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nuova era

Arriva Pinto: il nuovo ds della Roma è pronto per cominciare

Quasi guarito dal Covid e fatti i saluti in lacrime al Benfica, il manager sbarcherà nei prossimi giorni. Gli sia dato tutto il tempo che serve

02 Gennaio 2021 - 09:00

L'arrivo a Trigoria è ormai imminente. Che sia domani o lunedì, cambia poco. Ma dalle immagini dell'ultimo giorno trascorso al centro sportivo del Benfica, che da ieri sono diventate virali, è emerso chiaramente che André Tiago Ferreira Pinto, o più semplicemente Tiago Pinto, è uscito dal Covid e presto, non appena avrà ricevuto l'ultimo via libera, potrà cominciare la sua avventura da direttore sportivo della Roma, anche se non avendo ancora ufficialmente il titolo per farlo (servirà apposita attestazione federale) per il momento sarà presentato come General Manager del settore sportivo. In un modo o nell'altro, da ieri ha ufficialmente in carico la gestione tecnica, sportiva e amministrativa della prima squadra della Roma, ereditando le funzioni che nella Roma americana erano stato assolte da Walter Sabatini, poi da Monchi e infine da Gianluca Petrachi. Tre grandi professionisti, con i loro pregi e i loro difetti, ognuno con le proprie medaglie da appuntarsi sul petto e col curriculum macchiato da errori di cui non andar fieri: tutti però sono andati via da Roma lasciandosi alle spalle veleni, insulti, accuse, mai con l'onore delle armi, comunque senza avere un'alternativa già pronta, ma solo per consunzione, sfinimento, straniamento.

Ecco, se abbiamo un sogno, è vedere un giorno andar via dalla Roma un dirigente un po' come è accaduto a Monchi quando ha lasciato Siviglia o Tiago Pinto quando ha lasciato il Benfica (l'altro ieri). Il primo ha avuto allo stadio un tributo che di solito si riserva ai campioni al passo d'addio, il secondo ha ricevuto il saluto commosso di tutti coloro che a diverso titolo hanno avuto a che fare con lui negli ultimi tre anni. Si vede tutto nel video emozionale prodotto dal Benfica e messo in rete nelle scorse ore: una musica suggestiva, il 36enne manager che arriva in macchina e mascherina d'ordinanza al centro sportivo del più importante club portoghese, entra per l'ultima volta nel suo ufficio, incontra e saluta tutti gli uomini del club nella palestra della prima squadra, con i giocatori schierati e al suo fianco il presidente Vieira, l'allenatore Jorge Jesus e il direttore generale Rui Costa. Il commovente discorso di commiato lo abbiamo interamente riportato in un box di questa stessa pagina.

Poi Tiago ha concesso una lunga intervista al canale televisivo del club. Queste le sue parole principali: «Ho cercato di prepararmi al meglio per questo addio. Nonostante sia la mia volontà, il Benfica è molto più di un lavoro, una professione, un'azienda. È un grande dolore lasciarlo, era la mia vita, l'amore della mia vita. Ma è stata una decisione molto ponderata. Ho sentito che era ora di abbracciare questa nuova sfida. La Roma? Quando arriverò capirò il lavoro da fare e la struttura nella quale sono arrivato. Mi hanno cercato per quello che ho fatto qui al Benfica. Ci siamo parlati e abbiamo la stessa idea di lavoro con i proprietari del club. Andrò lì per modernizzare il settore sportivo. La Serie A è un campionato molto imprevedibile come lo sono ormai tutti i più grandi d'Europa, le big stanno soffrendo per la mancanza di pubblico. La cosa più importante è creare una mentalità vincente, giocare partita per partita e poi raggiungere gli obiettivi prefissati. Se dovessi incontrare il Benfica in Europa League? Al sorteggio speravo non uscisse questo incrocio, non avrei mai immaginato di poterlo sfidare da avversario. E spero che non accada nel resto della competizione. Ogni partita che il Benfica non ha vinto, ogni titolo che non ha vinto mi ha fatto male. Affrontare il Covid è stato difficile tanto più perché coincideva con due date speciali: volevo essere presente con la squadra. E a Natale speravo di stare con la mia famiglia. È stato difficile».
Per molti giornali Tiago Pinto è soltanto un altro dei mister plusvalenza sparsi in giro per l'Europa ed è per questo che i Friedkin lo avrebbero scelto, come se ci fossero strade alternative per i dirigenti dei club che non hanno accesso ai ricavi dei primi sette fatturati del mondo (le prime due spagnole, le prime tre inglesi, il Bayern e il Psg) rispetto all'idea di comprare bene e vendere meglio. È quello che Pinto farà anche qui. Andrebbe lasciato lavorare e giudicato nel tempo e non in via esclusiva solo per i risultati, come invece troppo spesso accade. Benvenuto senhor Pinto. E buona fortuna, ne avrà davvero bisogno.

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