ASCOLTA LA RADIO RADIO  
Calcio e Covid-19

Olimpico, 15 mesi folli: tifosi lontani dagli occhi, non dal cuore

Il 23 febbraio 2020 l'ultima gara in casa a porte aperte contro il Lecce. Poi solo due gare (con Juventus e Benevento) con 1.000 spettatori

, di LaPresse

, di LaPresse

05 Giugno 2021 - 15:19

Quattrocentosessantotto giorni: tanti ne sono passati dall'ultima partita casalinga della Roma con i propri sostenitori sugli spalti. Un 4-0 al Lecce, il 23 febbraio 2020, che sembra lontano secoli: già si parlava del Covid-19, ma nessuno (forse) poteva immaginare ciò che sarebbe accaduto di lì a poco. Una settimana dopo, l'1 marzo, in cinquecento si recano alla Sardegna Arena per assistere alla vittoria per 4-3 di Mkhitaryan e compagni, ma lo stop è dietro l'angolo. Arriva il lockdown, con il calcio che si ferma per tre mesi e mezzo, come del resto buona parte del mondo. L'astinenza da spalti si fa sentire, figlia di una quotidianità che in tanti avevano sempre dato per scontata.

In vista della ripartenza a porte chiuse della Serie A, la Roma mette a disposizione degli abbonati (e di chi aveva già acquistato i biglietti per le sfide casalinghe contro Sampdoria e Udinese) dei voucher di rimborso. Il campionato riprende, nel surreale silenzio di stadi deserti, all'interno dei quali riecheggia ogni singola frase pronunciata ad alta voce da calciatori, allenatori e membri della panchina. All'Olimpico vedere la Curva Sud deserta è un colpo al cuore: le tv realizzano degli audio fittizi che riprendono i cori dei tifosi e le grida ad ogni gol, ma i seggiolini vuoti fanno ben più rumore. Terminati i campionati nazionali, si portano a termine anche le coppe europee, ovviamente in campo neutro. L'Europa League va in scena in Germania, ma a Duisburg la Roma si arrende al Siviglia (poi campione in finale con l'Inter) agli ottavi.

Illusione riapertura

A fine settembre, proprio mentre parte la stagione 2020-21, le autorità danno il via libera alla riapertura, con mille spettatori sugli spalti. Un piccolo passo verso la normalità: il 27 settembre, in occasione di Roma-Juve, lo Stadio Olimpico si ripopola, seppur in maniera minima. Ma la sciarpata realizzata dai presenti è pur sempre una boccata d'ossigeno. Avendo a disposizione così pochi posti, il Club decide di metterli a disposizione per il personale sanitario locale, che nell'emergenza si è distinto nella lotta alla pandemia; una promessa fatta in precedenza, durante la fase più acuta del Coronavirus. Gli altri biglietti vengono distribuiti a sponsor e partner della società, come previsto dagli accordi commerciali. Si replica venti giorni dopo, nella vittoriosa sfida contro il Benevento del 18 ottobre, ma nel frattempo la curva epidemiologica (che in estate si era notevolmente abbassata) risale vertiginosamente in tutto il Paese. Pochi giorni dopo arriva un nuovo Dpcm e dal 26 ottobre gli stadi tornano a porte totalmente chiuse, eccezion fatta ovviamente per i tesserati. Sono passati quindici mesi dai 34mila tifosi di Roma-Lecce, ma la campagna vaccinale procede a spron battuto e i numeri fanno ben sperare: la possibilità di poter tornare a seguire la squadra da vicino è concreta, come testimonia del resto la parziale apertura per le partite dell'Europeo. Tra sei giorni l'Olimpico si ripopolerà un po', in attesa di rivedere i romanisti sventolare le bandiere giallorosse e intonare i cori.

© RIPRODUZIONE RISERVATA