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Roma, Pallotta anticipa i soldi del botteghino

Il presidente ha garantito 30 milioni lordi. Al netto saranno 26,6 da restituire entro il 31 marzo. Sono gli incassi dei biglietti, ora azzerati dal Covid

05 Giugno 2020 - 07:00

Factoring. Casalingo. Nel senso che il presidente James Pallotta, attraverso la controllante della Roma, come aveva fatto capire da tempo alla dirigenza, ha garantito, in data ventisette maggio dopo che il tutto era stato ratificato qualche giorno prima, trenta milioni di euro alla società. Lordi. Cioè nelle casse giallorosse entreranno ventisei milioni e seicentomila euro, da restituire entro il prossimo trentuno marzo attraverso gli incassi (si spera) della biglietteria, con un tasso di interesse fissato a poco meno dell'undici e mezzo per cento.

Tasso di interesse che, nel caso di ritardato rientro del cash, salirà al diciassette per cento entro novembre sempre del 2021, e questo vorrebbe dire che per le casse della Roma l'introito sarebbe di poco inferiore ai venticinque milioni.

Sono questi i termini che ieri, sul sito de Il Tempo, sono stati anticipati su come in casa romanista si sta cercando di provare a raddrizzare una situazione economica che non è certo un inno all'ottimismo. Situazione che era stata certificata complessa già dalla semestrale chiusa il ventinove febbraio scorso, poi è scoppiata pure la pandemia a rendere tutto più complicato visto che da marzo in poi nelle casse della Roma, e di tutte le altre società, non è più entrato un euro, tra ultima rata dei diritti televisivi che è ancora tra coloro che son sospesi, biglietteria azzerata, sponsor che a fronte di una visibilità negata, hanno sospeso i pagamenti in attesa di una visibilità ritrovata.

Ora, si spera, con il ritorno ormai prossimo al calcio giocato, i diritti televisivi dovrebbero essere onorati, come le ultime rate degli sponsor. Al contrario della biglietteria: infatti, ieri la Roma ha comunicato di aver venduto gli ipotizzati introiti in anticipo e li ha venduti al suo presidente che ha garantito la liquidità per le spese necessarie da qui ai prossimi mesi.

Si dirà: vero, però Pallotta questi soldi li ha dati in prestito, li rivorrà indietro entro il prossimo marzo (sperando che almeno nella prossima stagione la biglietteria torni a garantire il cash che ha sempre assicurato grazie ai tifosi), massimo entro novembre del 2021, peraltro con un tasso di interesse maggiorato di circa sei punti. È così allo stato attuale delle cose, ma c'è da tener presente un altro fattore.

Ovvero l'aumento di capitale deliberato da centocinquanta milioni e che Pallotta and partners hanno già onorato per circa ottantanove milioni sui centotrentadue spettanti per l'ottantasei per cento del pacchetto azionario di maggioranza (il resto toccherà ai piccoli soci, sempre che desiderino farlo).

Ne mancano (ma la cosa non è obbligatoria perché il tetto dei centocinquanta è il massimo, l'aumento può essere fatto anche per una cifra minore) oltre quaranta che Pallotta e soci (che sembra aver ritrovato il supporto importante di due partner come la banca Goldman e il colosso immobiliare Starwood) dovranno, se vorranno, versare entro il prossimo trentuno dicembre. In base a questo non è da escludere che i ventisei milioni e seicentomila euro netti entrati nelle casse romaniste possano essere trasformati in futuro in aumento di capitale.

Il cda

Nell'attesa, ieri a via Tolstoj è andato in scena il Consiglio d'amministrazione convocato per mettere a punto la relazione sullo stato economico della società, relazione necessaria per preparare la già convocata Assemblea degli azionisti fissata per il prossimo ventisei giugno. Presenti nella sede giallorossa l'amministratore delegato Guido Fienga, il vicepresidente Mauro Baldissoni, i consiglieri Gianluca Gambereri e Benedetta Navarra.

Tutti gli altri hanno partecipato in conference call a partire dal presidente Pallotta. La questione del factoring non è stata neppure toccata, non ce n'era bisogno. Al contrario sono state messe nero su bianco alcune direttive su come si dovrà agire per ridimensionare le perdite economiche.

Tre le direttive principali su cui si opererà: il già citato aumento di capitale - nel documento uscito nella tarda serata di ieri è confermato che sarà di 150 milioni, «entro il termine ultimo del 31 dicembre 2020» - il supporto dei soci e, inevitabilmente, la cessione dei calciatori, cosa che certo non sorprende e a cui la Roma ci ha abituato ormai da qualche anno visto che il trading dei giocatori è stato sempre presente nella strategia societaria del club.

Ci permettiamo di aggiungerne un altro paio che sicuramente sono state prese in esame dalla dirigenza giallorossa: 1) il sì, finalmente, alla costruzione dello stadio, la convenzione è pronta e, si spera, sarà votata in tempi ragionevoli; 2) l'eventuale raggiungimento del quarto posto in classifica, impresa non facile, ma che garantirebbe la garanzia di almeno cinquanta milioni di euro dal girone di Champions.

C'è poi un altro aspetto che può dare una mano alla Roma: la scadenza del trenta giugno per le cessioni e le relative plusvalenze, quest'anno è stata posticipata al prossimo trentuno dicembre e quindi ci sarà tutto il tempo per garantirsi quei numeri economici necessari per rendere più presentabili i conti economici.

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