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L’Inchiesta: Il Romanista fra voi. Al Mattatoio dove muoiono le idee romane

Sale aperte e chiuse per qualche serata o rare esposizioni. I capannoni deserti. Unica vita: la Scuola di Musica

Daniele Nalbone
27 Gennaio 2018 - 08:59

Stabilimento di mattazione. La scritta c'è, anche se ormai non si vede più. Già dall'ingresso si capisce che l'ex mattatoio di Testaccio è un posto praticamente abbandonato. Dei tre cancelli che occupano i tre archi solo quello di destra è aperto. Quello di sinistra è occupato da un cartello del Comune di Roma che recita: "Appalto lavori per la riqualificazione degli spazi pubblici dell'ex mattatoio e Monte dei Cocci". La data di consegna lavori dice tutto: 5 maggio 2014. La firma è quella dell'ormai ex - da tempo - sindaco Ignazio Marino. L'importo stanziato: 1,7 milioni di euro. Non c'è che dire: un bel "benvenuto" per chi si reca verso ciò che resta dei padiglioni del Macro Testaccio. Presto, la decisione del vicesindaco Luca Bergamo, il museo cambierà nome e avrà una diversa gestione e direzione artistica. Non sarà più "Macro". Cosa diventerà, a oggi, non è dato saperlo.

Chi entra nell'ex mattatoio ha subito la tentazione di chiedere informazioni verso le uniche due porte aperte: quelle della "Scuola Popolare di Musica di Testaccio". «Non immaginate quanti turisti e visitatori entrano qui pensando di trovarsi all'ingresso del Macro - ci confida Franca, ufficio stampa e musicista dell'orchestra della storica Scuola Popolare - qui è tutto in stato di abbandono».

Gli unici segni di vita sono dati dai circa 800 iscritti e dagli oltre 90 insegnanti che, ogni giorno, affollano gli angusti e bellissimi locali, sparsi nelle diverse sale prova. «Oltre a noi, ci sono gli studenti di architettura. Poi, da qui, passa solo - prosegue Franca - chi ha la macchina parcheggiata dall'altra parte, verso Ponte Testaccio, e chi usa l'ex mattatoio per portare a spasso il proprio cane. Fine. Al massimo qualcuno che sa dell'accesso, verso la Pelanda, per la Città dell'Altra Economia». Di operai nemmeno l'ombra. Eppure la zona centrale dell'ex mattatoio è tutta transennata. Da quando hanno smontato l'opera "Big Bambù", installata nel 2012 per la sesta edizione di "Enel Contemporanea" e per celebrare i 50 anni dell'azienda, è iniziato l'infinito cantiere. Le foto dicono tutto e potete venire a controllare. Da più parti le transenne sono state divelte o sono crollate. La rete apposta per coprire le aree di lavoro strappata. Materiali abbandonati alle intemperie. Rifiuti un po' ovunque. Il tetto di alcune stalle, ristrutturate e coperte con nuove tegole avrebbero dovuto ospitare una zona ristoranti, ma tutto è fermo e nessuno sa nulla. Neanche chi regala un po' di vita all'ambiente.

Scuola Popolare di Musica

A marzo 2017 con la delibra 40, il Dipartimento patrimonio ha recapitato alla Scuola Popolare di Musica, unica realtà che rende viva la zona "museale" dell'ex mattatoio, una raccomandata per chiedere 733 mila euro di arretrati. Tutta colpa di un'assegnazione di venti anni fa, mai perfezionata. Così, dopo oltre 40 anni di storia, la scuola rischia problemi per le proprie attività. «Hanno detto che il canone concordato all'atto dell'assegnazione non era valido e che avremmo dovuto versare il prezzo di mercato» ci spiega Franca. «Senza considerare i lavori di ristrutturazione che la Scuola ha sostenuto nel corso degli anni: una cifra che si aggira intorno ai 350 mila euro, tutti investimenti fatti per garantire ai nostri iscritti di poter fruire di spazi adeguati». E la Scuola, dal 1975, gioca un ruolo importante nel quartiere e per la città: «I nostri alunni vanno dai 3 ai 90 anni ».

E il Museo? Assenza di qualsiasi cartellonistica. In compenso ovunque ci sono pannelli da cantiere. "Accesso vietato". Nomi di aziende appaltatrici. "Macchine in movimento". "Non salire sui ponteggi". "Non passare sotto carichi sospesi". Sono indicazioni di sicurezza per operai fantasma.

Ogni padiglione centrale è sbarrato da un cancello chiuso da catena e lucchetto. All'interno materiale edile impolverato e rifiuti. Set perfetto per un film di zombie. I viali sono trasformati in parcheggi. Una coppia con un bambino lascia l'auto a ridosso delle "Stalle pel bestiame domito" e si dirige verso la "Città dell'Altra Economia". Obiettivo: la pista di pattinaggio sul ghiaccio installata nel Campo Boario attraverso la porticina nei pressi della "Pelanda dei Suini". Lo spazio espositivo è desolatamente vuoto. Sulle vetrate la scritta "Factory - Spazio giovani Roma Capitale". Incomprensibile come un luogo del genere abbia ospitato l'ultima iniziativa oltre un mese fa, tra il 2 e il 17 dicembre: "Emerging Talents". Triste che sul sito del Comune di Roma, cercando "Factory", ci sia come prima notizia non una nuova mostra ma un bando indetto dal Dipartimento Sport e Politiche Giovanili per la presentazione di proposte culturali nello spazio dell'ex Pelanda. Assurdo che il bando sia per iniziative da realizzarsi … nel 2017.

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