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L'anniversario - 25 maggio 2015, Lazio-Roma 1-2: parlami d'amore, Mapou

Un gol di Yanga-Mbiwa negli ultimi minuti ci regala una gioia immensa. Vinciamo il derby e ci garantiamo il secondo posto che significa Champions League

Foto Mancini

Foto Mancini

25 Maggio 2018 - 07:37

Non lo abbiamo mai ringraziato abbastanza. O forse sì, ma questo è uno di quesi casi in cui il troppo non stroppia mai. Perché quel colpo di testa all'angolino della porta sotto la Curva Sud è stato il trionfo della giustizia, della bellezza, del Bene sul Male. Quel suo grido e quella corsa lungo la linea di fondo, con le braccia mosse lungo i fianchi quasi a simulare un passo di marcia, sono sintomo di chi non è abituato a esultare per un gol, ma quando si ritrova al cospetto di quella gioia si affida semplicemente all'istinto, al brivido dell'emozione che esplode nel cuore e ti rende incapace di intendere e di volere.

Non è una gioia qualsiasi, quella di Mapou, perché il suo è un gol che vale una stagione. E arriva contro di loro, che per una settimana hanno parlato di "derby del sorpasso". Alla fine la parte di Gassman la facciamo noi: li guardiamo dallo specchietto retrovisore della nostra storia. Non è servito far posticipare la partita al lunedì dal loro presidente: sognavano di sgambettarci e di passarci davanti e invece si sono ritrovati a maledire Iturbe e lui. Mapou Yanga-Mbiwa è il nome dell'uomo nero che ancora oggi li costringe a dormire con la luce accesa. E basta guardare la sua data di nascita, per capire che forse in fondo era scritto nel Destino, nelle stelle o in qualsiasi cosa si creda.

15 maggio 1989. E il 15 maggio, per i romanisti, sarà sempre Roma-Torino: la festa per il secondo Scudetto, l'Olimpico stracolmo fin dalla mattina, le bandiere gialle e rosse che rendono ancor più accecante la luce del sole. Il 15 maggio, esattamente sei anni prima che Mapou venga al mondo, Roma celebra la Roma, mentre loro perdono 5-1 a San Siro contro il Milan, in Serie B. Uno che è nato il 15 maggio e viene a giocare in giallorosso non può non regalarti qualcosa di speciale, di unico, di indimenticabile. Non può non farti gridare a pieni polmoni «Gooo!», mentre senti che i battiti cardiaci accelerano fino all'inverosimile, come i giri di una Ferrari lanciata sul rettilineo.

Il volo di un angelo

Parlami d'amore, Mapou. «Gli occhi tuoi belli brillano, / fiamme di sogno scintillano». Sono i versi di un brano che Vittorio De Sica rese immortali nel 1932: l'attore e regista si rivolgeva a Mariù, ma vanno benissimo anche per il difensore giallorosso. Che veste la maglia numero 2, quella indossata tradizionalmente da Sebino Nela, un altro che segnò un gol storico contro di loro: quello del 23 ottobre 1983, quando la Curva Sud dette vita alla più grande dichiarazione d'amore di una tifoseria, quell'enorme «Ti Amo» scritto in rosso su fondo bianco.

Quando il cronometro segna 84:25, Yanga-Mbiwa stacca i piedi dal terreno e si lancia in un volo d'angelo per raccogliere la punizione dalla destra di Pjanic. Siamo 1-1, nel giro di 10' siamo passati in vantaggio grazie alla zampata di Iturbe e siamo stati raggiunti da Djordjevic. L'eroe per caso è lì, in agguato, al limite dell'area di rigore: su di lui in marcatura c'è proprio l'attaccante serbo che tre minuti prima ha segnato il pareggio. Siamo sotto la Curva Sud e tutti trattengono il respiro mentre la parabola di Pjanic va a incontrare la storia. È un eroe per caso, Mapou, che segna il suo unico gol in maglia giallorossa proprio quel giorno

Quel pomeriggio di primavera inoltrata entra per sempre nel cuore dei romanisti, nonostante di lì a poco saluterà per trasferirsi all'Olympique Lione. Stacca su tutti e spizza il pallone con la fronte, indirizzandolo verso l'angolino più lontano. Sembrano passare ore, giorni, addirittura mesi. L'ha colpita bene, è evidente: l'unica cosa da capire è se quella traiettoria finirà sul palo o dentro. Marchetti non può arrivarci, è troppo angolata. La palla si muove placida, quasi volesse farci assaporare appieno quel lunghissimo istante. Quindi finisce dentro. È gol. Anzi: gooo!

I giocatori saltano dalla panchina e si lanciano sull'eroe per caso: Maicon, Cole, Ljajic, Skorupski, Totti, Uçan, Astori. Le loro pettorine gialle creano l'accostamento cromatico perfetto con le maglie rosse di chi è in campo. Nainggolan se lo abbraccia e ride, ride, ride. Speravano di rubarci il secondo posto e la qualificazione diretta in Champions, invece saranno loro a passare per i preliminari, dove ne prenderanno tre dal Bayer Leverkusen. Al triplice fischio dell'arbitro è festa sotto la Curva Sud. La foto di gruppo è sintetizzata dalla maglia di Totti: «La grande bellezza». Grandissima, immensa. Mapou è lì dietro: del resto è un difensore. Davanti c'era già andato poco prima per regalarci la gioia più grande.

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