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La società

Roma, i conti in tasca: lo stadio è una necessità

L’impianto è il vero spartiacque per il futuro dei giallorossi: senza la nuova casa il club nel giro di dieci anni in Europa si ridimensionerebbe

Il ds Gianluca Petrachi e il Ceo Guido Fienga

Il ds Gianluca Petrachi e il Ceo Guido Fienga

13 Settembre 2019 - 09:34

La scorsa settimana abbiamo trattato il tema dei conti della Roma subito dopo la fine del mercato, indicando come il monte ingaggi alla fine sia rimasto su livelli più alti del previsto (nessuno, tranne la Roma che non le diffonde, conosce le cifre reali, ma è sicuramente superiore ai 100 milioni e sicuramente inferiore ai 125 milioni riportati dalla Gazzetta nella sua inchiesta sulla serie A; probabilmente la cifra finale è vicina ai 110 milioni lordi) e come il costo squadra sia diminuito nel rapporto tra costi fissi e variabili, ma non nella sostanza (resterà vicino ai 245 milioni che aveva raggiunto con Monchi). Ma avevamo anche parlato di futuro più (giallo)roseo per due motivi: intanto perché il club ha comunque le spalle coperte dalla solidità finanziaria dei suoi azionisti (e se Pallotta dovrà sobbarcarsi i costi di una nuova capitalizzazione, immettendo nelle casse denaro fresco, sarà pronto a farlo, come è già accaduto altre due volte dall'inizio della sua gestione) e poi perché tutto sommato è stata assorbita senza ridurre la competitività della squadra la doppia tremenda botta della scorsa stagione, quando alla mancanza di risultati sportivi nelle coppe e in campionato, è maturata anche la mancata qualificazione alla Champions League con l'inevitabile contrazione dei ricavi. Uno choc per una società che dipende per un terzo dagli incassi dei diritti televisivi, così generosi in Champions.

La mission dei dirigenti era chiara: ridurre questi costi e rivoluzionare la squadra, possibilmente tenendo i giocatori migliori. Missione compiuta se è vero che Manolas ha chiesto e ottenuto la cessione (per la quale sono comunque interamente stati incassati i 36 milioni della sua clausola) mentre i giocatori più richiesti (Ünder, Zaniolo e Lorenzo Pellegrini e poi Dzeko) sono stati trattenuti rinsaldando il loro legame con la società. Per ridurre lo stesso i costi sono stati poi stati tolti dai conti in uscita i salari di molti giocatori (mandati in prestito), con la speranza di vendere poi i cartellini rivalutati nella prossima stagione. E secondo un calcolo stimato dai dirigenti romanisti, se anche solo il 70% dei giocatori usciti in prestito verrà ceduto totalmente a giugno, la Roma avrà ottenuto tra un anno l'obiettivo di ridurre di una cifra tra i 60 e gli 80 milioni il suo costo generale della squadra. Prima ancora di dover valutare chi eventualmente vendere nella prossima sessione di mercato (questione che in ogni caso sarà comunque all'ordine del giorno, con stavolta indiziati principali proprio Zaniolo e Ünder). Il parametro che al momento semmai preoccupa è che il rapporto tra il costo squadra (non le spese a bilancio) e i ricavi del club (che l'Uefa considera virtuoso quando resta intorno al 70%) nel 2020 sarà del 120%, con il costo squadra a 245 milioni e i ricavi di sicuro sotto i 200.

A Trigoria sanno benissimo che l'unica soluzione stabile a lungo termine per garantire la continuità della squadra agli alti livelli a cui giustamente ambiscono tutti i tifosi è quella di ottenere finalmente il via libera per la costruzione del nuovo stadio. La discussione per un nuovo impianto è ormai all'ordine del giorno anche a Milano e il timore dei dirigenti della Roma è che si riesca a far prima lì che qui, con l'inevitabile conseguenza del dirottamento magari di tanti capitali d'investimento su cui Pallotta e i suoi soci contano per lo stadio di Tor di Valle. La consapevolezza - e la metafora non è nostra - è che senza stadio tra dieci anni il valore della Roma rispetto all'Europa sarà quello che ha oggi il Sassuolo per l'Italia. Sì, bravini, ma non possono mai lottare per un trofeo. A vantaggio della Roma, infine, il comportamento virtuoso sia nel contenimento di molti ingaggi (con l'introduzione di precise fasce da rispettare) sia nel rispetto dei valori etici contro lo scambio di figurine magari in pura ottica plusvalenza gonfiata, con l'eccezione dell'operazione Spinazzola-Luca Pellegrini che però si può considerare al massimo leggermente sovradimensionata. Quando scoppierà la bolla dei tanti trasferimenti virtuali (con potenziali veri e propri falsi in bilancio) la Roma osserverà tranquilla la tempesta.

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