizzavo per la società".

Se la Roma non si arrocca nel suo fortino ma si apre alla popolazione è importante dal punto di vista sociale. Questa funzione ti è stata riconosciuta ed è stata riconosciuta alla Roma, anche se queste attività a volte non hanno ricevuto troppa pubblicità. In parte i sold out dell'Olimpico sono dovuti anche a questo.
"Partiamo dal presupposto che se la proprietà non supporta le iniziative, queste non si possono realizzare. Loro hanno messo a disposizione un budget, ora arriveranno sicuramente anche gli sponsor, ma se non ci fosse stato il budget non avremmo fatto nulla. Poi ci sono i dipendenti della Roma, che non vengono mai nominati ma che fanno un lavoro incredibile, contribuendo sette giorni su sette e aiutando. Sono innamorato dei miei ex colleghi e mi piace menzionarli. E poi il senso di appartenenza: il tifoso della Roma è sempre disponibile. Si parla della Roma e si azzera tutto, ci si abbraccia tra sconosciuti. La Roma ha iniziato a riconoscere in maniera differente l'amore che i tifosi donano. I tifosi si svegliano pensando alla Roma, vanno a dormire pensando alla Roma. Siamo condizionati dalla Roma e la società l'ha capito, iniziando a restituire questo amore che viene dato".

I bilanci della società sono fatti in parte dalla biglietteria, in parte dal merchandising e in parte dai diritti tv. Le partite le vedono i tifosi, quindi comunque la Roma senza di loro farebbe fatica a sostenersi. Perché vai via dalla Roma nonostante questo amore che la società ha dato?
"Perché a volte le strade si devono separare, arrivano opportunità differenti a cui non puoi dire di no. Rimango innamoratissimo della Roma, oggi dovrò comprare la maglia (ride, ndr.). Non è che non sono più romanista, ma ci sono opportunità professionali che non si possono rifiutare e che quindi ti stimolano e ti fanno compiere scelte dolorose ma professionalmente corrette".

C'è una cosa che è rimasta in sospeso ora che stai andando via?
"Ci sono tante cose che abbiamo iniziato e impostato. La cosa importante è che abbiamo costruito questo community network che è retto anche dai ragazzi del team che sono rimasti. La Roma cambierà sempre addetti ai lavori ma sarà sempre lì, l'importante è che i tifosi si sentano parte di questo progetto. Non c'è nulla di sospeso ma ci sono cose ancora in corso che vanno supportate. Il tifoso si aspetta di vedere ancora 'Superiamo gli ostacoli' e altri servizi. Noi andavamo a chiedere ai tifosi: 'Cosa ne pensate?'. 'Superiamo gli ostacoli' è nato da un discorso tra un tifoso e un giornalista... Poi abbiamo ampliato tutto, ma ci sono tanti iniziative che abbiamo costruito grazie ai messaggi dei tifosi. Al Roma Club di Garbatella un signore di 85 anni mi ha ringraziato perché gli ho risposto, ma io ho il dovere di rispondere e di cercare di sviluppare la sua idea. Chi è sul posto è quello che può darti le migliori idee, sta a noi svilupparle e coinvolgerli. Questo li fa sentire ancora più ambasciatori".

È qualcosa che può venire dal basso. La Roma può proporre alcune iniziative ma c'è anche il contrario.
"Per noi il tifoso che viene a proporre qualcosa è una grande vittoria. Prima il tifoso andava a un evento della Roma e pensava 'Che bello, andiamo a vedere questo evento'. Ora l'evento lo propongono i tifosi, perché si pensa che la propria opinione possa essere presa in considerazione. Questa è una grande vittoria per noi, il tifoso ha il diritto di sentirsi parte della costruzione di qualcosa".

E qualcosa è venuto fuori.
"Certo, anche dagli homeless. Non bisognava comunicare tutto, avremmo potuto comunicare anche su giornali diversi da quelli legati al mondo dello sport. Anche quando siamo andati dai senzatetto la Roma ha portato 100 pacchi, ma ha riacceso la lampadina su una realtà. Ha stimolato e questa è la funzione che può avere una squadra di calcio. È un concetto che credo debba essere applicato a livello globale".

La vita prende anche i suoi percorsi. L'eredità che hai lasciato serve per continuare a fare ciò che si è fatto fino a quando sei rimasto.
"È la Roma che resta. Cambiano i giocatori, i presidenti, lo dice il coro... Quindi cambiano tutti, la Roma e le sue attività restano".

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