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Testaccio slow ma c’è food e sosta selvaggia

Tour con Irene Ranaldi, sociologa urbana. È il presidente dell’associazione Ottavo Colle

Daniele Nalbone
27 Gennaio 2018 - 09:15

Luogo dell'appuntamento: la Fontana della Anfore, in piazza Testaccio. «Anche se per me questa resterà sempre la fontana di piazza dell'Emporio». Per il nostro tour del quartiere ci affidiamo a Irene Ranaldi, sociologa urbana e presidentessa dell'associazione culturale "Ottavo Colle" che guida romani e turisti alla scoperta di Testaccio, dove vive da più di trenta anni. Appena ci incontriamo mi indica la fontana che, nel gennaio 2015, è tornata dopo 80 anni nella piazza centrale del quartiere, dove una volta c'era lo storico mercato. «Da allora tutto è cambiato». E se il progetto è stato applaudito praticamente da tutti i media, la cittadinanza si è divisa tra favorevoli e contrari. «Io appartengo alla seconda "squadra". Il risultato di questa riqualificazione è che, oggi, questa è la piazza dei fighetti e dei nuovi arrivati. Per i testaccini veri la piazza in cui incontrarsi e portare i propri figli a giocare era e resta Santa Maria Liberatrice».

Una storia che sento ripetere da tanti e diversi abitanti dello storico rione: a piazza Testaccio, oggi, puoi incontrare Valerio Mastrandrea e Pierfrancesco Favino, vedere veri e propri catering rifornire, in occasione di feste di compleanno, le panchine dell'ex piazza del mercato che, nelle sere d'estate, si trasformano in appendici dei locali. Non è insolito scoprire camerieri attraversare la strada con i vassoi per portare aperitivi a clienti che usano le panchine quadrate come tavolini.

Ci avviamo verso il Mattatoio. Il quartiere non sopporta il prefisso "ex". Arrivati nella zona del nuovo mercato notiamo subito quell'anomalia che, nei suoi lavori, Irene chiama sociologicamente "gentrification": non una persona con le buste della spesa, non un carrello. Solo giovani studenti e affamati turisti a caccia di "street food" romano. La nostra attenzione cade sul menu turistico appeso all'ingresso del mercato: spaghetti alla romana. «Secondo te cosa sono?» mi chiede Irene. Non oso rispondere. Scoprirò più tardi essere una non meglio identificata pasta con zucchine.

A livello economico e di riqualificazione il nuovo mercato di Testaccio è un successo, ma quando si avvicina la sera, soprattutto il venerdì e il sabato, si percepisce il passo della movida che avanza. «Intorno alle 18.00 inizia il racket dei parcheggiatori» ci racconta un operatore del mercato: «Prendono le cassette della frutta che lasciamo qui in attesa della raccolta dell'Ama e occupano tutti gli spazi per la sosta. Nessuno può parcheggiare». Devono tenere i posti liberi per chi, poche ore dopo, andrà a riempire prima i ristoranti e poi i locali. Faccio notare che ci sono le "strisce blu" in vigore fino alle 3 di notte: «Quindi chi lascia la macchina deve pagare sia la sosta al Comune che ai parcheggiatori?». Lapidaria la risposta prima di salutarci per continuare a sistemare il banco per la chiusura: «Ma chi volete che metta le monete nel parcometro? Qui i vigili nemmeno osano farsi vedere. Non farebbero una bella fine… ».

Irene torna alle note dolenti: secondo il progetto iniziale sopra i banchi del mercato era prevista una residenza per studenti universitari ad affitto calmierato. Al suo posto, oggi, un hotel. «Ci hanno raccontato che i parcheggi sotterranei sarebbero stati utilizzati da chi andava al mercato per fare la spesa». Eppure, pur essendo il mercato in piena attività, sono deserti: «Di fatto, sono occupati solo la sera, quando aprono i ristoranti». La prova è data dalla P segnata su un enorme manifesto con tanto di "timbro" pubblicitario di una nota catena di ristorazione che ha un locale proprio all'ingresso del mercato, su via Galvani.

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