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Atac, un patrimonio da mettere sul mercato

Verso il concordato: ai raggi X i beni immobiliari della Spa. Erogati 40.000 euro ad un consulente per fare i conteggi

Marco Battistini
21 Dicembre 2017 - 09:11

Torna d'attualità il tema del patrimonio immobiliare di Atac. L'azienda ha incaricato il dottor Salvatore Mariconda per la presentazione di una relazione notarile che accerti la consistenza del patrimonio immobiliare di Atac Spa ed identifichi eventuali vincoli e gravami insistenti sui beni immobili della società. Si tratta di un incarico di 40.000 euro. La lente d'ingrandimento sui beni potrebbe portare a fare valutazioni importanti, come la possibilità di puntare sulla vendita dei depositi. Ma non solo perchè ci sono anche altri immobili che potrebbero finire sul mercato. Ad esempio lo stabile al numero 10 di via Lucio Sestio, a Cinecittà, a due passi da via Tuscolana, si trova Lucha y Siesta, ovvero la casa delle donne. Possibile proprio la vendita di questo immobile.

Sullo sfondo rimangono i decreti ingiuntivi che bussano alla porta della municipalizzata. Da quelli di Roma Tpl (45 milioni di euro) a quelli di Cotral e Trenitalia per Metrebus (circa 90). Se dovessero diventare attuativi, Atac rischierebbe il blocco dei conti correnti. E nel frattempo i fornitori continuano a stare con il fiato sul collo: dai carburanti a pezzi di ricambio, gli autobus rischiano di non uscire. D'altronde l'iter della cessione di 5 depositi più diversi uffici, per Atac era qualcosa di più di un'ipotesi. Fino a poco tempo fa si guardava soprattutto ai 200 milioni di euro di liquidità che Atac si era impegnata a ricavare dalla vendita delle rimesse di San Paolo, Vittoria, Ragusa, Portonaccio, Trastevere e Acilia.

Come tutte le vicende del Comune di Roma e delle aziende ex municipalizzate, la storia parte da lontano, precisamente dal 2011 quando l'Assemblea capitolina (delibera 39 che fissava persino le volumetrie aggiuntive) ha dato il via libera all'approvazione del "Piano generale di riconversione degli immobili non funzionali al trasporto pubblico".

Di fatto, un'alienazione del patrimonio per fare cassa, attraverso l'impegno del Comune di dare il disco verde all'approvazione di una variante al Piano regolatore che prevedeva il cambio di destinazione d'uso. Via depositi e uffici e spazio alla riconversione urbana dei privati pur di salvare l'azienda. Non va dimenticato che in tempi non sospetti, ovvero a settembre, l'assessora Linda Meleo affermò che «per una parte di patrimonio immobiliare inutilizzato va fatto un ragionamento in direzione della dismissione».

Consulenze esterne

Va detto come in Atac non si bada a spese per le consulenze. Anche nell'ultimo semestre sono facilmente rintracciabili nomi e numeri interessanti. Lo studio legale Gianni Origoni Grippo Cappelli Partners per esempio. 60.000 euro conferiti lo scorso 8 settembre. La motivazione? Procura alle liti del presidente di Atac spa.

Ma meno di un mese prima, l'11 agosto si era deciso di conferire con lettera un incarico all'avvocato Carlo Felice Giampaolino. Per lui sono stati messi a disposizione 270.000 euro. A luglio la bellezza di 79.800 euro sono stati dati all'avvocato Fabio Liparota. Così come allo studio legale Piazza (ex ministro della Funzione pubblica nel governo D'Alema) sono stati attribuiti 13.900 euro per un mandato.

Ma il grosso dei costi sono assorbiti dalla società di revisione. La Ernst&Young che ha ricevuto una consulenza da 87.900 euro, della durata di soli 5 mesi, per il «rilascio di un indipendent business review del Piano industriale aggiornato, ai sensi dell'accordo di proroga Atac-Banche». Di fatto hanno incassato circa 130.000 euro.

Tra le indiscrezioni emerse anche quella per cui Atac starebbe cercando anche una banca che gli possa comprare 36,1 milioni di crediti tributari.

Un'altra consulenza importante in Atac è quella attribuita a Marco Costantini, il commercialista diventato figura centrale del concordato. Il suo contratto, che ha un compenso base di 650.000 euro dovrebbe aggirarsi alla fine attorno a 1 milione.

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